Uno sguardo al mondo. Due guerre. Equilibri internazionali precari. La domanda a Giorgia Meloni è diretta: tra i grandi leader c’é qualcuno con cui si confronta prima di prendere le decisioni? «Dipende dal dossier, ma direi che uno dei punti di forza di questo governo è la capacità di dialogare con tutti. In questi due anni abbiamo rafforzato le nostre tradizionali alleanze, ma abbiamo anche aperto canali di confronto con partner con i quali prima si parlava poco o con cui i rapporti erano meno intensi. E questo è un grande valore aggiunto, che permette all’Italia di diversificare la sua proiezione geopolitica e geoeconomica». È una intervista lunga, ricca di spunti, quella che la premier rilascia al settimanale 7 del Corriere della sera. Meloni parla del governo, del mondo, dei temi caldi, della sua vita. Domande e risposte si accavallano. Com’è il suo rapporto con Elon Musk, il fondatore di Tesla, il capo di X e oggi il più ascoltato consigliere di Trump? «Elon Musk è un uomo geniale ed è sempre molto interessante confrontarsi con lui… Musk è una grande personalità del nostro tempo, un innovatore straordinario e che ha sempre lo sguardo rivolto al futuro. Certo, ci sono cose su cui il nostro punto di vista è più simile, altre che ci vedono più distanti, ma questo non impedisce il confronto… Fa abbastanza sorridere chi fino a ieri esaltava Musk come un genio e oggi invece lo dipinge come un mostro, solo perché ha scelto il campo ritenuto “sbagliato” della barricata. Io, da sempre, non ragiono così».
Ma non crede, le viene chiesto, che alcune opportunità concesse alle aziende di Musk possano diventare un rischio rispetto alla sicurezza? «In primo luogo, ho lavorato e lavoro per avere maggiori investimenti in Italia e valuto l’utilità di ogni investimento con la lente dell’interesse nazionale, non con quella delle idee politiche o dell’amicizia di chi investe. Questo lo facevano altri. La bussola della mia azione è la difesa dell’interesse nazionale. E questo include, ovviamente, anche la necessità di contemperare le istanze di partecipazione e innovazione con le esigenze di sicurezza. Ma è un ragionamento che si applica a chiunque voglia investire in Italia, indipendentemente dal nome che porta l’azienda».
Da Musk a Trump. Il rapporto con gli Stati Uniti funziona e la linea sull’Ucraina unisce. «Ho letto le ultime dichiarazioni del presidente eletto degli Stati Uniti Trump… Sono parole totalmente sovrapponibili a quelle che ho ripetuto, a nome dell’Italia, in molte occasioni. Abbiamo sempre detto che l’unico modo per giungere ad una pace è costringere la Russia in una situazione di stallo, perchè non c’é alcuna possibilità di pace se non l’equilibrio delle forze di campo e se la Russia ha campo libero nell’invasione dell’Ucraina. Questo è quello che sostiene l’Italia e che dicono anche gli Stati Uniti». Ucraina, Stati Uniti e rapporti con i vertici Ue. Meloni ribadisce il suo buon rapporto con Ursula von der Leyen: «Nella composizione della nuova Commissione, con la vicepresidenza esecutiva assegnata a Raffaele Fitto, von der Leyen ha riconosciuto all’Italia il ruolo che merita e lo ha fatto anche sapendo resistere alle forti pressioni della sinistra». C’è il mondo, c’è l’Italia, ci sono i temi d’attualità. Uno su tutto l’immigrazione. «L’esecutivo ha fatto delle scelte precise per governare l’immigrazione, e il protocollo con l’Albania è una di queste. È una soluzione molto innovativa, che sta facendo scuola in Europa e non solo, perchè è chiaro a tutti che può infliggere un colpo mortale alle organizzazioni criminali che speculano sui migranti per ingrassare i loro profitti». Eppure sul dossier Albania si sono registrate tensioni con la magistratura. Meloni è netta: «Sono cresciuta con l’esempio di Falcone e Borsellino e ho massimo rispetto per i giudici. Resto convinta che la stragrande maggioranza dei magistrati italiani abbia il nostro stesso obiettivo, ovvero quello di disarticolare le reti criminali e assicurare alla giustizia i trafficanti di esseri umani».
Ancora domande e ancora risposte. Toglierete la fiamma dal simbolo di Fratelli d’Italia? «Penso che non sia mai stata una questione all’ordine del giorno». E cosa pensa di Elly Schlein? È la sua antagonista? «Spetta ai cittadini deciderlo, di certo non a me. Certo, credo che sia abbastanza naturale che qualcuno ci descriva come dirette antagoniste, visto che Fratelli d’Italia e il Partito democratico sono oggi le due principali forze politiche italiane. Ma, da qui alle prossime elezioni politiche, è difficile dire quale sarà il quadro». Ultimo punto: un giudizio sulla sua navigazione alla guida del governo. «Tutto è perfettibile, ma non ho pentimenti né rimpianti perché in questi due anni e mezzo non ci siamo mai risparmiati. E non ho mai fatto una scelta della quale dovermi vergognare. Solo chi non fa non sbaglia. Dietro ogni passo si nasconde sempre il rischio di un inciampo, ma questa non è una valida ragione per restare fermi. Gli italiani ci hanno chiamato a governare l’Italia in una fase estremamente complessa. Abbiamo sempre cercato di muoverci seguendo l’unica bussola, dell’interesse nazionale».
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