3 Gennaio 2025
15:33
La situazione di Cecilia Sala, detenuta da sedici giorni a Teheran, in Iran, è “complicata e molto preoccupante”. Per questo, i suoi genitori Elisabetta Vernoni e Renato Sala hanno chiesto pubblicamente a giornali, tg e media di non occuparsi più della vicenda. Il dibattito mediatico, hanno detto, rischia di “allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione”.
Ora sul caso di Cecilia Sala, la giornalista italiana di 29 anni detenuta da oltre due settimane (dal 19 dicembre) in Iran, è meglio che scenda il silenzio sui giornali per lasciare che la diplomazia politica e la giustizia facciano il loro corso, cercando una soluzione. Questa è la richiesta arrivata dai genitori di Sala, Elisabetta Vernoni e Renato Sala, che da ora in poi eviteranno di rilasciare commenti. La situazione, hanno detto, è “complicata e molto preoccupante”.
Proprio ieri, Vernoni ha incontrato Giorgia Meloni e ha detto di esserne stata rassicurata, ma “non solo”. Dalla presidente del Consiglio sarebbero arrivate “precise” e “puntuali”, cosa che avrebbe soddisfatto la donna. Oggi è arrivata la nota dei due genitori sulla figlia: “Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione“, hanno scritto.
“In questi giorni abbiamo sentito l’affetto, l’attenzione e la solidarietà delle italiane e degli italiani e del mondo dell’informazione e siamo molto grati per tutto quello che si sta facendo”, hanno continuato. Negli ultimi giorni, il caso comprensibilmente ha preoccupato buona parte della popolazione italiana e tutti i partiti politici si sono espressi, chiedendo rassicurazioni sulle condizioni di Sala e risposte rapide da parte dell’esecutivo.
Perché il caso di Sala è delicato dal punto di vista diplomatico
È ormai chiaro, infatti, che la giornalista è stata incarcerata in risposta all’arresto del cittadino iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, avvenuto a Milano su richiesta degli Stati Uniti. Proprio gli Usa ora con tutta probabilità chiederanno l’estradizione di Abedini, mentre la richiesta iraniana sarebbe quella di liberarlo. Il governo potrebbe intervenire chiedendo che all’iraniano siano concessi i domiciliari, ma in questo momento le posizioni nelle trattative internazionali non sono note. Il 6 gennaio, il governo riferirà al Copasir (il comitato parlamentare che mantiene i rapporti con i servizi segreti) quale sia la strategia.
Insomma, la soluzione alla cattura di Sala passa per vie giudiziarie, ma anche e soprattutto per vie diplomatiche. Non a caso, questa mattina l’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, è stata ricevuta stamattina da Majid Nili Ahmedabadi, direttore generale Europa del ministero degli Esteri iraniano a Teheran. L’ambasciatrice avrebbe chiesto il rilascio immediato di Sala e che comunque la giornalista sia detenuta in condizioni dignitose, come già richiesto dal governo italiano.
Nel corso dell’incontro, il politico iraniano ha protestato per l’arresto di Abedini, definito “illegale e in linea con gli obiettivi politici ostili degli Stati Uniti di prendere in ostaggio cittadini iraniani nelle parti più remote del mondo”. Per questo, ha detto di aspettarsi che “Roma rigetti la politica sugli ostaggi degli Usa e crei le condizioni per il rilascio” del cittadino dell’Iran. “Gli Stati Uniti prendono in ostaggio gli iraniani nel mondo, imponendo le loro leggi in altri Paesi: questo non solo danneggerà i legami Iran-Italia, ma è contro le leggi internazionali”, ha affermato, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa istituzionale iraniana Irna.
La richiesta dei genitori: “Dibattito mediatico rischia di allungare i tempi”
“La fase a cui siamo arrivati”, hanno spiegato i genitori, è “molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione“.
Questo è il motivo per cui “abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni”, e in più “ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa“. I due hanno ringraziato per “il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta”.
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