Caso Sala l’Italia nella strettoia: Nordio può liberare Abedini, filo diretto di Roma con Washington. I genitori chiedono il silenzio stampa

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Attualità

di Angelo Vitale





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Una manciata di parole da Palazzo Chigi, al termine del vertice di ieri durato un’ora sul caso Sala: “All’esito dell’incontro, il governo conferma l’impegno presso le autorità iraniane per l’immediata liberazione di Cecilia Sala, e, in attesa di essa, per un trattamento rispettoso della dignità umana. Per quanto riguarda Mohammad Abedini, che è al momento in stato di detenzione cautelare su richiesta delle autorità degli Stati Uniti, il Governo ribadisce che a tutti i detenuti è garantita parità di trattamento nel rispetto delle leggi italiane e delle convenzioni internazionali”.

Dichiarazioni stringate, a confermare che la vicenda della giornalista italiana arrestata il 19 dicembre scorso – come L’identità per prima ha fin da subito evidenziato – è strettamente collegata a quella del cittadino svizzero-iraniano arrestato tre giorni prima a Milano Malpensa perché così da subito a questo scenario l’ha guidata l’Iran, nonostante le prime letture prefigurassero un contrasto, in quel Paese, tra la diplomazia locale a colloquio con quella italiana e l’ala oltranzista dei pasdaran che avevano deciso il fermo di Sala come immediata ritorsione per l’arresto del loro connazionale nello scalo del capoluogo lombardo.

I tempi per la liberazione della giornalista sembrano allungarsi. Non depone a favore di una soluzione più raccorciata il riferimento del ministro degli Esteri Antonio Tajani (intervistato ieri sera da Rete4) ai 45 giorni di detenzione di Alessia Piperno nello stesso carcere di Evin ove è da giorni rinchiusa Sala: “Mi auguro che i tempi siano più brevi possibile, però non dipende da noi”, per poi ribadire che “Noi lavoriamo come abbiamo lavorato per Alessia Piperno”. Un metodo e i contorni di una soluzione che, dopo un anno, non sono stati mai chiariti. L’Italia continua a spingere per “condizioni detentive umane e dignitose” e il titolare della Farnesina ancora oggi ribadisce che ogni giocata di questa partita già divenuta estenuante dipende esclusivamente dalle mosse di Teheran: “Vedremo cosa diranno gli italiani”.

Questa storia è ormai finita nella strettoia dei rapporti dell’Italia con gli Stati Uniti che chiedono l’estradizione di Abedini ma non hanno ancora completato la trasmissione dei loro atti di accusa alla magistratura italiana, limitandosi a ribadirne la pericolosità.

La madre di Cecilia Sala, Elisabetta Vernoni, al termine dell’incontro con la premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, ha espressamente riferito di parole della presidente del Consiglio che sono andate oltre le normali “rassicurazioni” fino ad oggi ricevute. E poi, sempre espressamente, ha parlato di auspicabili “decisioni importanti e di forza del nostro Paese”. Quelle che – allo stato – potranno passare solo per una prova di forza nei rapporti Italia-Usa sul versante giudiziario, con il corollario finale di un intervento del ministro della Giustizia Carlo Nordio anche dopo l’eventuale diniego dei magistrati milanesi agli arresti domiciliari. A lui spetta l’ultima possibile parola su Abedini. Potrebbe ordinarne la liberazione – l’organizzazione iraniana che Abedini avrebbe favorito non è considerata “terroristica” dal nostro Paese, non a caso oggi Azar Karimi, portavoce dell’Associazione giovani iraniani in Italia, ha chiesto che anche il nostro Paese attui l’inserimento del Corpo dei pasdaran e del ministero dell’Intelligence nella lista delle associazioni ritenute terroristiche – , consentirne la partenza per Teheran, ricevendone in cambio la liberazione di Cecilia Sala.

AGGIORNAMENTO

Una situazione che viene confermata da questa notizia. E’ in corso una interlocuzione tra il governo Mdeloni e le autorità Usa. Lo apprende l’Ansa da “fonti informate”. Confronti e scambi di informazioni, a più livelli, sono avvenuti anche nella giornata di ieri, quando a Palazzo Chigi si è riunito il vertice di governo sul caso della reporter italiana. 

Intanto, i genitori di Cecilia Sala chiedono il silenzio stampa, una richiesta cui è difficile che si pieghino tutti gli organi di informazione: “La situazione di nostra figlia, Cecilia Sala, chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni, è complicata e molto preoccupante. Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione. In questi giorni abbiamo sentito l’affetto, l’attenzione e la solidarietà delle italiane e degli italiani e del mondo dell’informazione e siamo molto grati per tutto quello che si sta facendo. La fase a cui siamo arrivati è, però, molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione. Per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa. Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta”.

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