Bando A22, Rossi: “La gara? Meglio di niente, ma bisogna vincerla. Veneto e Friuli hanno puntato su società in house, sono più autonomisti di noi?”

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TRENTO. Bando A22, l’ex presidente trentino Ugo Rossi: “Bene che si sia arrivati a questo punto, ma Veneto e Friuli Venezia Giulia da anni hanno puntato su società in house: sono stati più autonomisti di noi?”. La domanda dell’ex governatore arriva dopo la pubblicazione del bando per la concessione del tratto autostradale da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, aprendo così l’iter di evidenza pubblica che porterà all’assegnazione della nuova concessione cinquantennale. Avendo prodotto la proposta spontanea di finanza di progetto ora messa a gara, spiega Autostrada del Brennero, la società “manterrà il diritto di prelazione di eventuali controproposte”, mettendo tra l’altro sul tavolo investimenti “per oltre 9 miliardi di euro interamente autofinanziati”. Al di là però dei numeri e dell’esito della gara (non del tutto scontato secondo l’ex governatore), per Rossi va sottolineato il differente approccio con il quale “l’autonomo” Trentino ha gestito la partita rispetto ai “non autonomi” (o “meno autonomi”) territori vicini, dove si è scelto di puntare su società in house per l’esercizio delle concessioni. Una possibilità sulla quale lo stesso Rossi aveva puntato fortemente con Kompatscher ma che, dopo la prima elezione di Fugatti, non si è di fatto mai concretizzata. Ma procediamo con ordine.

 

L’A22 – dice innanzitutto l’ex governatore – è una tratta autostradale da sempre connessa fortemente con il territorio, uno degli asset che ha garantito lo sviluppo del Trentino Alto Adige dal dopoguerra in poi. Chiaramente, la sua regolamentazione si è modificata nel corso degli anni fino alla scadenza della concessione, poi prorogata in diverse occasioni”. Di fronte alla necessità di superare l’impasse, lo stesso Rossi aveva puntato, insieme al presidente della Provincia autonoma di Bolzano Kompatscher, a ottenere il rinnovo della concessione attraverso la costituzione di una società in house, di proprietà totalmente pubblica: “Ovviamente – continua – era necessario liquidare i soci privati all’interno di Autostrada del Brennero (attualmente la percentuale di partecipazione degli enti pubblici è di circa l’84,7%, con un 14,15% di soci privati e circa l’1,1% di azioni proprie ndr) e durante il mio mandato eravamo riusciti a trovare una quadra insieme a Matteo Renzi e Debora Serracchiani, con l’appoggio anche del governatore Zaia, per dare il via libera in Italia alla possibilità di costituire società in house per la gestione di tratti autostradali già esistenti”. L’idea alla base, ovviamente, era che attraverso una gestione pubblica si potessero in seguito dirottare più agevolmente i fondi verso progettualità relative, per esempio, allo spostamento del traffico pesante sulla ferrovia e all’abbattimento dell’inquinamento.

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“E’ chiaro – sottolinea Rossi – che ragionamenti del genere sono più agili se la società è in mano pubblica. Nonostante avessimo però ottenuto gli strumenti legali per costituire una realtà in house con i territori interessati, la mobilitazione dei soci privati e un successivo intervento della Corte dei conti hanno rallentato il processo. Prima della conclusione del mio mandato, nel 2017, abbiamo comunque costituito, con una legge regionale, una nuova società alla quale affidare la concessione. L’elezione di Fugatti ha però bloccato il tutto”. Il nuovo presidente della Provincia infatti, continua Rossi: “Ha incrinato l’asse TrentoBolzano per la costituzione di una società pubblica, mettendo in minoranza Kompatscher e scegliendo la via che stiamo seguendo oggi. Una scelta presa, di fatto, per non incorrere nelle difficoltà che presentava l’alternativa sulla quale avevamo lavorato per anni: ma le difficoltà devono essere affrontate, non aggirate. E così hanno fatto, per esempio, in Veneto e Friuli Venezia Giulia”.

 

Il riferimento di Rossi è alla società Autostrade Alto Adriatico, totalmente in house (in virtù di quanto previsto proprio dal Dl 148/2017, quello al quale faceva riferimento in precedenza l’ex governatore trentino) tra le due Regioni. Dal primo luglio 2023 Autostrade Alto Adriatico, riporta la Regione Veneto “è subentrata nell’esercizio della concessione autostradale delle tratte A4 Venezia-Trieste, A23 Palmanova Udine Sud, A28 Portogruaro-Pordenone-Conegliano, A57 Tangenziale di Mestre per la quota parte (competenza fino a Terraglio) e della A34 Villese-Gorizia”. Un totale non da poco, insomma. “Ma quindi – torna alla domanda iniziale Rossi – in Veneto e in Friuli Venezia Giulia sono stati più autonomisti di noi? Intendiamoci, io sono contento che si sia arrivati a questa soluzione per l’A22, l’attendiamo da 5 anni ed è sicuramente meglio di niente. Ma un conto è avere una società pubblica, un conto è averne una, almeno in parte, privata. Altri potranno partecipare, e il bando bisogna vincerlo”. Nonostante il diritto di prelazione, da tempo tra l’altro al centro di polemiche con l’Unione europea per quanto riguarda la compatibilità con il diritto Ue. Da chiarire, secondo l’ex governatore, è però anche il ruolo che, potenzialmente, potrebbero giocare gli attori privati.

 

“Per questa finanza di progetto la mole finanziaria, oltre 9 miliardi – dice – è fortemente impegnativa per le casse pubbliche, che sono la maggioranza nella società. Per questo mi chiedo se dietro le quinte non si profili qualche socio privato, che punti magari a partecipare assieme ad A22 per rafforzare l’aspetto patrimonialefinanziarlo. In definitiva però, al di là dei numeri quello che conta è l’aspetto, per così dire, filosofico. Regioni a noi vicine, con un grado di autonomia ben inferiore al nostro, hanno società in house per la gestione (a 30 anni) dei tratti autostradali interessati. Perché noi no?”.





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