Eccolo qua, il 2025! Quanto è bello, appena arrivato. Fresco di poche ore. Beh, nuovo nuovo forse no. Si vede che è già vissuto, usato, arrepezzato in diversi punti, ma è come se lo fosse nuovo, pecché gli ho dato una bella sistemata generale. Ho fatto ordine, pulito e organizzato. In una scatola immaginaria ho messo tutte le cose vecchie da eliminare, in un’altra quelle che ancora mi sembrano significative, e in una terza tutto quello che voglio fare nel futuro o che volevo fare nel passato ma nunn’aggio ancora fatto.
Questo 2025 voglio usarlo bene. Il tempo passa, non ho più vent’anni, ed è arrivato il momento di capire che non posso più permettermi di inseguire cose esaurite. È ora di realizzare, ‘e quaglià, insomma. Una volta ho letto di un filosofo del secolo scorso che divideva l’esperienza umana in cicli di sette anni. Secondo lui, ogni sette anni attraversiamo fasi di rinnovamento che segnano cambiamenti profondi, comme tappe ‘e nu percorso.
Questi cambiamenti toccano ogni aspetto di noi, come quello fisico, emotivo e spirituale. Anche la biologia pare confermare questa teoria parlando di cicli di rigenerazione cellulare che ci fanno diventare, in pratica, persone nuove ogni sette anni. In pratica il corpo che tenevamo sette anni fa nunn’è ‘o stesso che abbiamo oggi. È fatto di cellule diverse, ma collegate a quelle vecchie da un passaggio di informazioni che definiscono chi siamo, quanti anni abbiamo e tutto il resto del nostro patrimonio genetico, psicologico ed emotivo. Siamo, insomma, una nuova persona vecchia. Ecco perché è importante, nei momenti di cambiamento, fermarsi e fare il punto. Una sorta di «tagliando», per comunicare al nostro nuovo sé ciò che vogliamo cambiare e ciò che vogliamo diventare.
Non è semplice, tutt’altro, perché spesso viviamo incatenati ad un eterno presente, viviamo cu ‘o viento ‘nfaccia, e capita che perdiamo senso e orientamento combattendo guerre di poco valore. ‘A cosa brutta è che ne ho visti tanti cadere in queste battaglie minime. Intanto ‘a vita scorre veloce tra le dita, e tra mazzate date o prese, finiamo per dimenticare le cose importanti, e quanno ci scetiamo, se ci scetiamo, spesso è troppo tardi.
Quest’anno, però, ho deciso di prestarci attenzione. Metaforicamente, è come se mi fossi arrampicato su una montagna per osservare dall’alto il panorama della mia vita con distacco e chiarezza. Ho superato da poco il mio settimo settennio e, sempre secondo quel filosofo, mi trovo nel ciclo in cui devo fare tesoro di tutto ciò che è stato, accettare il passato, bello o brutto che sia stato, e ricavarne un significato. Sono nell’età matura, il tempo della realizzazione del proprio essere, del proprio «capolavoro». Dopo i 49 anni, diceva lui, si entra in un’epoca di maggiore accettazione e riflessione, che può portare a una saggezza da condividere con chi ci accompagna nel viaggio, con le generazioni più giovani, da mettere al servizio del prossimo. È anche il momento di sviluppare una comprensione più profonda delle verità spirituali e di integrarle nella vita quotidiana. Non voglio lasciarmi sfuggire ‘st’occasione. Se poi è vero che per cambiare il mondo bisogna partire da sé stessi, allora il gioco vale la candela.
Cominciamo, anzi, ricominciamo. Chissà, forse ’sta voglia di cambiamento potrà contagiare anche voi. Magari, nel giro di qualche anno tutte le cose vecchie che abbiamo accumulato si trasformeranno in qualcosa di nuovo, significativo e risolto. Tutte ‘sti guerre, ‘sti conflitti, ci sembreranno finalmente inutili pecché forse ‘a ricchezza non è questione di quanto si possiede ma di cosa si è capaci di condividere. Al contrario, questo 2025 non sarebbe un anno nuovo, ma solo un nuovo anno. Allora, auguri! Auguri a tutti noi, perché possiamo trovare la forza di cambiare, la saggezza di accettare e il coraggio di ricominciare. Buon 2025!
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