Il presidente delle Regione getta sul tavolo della vertenza Almaviva una carta pesante, quando i licenziamenti di 394 lavoratori a Palermo e Catania sembravano inevitabili. A poche ore dalla fine della cassa integrazione per cessazione attività, fissata per il 31 dicembre, Schifani ha proposto al governo Meloni una soluzione targata Regione per almeno la metà dei dipendenti, chiedendo in cambio una proroga della cassa integrazione. Il primo risultato è stato quello di fermare le lancette della trattativa, spostando la scadenza della Cig al 3 gennaio, quando si terrà un nuovo vertice fra ministeri, Regione, azienda e sindacati.
La vertenza riguarda gli operatori dei call center Almaviva che furono spostati dalle normali commesse al numero di emergenza Covid del ministero della Salute e che per questo hanno perso la possibilità di essere garantiti dalla clausola sociale prevista in caso di cambio appalto. Il servizio di emergenza ha chiuso e per i lavoratori, 394 fra Palermo e Catania, è rimasto solo il licenziamento.
«L’impiego full time di 130 dipendenti della società Almaviva nelle due centrali operative del numero unico per le cure non urgenti 116-117, che sarà attivato in Sicilia nei prossimi mesi, e contestualmente la richiesta di proroga della cassa integrazione per tutti i lavoratori dell’azienda impiegati in Sicilia».
Questa la proposta inviata dal governatore in una lettera al ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Elvira Calderone, e al collega delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, dopo la riunione dello scorso 30 dicembre. Per Schifani «questo progetto, che riguarda 130 dipendenti, vede l’apprezzamento dei ministeri del Lavoro e delle Imprese. Abbiamo chiesto al governo nazionale di inserire, intanto, nel Milleproroghe il prolungamento degli ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori. Ciò consentirebbe di individuare ulteriori soluzioni per il resto della platea. In tal senso, ci auguriamo che l’azienda riveda le proprie posizioni e assecondi un percorso di responsabilità, di sostenibilità e di lavoro delle istituzioni per tutelare i lavoratori».
Almaviva, che sperava di mettere la parola fine nel 2024 al suo ramo di attività legato ai call center, ha accolto con freddezza il rilancio di Schifani: «A poche ore dalla scadenza della procedura – si legge in una nota dell’azienda – è stata ventilata solo oggi dalla Regione siciliana l’ipotesi di un progetto sottoposto ai ministeri di riferimento per l’assorbimento di una parte dei lavoratori interessati. Considerato che tale ipotesi non era mai stata avanzata nei periodici e molteplici incontri svolti nel corso dell’anno, l’azienda ritiene ineludibile e urgente che nell’interesse di tutti i soggetti coinvolti vengano chiarite le condizioni fondamentali per accertarne credibilità e solidità».
A questo punto, decisivo sarà l’incontro di dopodomani che dovrebbe concretizzare la road map disegnata dalla Regione. Il progetto per il numero unico che ingloberebbe anche il centro unico di prenotazione sarà presentato entro gennaio al ministero della Salute: «Una volta definito l’iter – spiegano gli assessori Edy Tamajo e Nuccia Albano – entro il primo semestre dell’anno e con un finanziamento statale di 30 milioni, stabilito dall’accordo stipulato in sede di Conferenza Stato-Regioni, si potrà dare concreta attuazione al progetto. I fondi statali consentiranno la sostenibilità economica per un periodo iniziale di quattro anni».
Cauti i sindacati che, per il momento, appoggiano l’iniziativa della Regione e si pongono come primo obiettivo quello di portare a casa la proroga della cassa integrazione per tutti. «Abbiamo apprezzato – scrivono le segreterie siciliane di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom e Ugl Tlc – il progetto formalizzato dalla Regione, che può rappresentare un’esperienza da poter replicare nelle altre regioni, pur sottolineando che la soluzione non è sufficiente per l’intero bacino nazionale, ulteriore motivo per ragionare sulla proroga dell’ammortizzatore sociale».
Da superare, secondo i sindacati, c’è soprattutto la «perplessità sull’intero percorso» espressa da Almaviva che aveva proposto incentivi all’esodo per i lavoratori in cambio del definitivo licenziamento. Il vertice del 3 gennaio, a questo punto, servirà a capire se il progetto di Schifani avrà la strada spianata dal governo Meloni e supererà il gelo di Almaviva.
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