Da un prezzo a base d’asta di 300 mila euro a 100 mila. Come a dire che l’incendio che ha devastato due terzi del tetto della struttura, opera dell’architetto Leopoldo de Claricini Dornpacher, costruita tra il 1876 e il 1878, ha portato a un deprezzamento non irrilevante: oggi il Civico stabilimento bagni vale… un terzo. È questa la sorpresa di inizio anno evidenziata dai documenti ufficiali.
La quotazione da saldo
L’importo a base d’asta “rivisto e corretto” è stato appena inserito nell’ultimo aggiornamento del Piano delle alienazioni 2025-2027. Un abbassamento notevole del valore, che non è sfuggito all’occhio vigile dell’opposizione che ha mugugnato per quel prezzo così basso a base d’asta. Ma il Comune, proprietario dell’immobile, spiega la ratio della decisione.
A entrare nel dettaglio tecnico (non certamente politico) è Paolo Lusin, dirigente ai Lavori pubblici. «La quotazione può sembrare bassissima, ma è altrettanto vero che chi la dovesse comprare sarà costretto ad affrontare una spesa di oltre tre milioni per la ristrutturazione. Inoltre, trattasi di un edificio storico vincolato con tutte le conseguenze del caso».
Lo stesso Lusin non ha esitato a definire quell’edificio «un colabrodo»: pur con tutti gli sbarramenti che erano stati installati per evitare intrusioni, non è stato mai facile esercitare un controllo, tant’è che all’interno c’erano segni evidenti di bivacchi. È il triste destino di tutte le strutture in disuso. «E se dobbiamo dirla tutta, il Comune è proprietario di un numero di edifici persino esagerato. Forse, bisognerebbe procedere con una maggiore quantità di alienazioni».
La strada riaperta
Il tratto di via Cadorna riaperto al traffico Foto Bumbaca
Intanto, una piccola buona notizia c’è. Perché, dopo l’incendio, era rimasto chiuso un tratto di via Cadorna: ebbene, dopo un intervento di messa in sicurezza, ha finalmente riaperto al traffico veicolare quella (nevralgica) porzione di strada che era stata interdetta con le transenne in seguito al violento rogo che aveva interessato, nella notte fra il 5 e il 6 novembre, l’ex Civico stabilimento bagni. Una riapertura che resta, in questo momento, ancora parziale a causa della necessità di mantenere le transenne per prevenire ulteriori cedimenti della facciata dell’edificio. Resta, così, inutilizzabile il marciapiedi prospiciente al palazzo mentre, per i veicoli, è attivo il senso unico alternato.
«Abbiamo avuto – spiega l’assessore comunale Francesco Del Sordi – una congiuntura favorevole trovando due ditte che erano disponibili, in questo periodo di festività, ad intervenire: hanno effettuato l’operazione nell’arco di una giornata, con estrema celerità. Ripeto: è stata un circostanza, diciamo così, fortunata che non potevamo farci scappare. Gli operai hanno rimosso le lamiere pericolose del tetto e legato, con l’ausilio di cavi e reti, quello che invece non si poteva asportare. Ora, siamo in sicurezza».
Già in Consiglio comunale, di fronte alle contestazioni di certi consiglieri d’opposizione, Del Sordi aveva spiegato che ogni tipo di intervento su una proprietà pubblica «non è paragonabile all’intervento sul pollaio dietro casa». Da qui, la necessità di effettuare tutti i passaggi burocratici e tecnici che una qualsiasi opera pubblica implica.
La prospettiva della spa
La facciata del Civico stabilimento bagni Foto Bumbaca
Come già evidenziato dal Piccolo, ora si sono moltiplicate le possibilità di riutilizzo della storica struttura, grazie all’ultima variante urbanistica. L’assessore comunale al Patrimonio Paolo Lazzeri ricorda però come, prima dell’incendio, già c’era stata una manifestazione di interesse riguardo a un possibile riutilizzo del Civico stabilimento bagni.
«Imprenditori avevano manifestato l’intenzione di aprire una spa. Poi, evidentemente, l’incendio ha finito con il rimescolare le carte», la sua sottolineatura. Bisognerà vedere se il prezzo “da saldo”, adesso, fungerà da acceleratore per eventuali progetti di riqualificazione.
La variante e la provocazione
Ricordiamo, infine, il contenuto della variante contrassegnata dal numero 61. La destinazione urbanistica dell’immobile era, prima della variante, per “servizi per la sanità” e non consentiva, secondo il Comune (proprietario del bene), la necessaria «varietà di opzioni» per la sua valorizzazione.
L’intervento di riconversione intende superare queste limitazioni, pur mantenendo il rispetto e la tutela dell’ambiente paesaggistico. Pertanto, è stata introdotta una nuova classificazione urbanistica rispetto a quella precedente: Lo Stabilimento bagni viene, dunque, inserito nella zona B3 con tutte le sue destinazioni, eccetto quella residenziale. «Una scelta che va nell’ottica della valorizzazione del bene», spiega l’assessore all’Urbanistica, Chiara Gatta.
C’è anche lo spazio per un “colpo di teatro” orchestrato dal consigliere comunale Franco Zotti (Zotti contro tutti). «Ho preparato una lettera che ho provveduto a sigillare e che contiene il nome di chi, a mio parere, acquisterà lo Stabilimento bagni dopo la variante urbanistica. Vedremo, al momento opportuno, se avrò visto giusto», sorride.
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