Scontro sulla zona franca in bilico

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L’AQUILA. «Un’incredibile sottovalutazione del dramma che L’Aquila sta vivendo. Il Governo e la Regione non hanno fatto nulla per tutelare gli aquilani e per sostenere con atti concreti la richiesta della zona franca urbana». Per il senatore del Pd e vicepresidente della commissione bilancio, Luigi Lusi, «basta leggere il documento inviato dalla Commissione europea per capire che la pratica è stata “seguita” con troppa superficialità. La procedura, avviata già nel giugno del 2009, sarebbe dovuta partire» aggiunge l’esponente del Pd «instaurando un dialogo tra Governo e direzione generale della Commissione europea. Ma dopo mesi nulla è avvenuto, se non la delimitazione geografica della zona franca. Con il senatore Legnini abbiamo presentato un emendamento (il cui primo firmatario è stato Franco Marini), inserito nel decreto saldi di finanza pubblica, per il raddoppio del fondo – passato così a 90 milioni – e l’estensione fino al 2014 del tempo di durata della misura. Ma dopo due anni, l’unica domanda che si può fare al Governo è cosa abbia fatto per tutelare il diritto degli aquilani ad avere la zona franca. Sinceramente credo nulla visto che, secondo quanto scrive la Commissione europea, nella documentazione inviata dall’Italia non sono indicati neppure i motivi che rendono L’Aquila diversa da altre realtà». Per il senatore Lusi la strada ora è tutta in salita. «Il Governo con la sua rappresentanza a Bruxelles deve integrare gli atti e dire ciò che non ha detto finora. Ma questo da solo non basterà a modificare l’opinione dell’Unione europea. È necessario fare lobby e spiegare perché questa è una misura a cui L’Aquila non può rinunciare. Non basterà inviare altri documenti, ora dovranno fare anche un’operazione diplomatica. Ma sarà difficile, non avendo sostenuto subito la necessità di questa misura, far capire che questa ora è davvero indispensabile. Tanto più che a muoversi dovrà essere un Governo, il nostro, in totale crisi di nervi. Un Governo che ha la testa altrove e che finora non ha agito sugli organi della Comunità europea». Quindi le critiche all’indirizzo di Chiodi. «Se fossimo stati noi ad amministrare la Regione avremmo premuto pesantemente sul governo Berlusconi. Cosa che Chiodi non ha fatto». E proprio contro il presidente-commissario di interviene anche il capogruppo regionale del Pd, Camillo D’Alessandro. «Alla luce di quanto emerso sulla zona franca, martedì porterò in consiglio regionale la richiesta di dimissioni di Chiodi da commissario alla ricostruzione. Sarà una mozione di sfiducia con la contestuale richiesta al Governo di porre fine al commissariamento. Chiodi» aggiunge D’Alessandro «interpreta il ruolo di commissario come se fosse un dopolavoro ferroviario, a lui e non ad altri spettava il compito della cura dei dati e della premura di seguire l’iter. Il vice presidente del consiglio De Matteis, così come i vari Giuliante e Ricciuti» conclude D’Alessandro «se non voteranno la sfiducia saranno ricordati come complici di un disegno che ha ridotto il dramma della loro città, a una farsa». di Marina Marinucci L’AQUILA. Un’incredibile sottovalutazione del dramma che L’Aquila sta vivendo. Il Governo e la Regione non hanno fatto nulla per tutelare gli aquilani e la loro richiesta di riconoscmento della Zona franca urbana. ne è prova il documento della commissione europea natore del Pd Luigi Lusi non usa mezzi termini per bolla l’operato a gestione vicenda della zona franca urbana che la Commissioen europea due anni, Commissione europea che la citta terremotata potrebbe allontanarsi PER chi conosce la procedura questione semplice. No approvato prim o emendamento mel disegno legge a maggio -giugno 2009 c’eramo 45 milioni di euro per la zona franca urbana, Doveva partire procedura in uan dialettaica fra governo e direzione generale commisione europea. A luglio nulal avvenuto se non delimitazione geografica. Scrivemmo con legnini emendamento prima firma marina e fu inserito un aumento nel decreto saldi di finanza pubblica, converto in legge. Wmendamento raddoppiò l fondo ed estese il tempo di durata fino al 2014 perchè saltati due anni. La notizi ma la domanda principe è da giungo 2009 a luglio 2010 ad oggi il governo che ha fatto per tutela re gli aquilani? Nulla. basta leggere quelle tre pagine, addirittura scrivono che non sono indicati i modtivi che rendono L’Aquio,la diversa da altri territori. Sottovalutazione incredibile del dramma dell?aquola. Termine non perentorio. Il governo con la sua rappresentanza a Bruxelles deve integrare e dire ciò che non ha detto finora. ma non sufficiente. È necesasrio fare lobby e spiegare perchè necessario avere quella misura. Non basta solo documenti ora dovranno fare anche operazione diplomatica. Sono motivate necessità. Un lavorto notevole che deve fare il governo. Non avnedolo fatto finora. WSe lo stato membro non si è mosso finora perché oggi farlo?. Il dramma vero è che i meccanismi con l?Europa sono questi. Se non dimostri subito l’efficacia di uan misura. Agevolazione che produci in termini fiscali non solo le stesse di altri. Il problema vero è che bisogna convincerli molto più di prima. Ora molto più duro, perché non c’è sposrtello pubblòico. Si cggiunge che lo fa un governo in totale crisi di nervi. la principale non è L’Aquila né la sospensioen tasse tra un mese. E’un governo che ha testa altrocve. Due responsabilità di diverso livello: prima istituzionale del governp italiano che attraverso i suoi tre mnisteri politiche comunitarie economia svilluppo non ha agito sugli organi della comunità europea. Poi olivello responsabilità tutto politico. Se fossimo stati al governo della regione avremmo premuto pesantemente. Chiodi ha sbandierato ma non premuto come si deve sul governo italiano. “Alla luce di quanto emerso sulla Zona Franca a L’Aquila martedì porterò in Consiglio Regionale la richiesta di dimissioni di Chiodi da commissario alla ricostruzione,una vera mozione di sfiducia, e la contestuale richiesta al governo di porre fine al commissariamento” Ad affermarlo il Capogruppo del Pd in Consiglio regionale Camillo D’Alessandro “Chiodi – riprende D’Alessandro- interpreta il proprio ruolo di commissario come se fosse un dopo lavoro ferroviario, a lui e non ad altri spettava il compito della cura dei dati e della premura di seguire l’iter. Fare il commissario richiede 24 su 24 di lavoro, lui pretende contemporaneamente di fare il presidente, di occuparsi di ricostruzione e di essere commissario alla Sanita, fa male tutto ” “Il vice Presidente del Consiglio De Matteis- così come i vari Giuliante e Ricciuti- conclude D’Alessandro- se non voteranno la sfiducia saranno ricordati come complici di un disegno che ha ridotto il dramma della loro Citta, nostri Cappluogo di Regione, ad una farsa, oltre il danno subito ora l’umiliazione “

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