Allerta INPS nel 2025: ecco quali sono i pensionati che rischiano seriamente di dover restituire somme del proprio assegno. E’ già accaduto nel 2024
Il pensionamento è senz’altro uno dei momenti più importanti della vita. E dopo anni di lavoro e sacrifici, molti guarderanno al nuovo anno, il 2025, come l’inizio di una nuova fase assaporando questo piacere appena detto: stanno per tuffarsi in un periodo in cui potranno finalmente rallentare, dedicarsi ai propri interessi e godersi i frutti del proprio impegno. Anno nuovo e vita nuova, letteralmente, per tantissime persone prossime all’addio sul fronte occupazionale.
Andare in pensione non significa semplicemente smettere di lavorare: rappresenta un cambiamento profondo. Per molti, è il momento di realizzare sogni rimasti in sospeso, dedicare più tempo alla famiglia o magari esplorare nuove passioni. Questa fase può essere vissuta con entusiasmo, ma è anche naturale provare un po’ di incertezza: dopo tutto, è un cambio di prospettiva radicale.
Per rendere il passaggio più sereno, è fondamentale essere ben informati. Prepararsi al pensionamento significa conoscere i propri diritti, calcolare con attenzione i contributi accumulati e avere un’idea chiara delle tempistiche e delle opzioni disponibili. L’INPS è il principale riferimento per verificare il proprio percorso contributivo e accedere alle informazioni necessarie. Soprattutto perché non informandosi a dovere si rischia di incorrere in spiacevoli sorprese, compresa quella di rimettere cifre importanti.
Come si raggiunge la pensione INPS: le vie disponibili
Per andare in pensione, è necessario soddisfare determinati requisiti di età e contribuzione, che variano a seconda della tipologia di pensione:
- Pensione di vecchiaia: richiede il raggiungimento di un’età anagrafica stabilita (attualmente 67 anni, salvo aggiornamenti legati all’aspettativa di vita) e almeno 20 anni di contributi.
- Pensione anticipata: permette di andare in pensione prima dell’età di vecchiaia, purché si abbiano i contributi minimi richiesti (attualmente 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne).
- Misure speciali: strumenti come la Quota 103 o l’Ape sociale consentono a determinate categorie di lavoratori di accedere alla pensione con requisiti agevolati.
Una volta verificati i requisiti, è necessario presentare domanda all’INPS, che valuterà la posizione contributiva e stabilirà l’importo dell’assegno pensionistico.
Occhio all’errore: quali pensionati rischiano nel 2025
Non tutti i pensionati, però, si fermano davvero. Per molti, continuare a lavorare dopo la pensione è una scelta, magari per passione o per integrare l’assegno pensionistico. Tuttavia, questa decisione può comportare dei rischi, soprattutto in relazione alle regole di cumulabilità tra pensione e redditi da lavoro.
Alcuni trattamenti pensionistici, come l’assegno sociale o pensioni collegate ai redditi personali e familiari, richiedono un monitoraggio costante. Ogni anno, i pensionati interessati devono comunicare i propri redditi attraverso la campagna RED, un sistema che consente all’INPS di verificare la persistenza del diritto alla prestazione.
Se il pensionato non comunica correttamente i dati, l’INPS può chiedere la restituzione delle somme indebitamente percepite o ricalcolare l’importo dell’assegno. Ed è proprio quel che è accaduto anche nel 2024 ormai alle spalle e che rischia di accadere nel 2025. Alle volte anche una banale dimenticanza crea il cortocircuito e dopo diventa complicatissimo rimediare riducendo i danni.
Ricapitolando il modello RED deve essere presentato dai pensionati che percepiscono prestazioni il cui importo è condizionato al reddito personale o familiare. In particolare, questa obbligazione riguarda:
- Assegno sociale: una prestazione erogata solo se il pensionato e, in alcuni casi, il coniuge rispettano specifici limiti di reddito.
- Pensioni integrate al minimo: quando il trattamento pensionistico viene aumentato fino a un importo minimo garantito, ma l’integrazione dipende dal reddito del pensionato.
- Prestazioni assistenziali: come pensioni di invalidità civile o altre indennità vincolate ai limiti reddituali.
Divieto di cumulo: i casi Quota 103 e Ape sociale
Un’altra situazione critica riguarda i pensionati che beneficiano di misure come la Quota 103 o l’Ape sociale. Questi strumenti prevedono specifici divieti di cumulo con i redditi da lavoro:
- Chi riceve una pensione con queste misure non può svolgere attività lavorative, ad eccezione del lavoro autonomo occasionale, che deve rimanere entro il limite di 5.000 euro annui.
Superare questo limite o ignorare i divieti comporta la richiesta di restituzione dell’intera somma percepita, anche a rate chiaramente trattandosi di cifre enormi, per un rischio che molti sottovalutano per uno scenario disastroso poiché si perderebbe l’assegno che spetta di diritto e col quale si vive. Dunque, come detto, il pensionamento è un traguardo straordinario ma è fondamentale affrontarlo con consapevolezza.
Essere informati sulle proprie opzioni e sulle regole da seguire, specialmente per chi sceglie di lavorare dopo il pensionamento, può fare la differenza tra una transizione serena e potenziali complicazioni. E nel 2025 l’INPS sarà pronta a inviare lettere, di nuovo, proprio come fatto in un 2024 per regolarizzare ogni posizione e stanare anziani distratti o che provano a fare i furbi.
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