La guida per smettere di lavorare prima. Tutte le possibili strade da percorrere
Così come nell’anno appena trascorso, anche nel 2025 sarà in vigore la pensione anticipata. Questa, come già noto, presenta diverse varianti che indirizzano sempre allo stesso obiettivo del richiedente: andare in pensione in anticipo. Ma come è possibile farlo? Di seguito, una breve guida di informazioni utili su come andare in pensione in anticipo e quali potranno essere gli importi (rivalutati) nell’anno appena accolto.
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Pensione anticipata nel 2025. Ecco come poterci arrivare
Come nel 2024, anche nel 2025 sarà possibile sfruttare diverse varianti per arrivare alla pensione anticipata. Questa, può essere raggiunta in base all’età anagrafica come da metodo classico (67 anni anni di età e contributi), ma anche in base ad anni di contributi qualunque sia l’età al momento della richiesta. Questo, si collega alla cosiddetta quota 41 per i lavoratori precoci.
Inoltre, esiste anche la possibilità di una pensione anticipata “sfruttando” i contributi definiti “puri“, cosiddetti perchè considerati netti. In questo caso, bisognerà aver versato contributi immediatamente dopo a partire dal 1 gennaio del 1996 (non si tiene conto dell’eventuale contribuzione su prosecuzione volontaria). Inoltre, se risultassero esistenti dei contributi maturati entro il compimento dei 18 anni di età, questi saranno inclusi e varranno di più: saranno rivalutati dell’1,5.
Rispetto alla pensione anticipata già rivalutata nel 2024, anche nel 2025 resteranno in vigore gli stessi criteri. Quindi, anche nel nuovo anno, l’unico requisito richiede il raggiungimento di:
- 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini;
- 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.
Pensione anticipata 2025: cos’è Quota 41
Al momento per ottenere il pensionamento anticipato con Quota 41 bisogna presentare domanda entro il 1° marzo di ogni anno. La seconda tranche, prevista solo nel caso di adeguata copertura finanziaria, termina a fine novembre. Con l’approvazione del Ddl, invece, le scadenze vengono riviste: la prima viene spostata a fine marzo mentre se ne aggiunge una intermedia fissata al 15 luglio.
Nello specifico, Quota 41 è la misura che consente l’accesso al pensionamento con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Si configura quindi come un’alternativa alla pensione anticipata 2025, per la quale invece sono necessari rispettivamente 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Quota 41, però, non va bene per tutti, ma è riservata ai lavoratori precoci, ossia coloro che al compimento dei 19 anni di età avevano già 12 mesi di contribuzione. Inoltre, Quota 41 è riservata ai lavoratori che rientrano nei profili che necessitano maggior tutela, che appartengano dunque ad una delle seguenti categorie:
- disoccupati che da almeno 3 mesi hanno cessato di percepire l’indennità di disoccupazione:
- invalidi civili (con percentuale di almeno il 74%);
- caregiver (da almeno 6 mesi);
- addetti ad attività gravose o usuranti.
Pensioni 2025, come funziona la rivalutazione
Per aggiornare le pensioni verrà utilizzato il meccanismo originariamente previsto dalla legge n. 448 del 1998. Questo sistema prevede solo tre fasce con relative percentuali di rivalutazione, con la differenza che il tasso ridotto si applica solo sulla parte dell’assegno che supera la soglia prevista.
Con la legge di Bilancio 2025 il governo aveva stimato un tasso di rivalutazione dell’1%, confermando la rivalutazione straordinaria già applicata nel 2024. Questa però è stata portata dal 2,7% al 2,2%. Di fatto, le pensioni minime sarebbero così salite da 614,77 euro a 617,89 euro, un incremento di 3 euro molto criticato.
Pensioni minime, invalidità e assegno sociale
Con la rivalutazione dello 0,8% però il governo sarà obbligato a fare un altro sforzo. Alle condizioni attuali, infatti, si passerebbe da una pensione minima di 598,61 euro a una di 603,39 euro. Per effetto della rivalutazione straordinaria del 2,2% ci sarebbe un ulteriore incremento a 616,67 euro. Sarebbero quindi meno di 2 euro in più rispetto allo scorso anno, una cifra davvero povera per chi invece puntava a 1.000 euro di aumento.
Ricordiamo che la rivalutazione si applica anche a pensioni di invalidità civile e Assegno sociale. Per le prime si passerà da 333,33 euro mensili a 336 euro circa. Per quanto riguarda, invece, la cosiddetta “pensione” sociale l’importo sale da 534,41 a 538,68 euro.
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