Marco Ferradini: le canzoni? Il posto migliore per un sentimento

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Un anno di rivisitazioni, una storia di musica e di emozioni: il tutto in questa intervista di inizio anno a Marco Ferradini.

È un piacere poter incontrare un artista come Marco Ferradini, da sempre presente nel nostro panorama musicale Italiano, pronto a raccontarsi e a parlarci del suo ultimo singolo, “L’uva e il Vino”, rivisitato quest ultimo anno.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Marco Ferradini. Parliamo del tuo ultimo singolo, “L’uva e il Vino”, eccezionalmente rivisitato per l’anno appena trascorso, il 2024. Come si è sviluppata questa idea?
Si tratta della rivisitazione di un brano presente nell’omonimo album, “L’uva e il Vino”, uscito nel 2019, e andato, purtroppo, incontro alla pandemia. Una tematica cara quella di cui parlo in questo singolo, legata alle tante contraddizioni che abitano dentro di noi, con una strofa un tempo ridotta ma non più omessa oggi. Una storia paragonabile un po’ a Teorema, come fosse quasi un suo proseguo, in cui una donna vorrebbe al suo fianco un uomo non arrogante, un uomo diverso…

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Quali consensi ti auguri di poter ottenere con questo singolo?
Il mio compito è quello di raccontare storie, nulla più, lasciando le considerazioni a chi le ascolta e le fa sue, di volta in volta. Pensa che a distanza di così tanti anni c’è ancora chi non ha compreso in pieno Teorema, forse perché in tanti si soffermano soltanto sulla parte iniziale. Un modo, quella canzone, per insegnare agli uomini a gestire il dolore, cosa poco abile per noi maschietti. “L’uva e il Vino” riprende tutto ciò e ci insegna che non basta la razionalità perché molto spesso è la carne a vincere.

Cosa ti ha regalato a suo tempo “Teorema”, una canzone ancora oggi attualissima e bellissima?
Ho avuto una lunga gavetta agli inizi, con un successo avvenuto a trent’anni, senza mai montarmi la testa. Ho fatto tante pubblicità, ho cantato per alcune sigle di cartoni animati, così come per tanti artisti, da Ramazzotti a Mina. Ai tempi si lavorava tantissimo, si vendevano molti dischi, si suonavano parecchi strumenti, cosa che oggi accade sempre meno. Si fa musica tramite un computer, per lo più, spesso utilizzato per sostituire ogni minimo ‘suono’. Ho avuto fortuna nel poter raccontare ciò che desideravo, senza impelagarmi in cose che non mi riguardavano, parlando di sentimenti e il posto migliore per racchiudere tutto ciò era nelle canzoni.

Quali consapevolezze porti con te?
La consapevolezza più grande consiste nel pensare che la musica sia sempre stata sottovalutata e sono convinto che nulla possa sostituirla. Durante un concerto le persone sanno bene di essere parte di qualcosa di più grande e sono unite dal cantare, dal ballare, portando ogni singola ‘situazione’ negativa a sparire. Una medicina per tutti, cosa che dovrebbe consigliare ogni medico. Sono certo che in futuro accadrà.

Marco Ferradini. Foto di Cristian Dossena

Quali sensazioni sono legate al pubblico, al momento che precede il tuo salire sul palco?
Una sofferenza il momento prima di salire sul palco. Nonostante sia abituato a tutto ciò, ogni salita sul palco rappresenta qualcosa di diverso, qualcosa da dover gestire nella maniera migliore possibile. Capita di non essere nel mood giusto o, ad esempio, con la voce rauca. Il pubblico, il suo affetto, ti porta a far passare ogni cosa…

Credi manchi qualcosa a questo tuo percorso?
Manca sempre qualcosa. Nel mio caso posso dire di avere la fortuna di aver creato Teorema, parlando di sentimenti e non solo, anche se a suo modo ha oscurato buona parte della mia produzione, cosa riconosciuta da chi mi segue da sempre e sa bene cosa è racchiuso nei miei quattordici album, tutti figli per me. Forse questo scotto ho pagato, l’avere in ombra il resto della mia produzione. L’artista non è fatto di una singola canzone.

Che periodo sta vivendo Marco Ferradini?
Vivo un periodo felice in cui mi è facile, possibile, dare una mano a mia figlia Marta, con la sua musica. Le ho trasmesso una passione eterna e ci esibiamo spesso insieme. Sono, nel mio piccolo, sempre pronto a scrivere qualcosa di nuovo, a rimettermi in gioco, senza dimenticare i concerti, le persone che da sempre mi apprezzano. Essere capiti e amati per ciò che si è non è da tutti!

Cosa possiamo aspettarci ancora dal tuo futuro artistico?
Non saprei dirti! Vado alla giornata, con tanti singoli chiusi nel cassetto, da rivedere. Non è escluso un ritorno al Q disc, alle famose quattro canzoni significative, una punta di diamante per sondare un periodo propizio, proponendo qualcosa di davvero forte. 

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