Nel dì celebrativo della 58a Giornata Mondiale della Pace e all’inizio dell’Anno Giubilare Papa Francesco ha voluto inviare un messaggio di conversione a tutti gli uomini della terra dal titolo: Rimetti a noi i nostri debiti: concedici la tua pace. La parrocchia San Demetrio in Mosorrofa (RC) e l’Azione Cattolica locale, come fanno ormai da tantissimi anni , hanno indetto una marcia silenziosa, intervallata da riflessioni sul messaggio del papa per dire NO ALLA GUERRA. Una discreta porzione del popolo mosorrofano si è riunito nella piazza antistante la chiesa di San Domenico a Sala di Mosorrofa dove, dopo un momento molto toccante di preghiera per tutti i popoli e le persone che stanno vivendo una situazione di guerra, il presidente dell’AC, Andidero Pasquale ha messo in evidenza il perché del titolo NO ALLA GUERRA. Tutti parlano di pace, gli stessi governanti belligeranti, tutti i capi di stato, tutti i politici si dicono favorevoli alla pace. Nel concreto poi, si aumentano le spese per la produzione di armi, non si cercano negoziati che possano portare alla cessazione dei conflitti, si paventa una pace figlia della deterrenza, della paura che l’aumento del proprio arsenale può incutere al “nemico”. L’Italia è al quarto posto mondiale nella produzioni di armi. Per cui noi diciamo no alla guerra e no alla produzione di armi.
Comincia il cammino verso Mosorrofa con in testa due cartelloni con le scritte Basta produzione di armi e No alla guerra. Nelle soste durante il cammino si medita sull’invito rivoltoci dal Santo Padre “Ciascuno di noi deve sentirsi in qualche modo responsabile della devastazione a cui è sottoposta la nostra casa comune, a partire da quelle azioni che, anche solo indirettamente, alimentano i conflitti che stanno flagellando l’umanità. Mi riferisco, in particolare, alle disparità di ogni sorta, al trattamento disumano riservato alle persone migranti, al degrado ambientale, alla confusione colpevolmente generata dalla disinformazione, al rigetto di ogni tipo di dialogo, ai cospicui finanziamenti dell’industria militare.” Prosegue, papa Francesco, esortandoci: “Basterebbe fermarsi un attimo, all’inizio di quest’anno, e pensare alla grazia con cui ogni volta (DIO n.d.a.) perdona i nostri peccati e condona ogni nostro debito, perché il nostro cuore sia inondato dalla speranza e dalla pace.” Indica tre azioni per il raggiungimento della stessa. Primo, mutuando San Giovanni Paolo II, “pensare a una «consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte Nazioni»; secondo, “chiedo un impegno fermo a promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita”; terzo, richiamandosi a San Paolo VI e a Benedetto XVI, “Oso anche rilanciare un altro appello per le giovani generazioni, in questo tempo segnato dalle guerre: utilizziamo almeno una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti nei Paesi più poveri attività educative e volte a promuovere lo sviluppo sostenibile, contrastando il cambiamento climatico.
Giunti in piazza San Demetrio c’è stato un momento di condivisione dell’esperienza vissuta, ed è emerso che è necessario che i potenti della terra abbiano un cuore disarmato che cerca la pace vera e non la propria supremazia, che si devono impegnare a diminuire la produzione delle armi perché non possono essere sicuramente queste foriere di pace.
Con la recita corale della preghiera proposta da papa Francesco “Rimetti a noi i nostri debiti,Signore,come noi li rimettiamo ai nostri debitori,e in questo circolo di perdono concedici la tua pace,quella pace che solo Tu puoi donare a chi si lascia disarmare il cuore, a chi con speranza vuole rimettere i debiti ai propri fratelli, a chi senza timore confessa di essere tuo debitore, a chi non resta sordo al grido dei più poveri” davanti al presepe che adorna Piazza San Demetrio, abbiamo concluso il nostro cammino. Ci si e diretti, quindi, ognuno alle proprie case, contenti di aver donato un po’ del proprio tempo per dire no alla guerra, consapevoli che non sarà certamente questo esile gesto a cambiare il mondo ma anche che ognuno nel suo piccolo deve lottare perché tutto ciò avvenga.
Andidero Pasquale
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