Il nuovo Testo unico del turismo in Toscana, spiegato al di là della guerra santa agli affitti brevi

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“La Toscana ancora una volta dimostra il coraggio di innovare”. “Una rivoluzione”. “Una legge di stampo sovietico”. “Una legge che truffa la volontà dell’opinione pubblica”. È questo solo un breve, ma significativo florilegio dei commenti all’approvazione, da parte del Consiglio regionale della Toscana, del nuovo Testo unico del turismo. Si tratta di un provvedimento voluto con apprezzabile determinazione dall’assessore Marras e che sancisce in modo esemplare il riconoscimento degli obiettivi di sostenibilità come centrali in una moderna politica del turismo.

L’approvazione è tuttavia avvenuta solo dopo un lungo e travagliato lavoro di confronto e mediazione. Al centro dell’attenzione era infatti soprattutto il tema degli affitti brevi. È sancita ora la possibilità per i Comuni a più alta densità turistica di adottare un regolamento per limitare gli affitti brevi a fini turistici in specifiche zone o aree omogenee del territorio comunale, oltre che per fissare standard di qualità e sicurezza degli immobili. A seguito di un emendamento bipartisan, i toni del testo originario sono stati abbassati, alcuni vincoli risultano alleggeriti ed è stata introdotta una moratoria (di minimo tre e massimo cinque anni) per le attività esistenti.

Checché se ne pensi del cosiddetto overtourism, è quindi evidente che l’effetto di questa riforma sarà assai dilazionato nel tempo. Basti considerare i tempi per l’approvazione dei regolamenti locali e gli effetti della moratoria in un settore in cui in tanti si sono affrettati a dichiarare un’attività in essere. Il tutto, ammesso (e non concesso) che la nuova legge regionale superi i dubbi di ordine giuridico e i probabili ostacoli che i regolamenti comunali incontreranno. Ed ammesso che veramente limitare gli affitti turistici riattivi il mercato degli affitti a lungo termine e ne abbassi i costi, il che è atteso con granitica sicurezza da molti, purtroppo sinora senza convincenti riscontri.

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Chi, a cominciare da Firenze, vuole veramente lavorare per ridurre i disagi e contrastare le patologie di uno sviluppo turistico così rapido e sinora così male (o non) gestito, farà meglio a non attendere la vittoria finale nella guerra santa agli affitti brevi. C’è molto da fare nel concreto (dalla regolazione di fenomeni inaccettabili come le famigerate “keybox” al divieto dei “tour della sbronza”), anche in dialogo con le piattaforme, che – piaccia o meno – sono oggi i più efficaci e rapidi regolatori del mercato per molti servizi turistici. E c’è moltissimo da fare in termini di politica della casa e delle residenze studentesche, oltre che per ripopolare il centro storico, riqualificandone le funzioni, garantendo sicurezza e ricostruendo sostenibili economie di prossimità.

Giustamente, però, il presidente della commissione Sviluppo economico e rurale del Consiglio, Gianni Anselmi, ha provato a spiegare che la riforma del Testo unico non riguarda solo gli affitti brevi. Il turismo è cambiato con grande rapidità e continuerà a cambiare (si pensi solo all’impatto dell’intelligenza artificiale e del cambiamento climatico) e la normativa regionale aveva urgente bisogno di un “tagliando”. In particolare (ma non solo) per l’ospitalità era urgente dare un riferimento normativo chiaro all’esigenza di ampliare la gamma dei servizi (dal fitness allo smart working) e delle soluzioni offerte, includendo anche gli appartamenti con livelli di servizio e qualità propri e distintivi della struttura alberghiera di riferimento. Al tempo stesso era urgente chiarire i termini in cui si svolgono attività quali B&B o “alberghi diffusi” ed aprire nuove opportunità e funzioni per realtà divenute marginali nell’economia turistica, come gli alberghi a una o due stelle.

Sarà però anche importante mantenere alta l’attenzione sui mutamenti in corso, senza inseguire necessariamente stimoli occasionali (quanto durerà la moda del glamping?), ma intervenendo tempestivamente e non a posteriori.

È proprio la consapevolezza di governare una realtà in continua e veloce evoluzione che suggerisce qualche perplessità invece sull’ennesimo tentativo di razionalizzazione della governance. Il centro, rappresentato dalle due agenzie competenti (Toscana Promozione Turistica e Fondazione Sistema Toscana), si rafforza ed all’indiscussa professionalità delle attuali dirigenze è affidato il compito di realizzare tutte le necessarie sinergie, fugando i dubbi sulle possibili ridondanze.

In periferia gli attuali “ambiti” diventano “Comunità d’ambito turistico”, con una struttura più definita e articolata. Si tratta di un disegno top-down che sembra dimenticare l’eterogeneità qualitativa e quantitativa delle esperienze sin qui realizzate e quanto ciò sia dipeso dalla diversità dei territori, quanto a competenze attivate, capitale sociale ed omogeneità dell’offerta turistica. Rimane l’interrogativo se non fosse da preferire un assetto “a geometria variabile”, che riconoscesse le progettualità più dinamiche, anche laddove non rigorosamente di ambito.

Anche da questo punto di vista, non sono prevedibili tempi brevi per saggiare l’effettivo impatto della nuova governance locale. Intanto il turismo, con tutti i suoi problemi e tutte le sue opportunità, corre…



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