Guido Morselli, la riscoperta dello scrittore «respinto» dagli editori e morto suicida

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di
Massimo Marino

Nato a Bologna nel 1912 morì nel 1973 e un anno dopo Adelphi pubblicò il suo primo romanzo«Roma senza Papa». Ricevette molto dinieghi dagli editori non vedendo riconosciuto il suo talento

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«Scrittore postumo» lo ha definito Giuseppe Pontiggia. Perché in vita Guido Morselli raccolse solo dinieghi dagli editori. Riuscì a pubblicare tre saggi: ma i suoi romanzi, considerati oggi classici del Novecento, furono sempre respinti. Il comunista, rifiutato da Italo Calvino per Einaudi, fu accettato nel 1966 da Rizzoli, ma un cambiamento di direzione editoriale ne impedì la pubblicazione.

Il primo romanzo di Morselli a vedere la luce, Roma senza papa. Cronache romane di fine secolo ventesimo comparve presso Adelphi nel 1974, un anno dopo che lo scrittore si era tolto la vita con un colpo di pistola dopo l’ennesimo rigetto di un manoscritto.




















































Il titolo di quel romanzo dimostra una delle ispirazioni di Morselli e la sua originalità nel panorama letterario italiano: un’immaginazione sbrigliata che, in quel caso, proiettava nel futuro alcune tendenze del Concilio Ecumenico Vaticano II fino a ipotizzare il matrimonio dei preti e altre innovazioni liturgiche.

Ugualmente in Contro-passato prossimo si muoveva nell’ucronia, questa volta retrospettiva, ipotizzando una fine diversa alla Prima guerra mondiale, con la vittoria degli Imperi Centrali, mentre in Dissipatio H.G., l’allucinata opera ultima dove un unico vivo, il protagonista, dopo un tentativo di suicidio si muove in un mondo svuotato da tutti gli esseri umani, costruiva una desolante distopia.

L’altra qualità della sua scrittura era una capacità mimetica estrema, una densità di descrizione che dipingeva mondi più reali di quello vero, rivelando territori dove raramente era dato agli umani l’incontro, la comprensione. 

Morselli era nato a Bologna nel 1912. Il padre Giovanni, dirigente di industrie farmaceutiche, veniva da Concordia sulla Secchia, nel Modenese; la madre era Olga Vincenzi, figlia di un noto avvocato della nostra città. In realtà Guido a due anni era stato portato a Milano, dove il padre lavorava, e poi si era spostato nel Varesotto, fino a progettare e a far costruire una casa dell’anima nella campagna di Gavirate, l’eremo di Santa Trinita, da cui vedeva la campagna, il lago e il Monte Rosa, luogo dove si era ritirato in solitudine.

Ma i suoi legami con la nostra regione erano forti, non dimentico delle origini che la vitalità straripante del padre gli ricordava di continuo in modo conflittuale, memore anche delle estati passate presso Marzabotto, in possedimenti materni.

Registrando il rifiuto del Comunista, scrive a Calvino: «Quando ritorna a Milano me lo faccia sapere, verrò a salutarla e per me sarà incontrare un amico. Per non essere, a Lei, del tutto uno sconosciuto: sono emiliano, autodidatta, vivo solo su un piccolo pezzo di terra dove faccio un poco di tutto, anche il muratore; politicamente sono in crisi, con quasi nessuna speranza di uscirne».

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«Emiliano» si definisce dal suo volontario isolamento, dove aveva rinchiuso la sua inquieta sensibilità, a studiare e scrivere.

Di Emilia parla nel Comunista, la sua opera maggiore, insieme a Dissipatio H.G.. Il protagonista, l’onorevole Ferranini, è un deputato comunista di Reggio Emilia, animatore di cooperative, un uomo guidato dall’etica, che vede male il carrierismo e il personalismo che iniziano a infiltrarsi nei gangli del partito. Vive una storia d’amore con una donna sposata e separata dal marito. Autodidatta, studia con fervore e sviluppa idee proprie, che si discostano dall’ortodossia del materialismo scientifico.

Il lavoro, si chiede in un articolo che affida alla rivista di Moravia, sarà superato dal comunismo o rimarrà come una fatica inevitabile, che travaglia gli esseri umani?

Sono tutte «deviazioni» che lo porteranno sul banco degli accusati e ne accentueranno la solitudine, in un viaggio finale in America, dove era immigrato ai tempi del fascismo e dove si era sposato, con un mancamento nella neve nello scenario apocalittico di uno sciopero dei trasporti, lenito dalla solidarietà di un immigrato che riesce a farlo soccorrere.

La scrittura di Morselli sogna, desidera la solidarietà, ma non si sottrae a penetrare il mondo nella sua arida brutalità, sperando, nel finale di Dissipatio H.G. che «il Mercato dei Mercati si cambierà in campagna. Con i ranuncoli, la cicoria in fiore».


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