Ciad: l’oppositore Masra invoca una «nuova transizione» contro Dèby

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La dichiarazione mentre si attendono gli esiti delle elezioni legislative, boicottate dal suo partito

Fra l’addio ai militari francesi e le conseguenze della guerra in Sudan, Ndjamena vive una fase complessa

Una «nuova transizione», diversa da quella «fallimentare» condotta dal presidente Mahamat Dèby Itno negli ultimi tre anni, è diventata «inevitabile» per il Ciad. Ad affermarlo è il leader dell’opposizione ed ex primo ministro Succés Masra all’indomani delle elezioni locali e legislative che si sono tenute lo scorso 29 dicembre.

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Le consultazioni sono state boicottate da una decina di partiti e soprattutto dalla formazione guidata dall’ex premier, Les Transformateurs. Quest’ultimo partito, così come un ombrello di forze contrarie al governo denominato Groupe de Concertation des Acteurs Politiques (GCAP), ha deciso di disertare l’appuntamento alle urne anche dopo che una serie di richieste – fra cui una modifica del nuovo codice elettorale – sono state ignorate dal governo. Il presidente è più in generale accusato di gestire il potere in modo dispotico e non democratico. 

Atto ultimo della transizione 

Il voto del 29 dicembre è ritenuto il passaggio conclusivo della transizione politica avviata dal maresciallo Dèby nel 2021, dopo la morte del padre, l’ex presidente Idriss Déby. L’ex capo di stato, che era alla guida del paese dal 1990,  è stato ucciso nel nord del paese mentre partecipava a un’operazione dell’esercito contro una milizia.

Le elezioni della settimana scorsa sono  fondamentali perché sono di fatto servite a ripristinare il parlamento e a definirne la struttura bicamerale già prevista nella Costituzione del 2020 ma finora mai attuata. Durante il periodo di transizione iniziato nel 2021 la gestione del potere legislativo era stata invece affidata a un Consiglio sovrano.

La settimana scorsa gli otto milioni di ciadiani aventi diritto hanno potuto scegliere i 188 deputati del Parlamento nonchè i consiglieri provinciali e municipali che sceglieranno due terzi dei senatori. La restante parte viene nominata direttamente dal presidente. 

I risultati ufficiali del voto non sono stati ancora resi noti e sono attesi per il 15 gennaio. Le opposizioni hanno lamentato brogli di vario tipo. L’unico dato comunicato finora dall’Autorità nazionale per la gestione delle elezioni (ANGE) sarebbe l’affluenza, pari al 52% con picchi negativi al 36% nella capitale Ndjamena.

Anche queste cifre sono però contestate da Masra, che ha rivendicato il successo del boicottaggio indetto dal suo partito. Anche il GCAP ha smentito le stime sull’affluenza rese note finora. Secondo la coalizione addirittura il 90% degli elettori si sarebbe rifiutato di deporre la sua preferenza alle urne, aderendo all’iniziativa.

In una nota Masra è andato oltre al risultato del voto, guardando al futuro del paese ma anche tornando alle elezioni presidenziali dello scorso maggio, altro controverso passaggio di questi tre anni di transizione. In quell’occasione l’ex premier aveva sfidato il maresciallo Dèby arrivando secondo con ampio margine e lamentando brogli.

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Le parole di Masra

«Attraverso il boicottaggio massiccio del 29 dicembre – ha affermato l’ex premier -, il popolo ciadiano, che  si era espresso in massa durante le elezioni presidenziali del 6 maggio per dar voce alla sua sete di cambiamento, ha capito chiaramente che la sua scelta non è rispettata e che ci si prepara a imporgli  ancora dei risultati prefabbricati. Il popolo è però lucido e lo ha dimostrato», ha aggiunto Masra in riferimento alla presunta riuscita del boicottaggio.

«In questo contesto – ha detto ancora il leader dell’opposizione -, una nuova transizione è diventata inevitabile per tutti ed essenziale per portare tutti i ciadiani al dialogo, traendo lezioni da questo fallimento e traducendo in azione il cambiamento voluto dal popolo in risposta alle sfide allo sviluppo che si sono accumulate nei decenni perduti».

Il partito che sostiene Dèby al potere ha respinto le accuse di Masra. Il Mouvement patriotique du salut (MPS), questo il nome della formazione, fondata da Dèby padre a di fatto al potere dal 1990, ha sostenuto invece che il boicottaggio è da ritenersi una «strategia distruttiva» che è finita per privare il partito dell’ex premier «dell’opportunità di dimostrare la propria capacità di gestire, anche in piccola scala, la cosa pubblica». 

La parabola di Masra 

Il leader dei Transformateurs ha lasciato il paese per un anno nel 2022 dopo che il presidente aveva deciso di prolungare di due anni la durata della transizione verso un governo civile, inizialmente prevista di 18 mesi.

Ma anche a seguito della dura repressione messa in campo dall’esercito contro i cittadini che manifestavano contro questa decisione.  In modo particolare il 20 ottobre 2022, quando decine di persone sono state uccise, fino a 128 stando a un’indagine della Commissione nazionale dei diritti dell’uomo ciadiana. Altre centinaia di dimostranti sono stati invece arrestati e portati in un famigerato carcere di sicurezza a 600 chilometri dalla capitale. 

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Masra ha fatto ritorno nel paese nell’ottobre 2023, anche grazie a una mediazione guidata dal presidente della Repubblica democratica del Congo, Félix Tshisekedi. Poco dopo il suo rientro in patria, Dèby ha liberato con un’amnistia i detenuti che erano stati arrestati l’anno prima.

Con questa decisione, il presidente ha anche però archiviato qualsiasi possibilità di fare luce sulle responsabilità delle forze di sicurezza in quelle giornate. Poco dopo, a gennaio, Masra è stato nominato primo ministro da Dèby attirando molte critiche da suoi colleghi all’opposizione. L’ex premier si è poi candidato al voto di maggio, riaprendo il fronte di contrasto con il capo di stato. 

I tre anni di transizione sono stati costellati da momenti di tensioni e da atti che opposizione e società civile hanno denunciato come abusi da parte del presidente. La sua stessa nomina dopo la morte del padre è considerata oppositori, diversi attivisti e analisti un sostanziale golpe, visto che è avvenuta con una procedura che aggira quelle normalmente previste dall’ordinamento ciadiano nel caso di una successione per la presidenza. 

Il principale sfidante del presidente alle elezioni di maggio inoltre, Yaya Dillo, cugino del capo di stato, è stato ucciso dalle forze di sicurezza in circostanze che rimangono poco chiare. 

Le elezioni legislative sono avvenute in un momento molto delicato per il Ciad. Nel nord del paese si sono intensificati gli scontri con la milizia islamista nota come Boko Haram mentre il presidente Dèby ha da poco annunciato la rescissione degli accordi di difesa con la Francia, di cui Ndjamena era un alleato fondamentale nel Sahel.

La guerra nel vicino Sudan inoltre, ha ripercussioni importanti in Ciad. Oltre 700mila rifugiati si sono recati nel paese dall’inizio delle ostilità nell’aprile 2023 mentre il presidente Dèby è ritenuto un sostenitore di una delle fazioni principali in campo, le Rapid Support Forces (RSF) guidate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemeti.

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Complesse reti di connessioni fra comunità ciadiane e sudanesi, in modo particolare darfuriane, rendono inoltre molto poco prevedibili le conseguenze del conflitto sulla stabilità interna del paese. 

 





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