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L’assurda incacerazione di Alemanno non sembra turbare il sonnolento panorama del centro destra governativo. Peccato. L’arresto — immotivato e giuridicamente ingiustificabile — di Gianni è un pessimo segnale. Non l’ultimo. Ragioniamo. Da mesi a Roma, soprattutto a Roma, “qualcuno” vuole alzare la tensione e cerca di espasperare gli animi. “Qualcuno” vuole violenza, botte, feriti, forse morti. E tanti arresti. Ultimo atto la rimozione e la frantumazione, per volontà del pessimo inquilino del Campidoglio e per mano dei vigili urbani, della targa dei Martiri di Acca Larentia. Un atto stupido ma solo un assaggio.
C’è una strategia, una volontà sottile ma precisa che parte ed arriva — attraverso determinati settori della magistratura, alcuni sindaci, i mass media allineati — dal partito di riferimento, il Partitito democratico. Un cartello elettorale, dilaniato da lotte intestine e privo ormai d’ogni riferimento sociale, che si aggrappa al “mito” dell’antifascismo per giustificare la sua esistenza. Con ogni mezzo. Ma c’è di più. Il Pd — e le tante sue gemmazioni, giudici compresi— è solo l’ultima, l’ennesima versione dell’eterno “partito dello straniero”, il terminale degli interessi esogeni, che da troppo tempo condiziona la vita poltica italiana.
L’arresto di Alemanno è un avvertimento a tutto e a tutti. Agli integrati e agli apocalittici, ai “bravi ragazzi” e agli inquieti, alla destra di governo e alla galassia movimentista. A chi si ostina a volere — in Ucraina e a Gaza — una pace giusta a chi, magari suo malgrado, marcia con i guerrafondai di Bruxelles e (ancora per poco) con quelli di di Washington.
Alemanno a Rebibbia è uno scandalo, ma l’assordante silenzio della maggioranza di governo è insopportabile. Attendiamo perciò (con qualche piccola speranza) un atteggiamento fermo e serio da Palazzo Chigi, dai ministri, dai sottosegretari, dai deputati. Da qualcuno (ci sarà qualcuno…) che nel “palazzo” abbia coraggio e schiena dritta. Non solo per Gianni ma per tutta l’Italia. Soprattutto per i ragazzi di oggi, i ragazzi senza memoria e senza storie, i ragazzi abbandonati alle velenose e farlocche narrazioni dei social. I ragazzi che nulla sanno e che strillano nei cortei parole orribili che non comprendono. Il tempo crudele degli anni di piombo — un enorme carico di dolore trasversale — deve essere placato. E i professionisti dell’odio devono essere silenziati. Per sempre.
Ragionamenti su cui abbiamo scritto e su cui torneremo. Intanto, proprio su queste coordinate ci sembra giusto, doveroso rilanciare sulle nostre pagine il comunicato di Massimo Arlecchino, presidente del movimento Indipendenza. Parole di un buon senso, di determinta ragionevolezza. Parole su cui riflettere.
«31 dicembre, alle ore 18.00, Gianni Alemanno è stato trasferito presso il carcere di Rebibbia per presunte violazioni dei provvedimenti restrittivi a cui era sottoposto. Questo avviene a pochi mesi dalla conclusione della sua pena, originata da reati che, è bene sottolinearlo, sono stati in gran parte depenalizzati. Non intendiamo entrare nel merito delle accuse, che spetterà agli avvocati valutare. Tuttavia, non possiamo ignorare le tempistiche e le modalità di un provvedimento che lascia perplessi. Sorge il dubbio di un mancato rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità nel disporre tout court la sospensione della misura alternativa e l’allocazione in carcere, senza un’ammonizione preventiva e una diffida al rispetto della misura o, tutt’al più l’applicazione della detenzione domiciliare, in attesa del pronunciamento in esito allo svolgimento della Camera di Consiglio del Tribunale di sorveglianza. In un Paese dove spacciatori, rapinatori e criminali di ogni genere spesso godono di misure più leggere come l’obbligo di firma o i domiciliari, si decide di far trascorrere l’ultimo dell’anno in carcere a una persona che non rappresenta certo un pericolo sociale, non è a rischio di fuga o di reiterazione del reato.
Questo provvedimento è arrivato in un momento in cui le attività giudiziarie sono ferme, gli avvocati meno disponibili e l’opinione pubblica è distratta dalle festività. Ci sia consentito manifestare il dubbio che ci troviamo di fronte a una giustizia applicata in modo quantomeno sproporzionato se non arbitrario. Conosciamo bene Alemanno. La sua forza e la sua determinazione lo aiuteranno a superare anche questa ennesima prova. Tuttavia, non possiamo non vedere in questo caso un segnale più ampio: quello di una Nazione in cui la libertà è sempre più negata e le voci fuori dal coro sistematicamente represse. Gianni Alemanno, con il coraggio che lo ha sempre distinto, con il Movimento Indipendenza, ha sempre sostenuto posizioni contro il mainstream su temi cruciali come la guerra in Ucraina, il conflitto in Medio Oriente, l’uscita dell’Italia dalla UE e la denuncia delle storture di un liberismo ormai al tramonto. Questi temi lo rendono indubbiamente una figura politica scomoda, ancor più perché rappresentano un faro per chi crede in un’alternativa a un sistema in declino. La sua opposizione alle guerre, al nichilismo di questa fase storica e alla perdita di sovranità nazionale, unita alla sua visione di una società più giusta e libera, lo hanno sempre portato a lottare con coraggio e senza compromessi. Non ci fermeremo. Saremo al suo fianco, oggi come ieri, con orgoglio e determinazione».
Massimo Arlechino
Presidente Movimento Indipendenza
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