Il conflitto tra Russia e Ucraina, iniziato nel febbraio 2022, continuerà a segnare profondamente il contesto geopolitico globale anche nel 2025. Il 2024 è stato caratterizzato da un’intensificazione delle ostilità, con l’esercito russo che ha lanciato un’offensiva significativa nell’Ucraina meridionale. Negli ultimi mesi dell’anno, le forze armate di Mosca hanno registrato avanzamenti notevoli, consolidando la loro presenza in diverse aree strategiche.
La guerra tra Israele e Hamas ha superato il primo anno nel mese di ottobre 2024. Durante questo periodo L’IDF ha colpito il vertice di Hamas che è sostenuto dall’Iran. Allo stesso tempo, le conseguenze umanitarie del conflitto sono state devastanti: il bilancio delle vittime ha superato i 45mila morti. Parallelamente, l’escalation con Hezbollah, iniziata nell’ottobre 2023, ha segnato tutto l’anno che si sta chiudendo. L’incursione di terra delle forze israeliane in Libano ha complicato ulteriormente la situazione regionale. Sebbene sia stato raggiunto un accordo di cessate il fuoco, entrambe le parti continuano ad accusarsi di violazioni mantenendo un clima di forte instabilità. Oltre a questi conflitti che dominano i titoli dei giornali, quali altri eventi dovremmo osservare attentamente nel 2025?
I conflitti da tenere d’occhio nel 2025
Sudan
La guerra civile in Sudan è iniziata 20 mesi fa, scatenata da un conflitto per il potere tra le Forze Armate Sudanesi (SAF) e le Rapid Support Forces (RSF). I leader delle due fazioni erano stati alleati dopo il rovesciamento di Omar al-Bashir nel 2019. Nell’ottobre 2021 avevano preso il potere con un colpo di stato congiunto. Le azioni militari continuano a mettere a rischio la popolazione sudanese e a ostacolare il flusso di aiuti umanitari.
La crisi umanitaria si aggrava con la diffusione di malattie e l’insicurezza alimentare: ad oggi, più di 9 milioni di sudanesi sono stati sfollati all’interno del paese, mentre altri 3 milioni hanno trovato rifugio nei paesi confinanti come Ciad, Egitto e Libia. Secondo gli analisti, le prospettive di pace appaiono ancora lontane.
Myanmar
Il Myanmar vive una guerra civile dal colpo di stato della giunta militare del 2021, quando l’esercito ha rovesciato il governo eletto guidato da Aung San Suu Kyi. Da allora, però, la forza al potere ha progressivamente perso terreno. Secondo il Consiglio consultivo speciale per il Myanmar (SAC-M), la giunta non esercita un controllo effettivo sul paese. Ha perso l’autorità sull’86 per cento del territorio nazionale, dove vive il 67 per cento della popolazione.
Dopo il rapido crollo del regime di Bashar al-Assad in Siria in seguito all’offensiva dei ribelli, alcuni analisti si interrogano sulla possibilità che la giunta birmana possa subire un destino simile nel prossimo anno. Questa osservazione deriva dal progressivo declino del controllo sia sul piano territoriale che su quello informativo.
Haiti
Ad Haiti, a partire dal 2020, alcune potenti gang criminali hanno preso il controllo di ampie aree della capitale Port-au-Prince. L’assassinio del presidente Jovenel Moise nel 2021 ha aperto una crisi politica profonda che ha portato, nel febbraio 2024, alle dimissioni del primo ministro Ariel Henry. Durante gli ultimi anni i disordini politici si sono inaspriti.
La nazione caraibica si trova ora ad affrontare una crisi multidimensionale: oltre all’escalation della violenza delle gang e all’instabilità politica, una grave crisi umanitaria colpisce il paese. L’insicurezza alimentare minaccia migliaia di persone con oltre 700mila sfollati che lottano per sopravvivere.
La guerra a Gaza
Il conflitto, iniziato il 7 ottobre 2023, ha superato il primo anno. Nel 2024, in particolare durante il mese di agosto, i mediatori hanno intensificato gli sforzi per raggiungere un accordo di tregua e per il rilascio degli ostaggi tra Israele e Hamas. Tuttavia, questi tentativi non hanno portato ad un risultato positivo.
Il principale mediatore, gli Stati Uniti sotto l’amministrazione di Joe Biden, ha promosso i colloqui per raggiungere un cessate il fuoco e trovare un accordo prima della scadenza del mandato presidenziale che avverrà il 20 gennaio 2025. Washington, alleato storico di Tel Aviv, ha cercato di evitare ulteriori escalation in Medio Oriente ribadendo parallelamente il diritto di Israele a difendersi.
Durante l’anno, le forze israeliane hanno colpito diversi obiettivi di Hezbollah e Hamas, gruppi sostenuti dall’Iran. Con il recente crollo del regime di Bashar al-Assad, l’influenza di Teheran nella regione è stata ulteriormente indebolita. Sarà interessante osservare come la nuova amministrazione di Donald Trump influenzerà gli equilibri regionali, in particolare per quanto riguarda la guerra nella Striscia di Gaza.
La guerra in Ucraina
Il conflitto tra Russia ed Ucraina continuerà anche nel nuovo anno. Durante oltre due anni e mezzo di guerra, Kiev ha goduto del sostegno degli alleati occidentali, in particolare quello degli Stati Uniti.
Gli Usa, sotto l’amministrazione Biden, hanno fornito aiuti militari e economici cruciali per sostenere l’Ucraina nella sua resistenza contro l’invasione russa. Con l’arrivo alla Casa bianca di Donald Trump, questo sostegno potrebbe indebolirsi. Il nuovo presidente ha dichiarato durante la sua campagna elettorale, che se fosse diventasto presidente avrebbe rapidamente posto fine a questo conflitto. È probabile che con l’arrivo del tycoon cambieranno, quindi, gli equlibri di questa guerra.
Gli scenari internazionali in evoluzione
Il Medio Oriente continua a essere una delle regioni più instabili e al centro dell’attenzione globale, con equilibri che mutano frequentemente. Resta da vedere se gli attori coinvolti riusciranno a mettere in atto strategie efficaci per disinnescare le escalation e promuovere una maggiore stabilità.
Nel 2025, potrebbero tenersi i colloqui di pace tra Russia ed Ucraina in seguito all’insediamento di Trump. Tuttavia, la vera sfida sarà raggiungere un accordo di pace giusto ed equo come invocato da Kiev più volte. Se si apre questa via, tra le questioni da risolvere ci sarà anche la ricostruzione dell’Ucraina. La questione è ampiamente complicata e non è certa una pace fra Mosca e Kiev nel 2025. Gli analisti però non escludono un cessate il fuoco. Allo stesso tempo, l’Europa dovrà dare forma ad una futura strategia sul tema della sicurezza dei paesi del continente.
Nel 2025, i conflitti globali potrebbero entrare in una nuova fase di intensità o, in alcuni casi, di stallo, ma è chiaro che nessuno di questi vedrà una risoluzione facile. La guerra in Ucraina, le crisi in Medio Oriente e Africa, e l’instabilità nei paesi del Sudest asiatico continueranno a rappresentare sfide enormi per la comunità internazionale. Mentre gli attori coinvolti cercano soluzioni politiche, il 2025 si preannuncia come un anno decisivo per capire se la diplomazia potrà davvero fare la differenza, o se i conflitti continueranno a determinare l’ordine mondiale con gravi conseguenze per la popolazione civile e la sicurezza globale.
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