Sussiste una chance positiva per quanto riguarda il taglio delle pensioni di oltre 200 euro al mese, perché a fine gennaio tutto si potrebbe ripristinare. Ma per chi?
Le pensioni continuano a far tribolare l’umore dei contribuenti, ragione per cui il taglio di oltre 200 euro al mese sta preoccupando non poco i cittadini che non ce la fanno ad aspettare fino al termine del mese di gennaio. La questione può ripristinarsi prima? La manovra del Governo si sta delineando passo passo, il possibile ripristino e l’anticipo di ciò sono condizioni da analizzare a fondo.
L’istituto dovrebbe essere adattato al tasso di inflazione, e quest’ultimo è in continuo aumento, o meglio non cessa di porre in essere i suoi effetti distruttivi. Il più grande problema lo si evince dal tempo e dalla durata di questo fenomeno economico sempre più cronicizzato. I cittadini non hanno molte speranze, specie dopo la conferma del taglio delle pensioni di ben oltre 200 euro. Ma sapere che a fine gennaio la situazione potrebbe ripristinarsi, è qualcosa da non dare per scontato.
Si è parlato di una rivalutazione meno ricca, specie dopo i bonus, ratei e vantaggi proposti al termine del 2024. Com’è possibile che la situazione si possa risollevare appena agli inizi del 2025? Entra in gioco il calcolo che seppur abbia le sue criticità, presenta delle evoluzioni importanti per alcuni cittadini.
Il taglio delle pensioni di 200 euro non deve preoccupare: a fine gennaio si risolve!
L’attesa aumenta e rende sempre più impazienti. La questione è facile da comprendere, poiché c’è stata gente che ha perso tanti soldi, si parla di 250 euro e più. Insomma, già è un tema che scotta data la difficoltà all’accesso dell’istituto e al sistema di calcolo, se ci si mettono pure i tagli, la domanda sorge spontanea: come faranno a tirare avanti? Anni di sacrifici buttati al vento? La risposta degli esperti.
Analizzando un caso concreto è possibile comprendere meglio. Se un pensionato ottiene 3 mila euro al mese al netto, cosa gli viene garantito secondo la pronuncia della Corte Costituzionale sugli arretrati giù tagliate dalla rivalutazione? Il governo avrebbe deciso di modificare la rivalutazione. Quella del 2024 non è stato proprio valevole di soddisfare la carta dei diritti secondo l’organismo tirato in ballo. La stessa Legge Fornero ha posto malsani presagi previdenziali con il blocco della perequazione.
Ai tempi la questione portò al risarcimento di chi aveva perso soldi su pensioni e stipendi per via dell’inflazione, e il Bonus Poletti rimborsò, anche se poco, le vittime del sistema. Il punto è che la storia si ripete allo stesso modo, ma di gestione non si impara proprio nulla. Non si è certi in che misura, ma la seduta entro fine gennaio da parte della Consulta darà le sue risposte.
Tutto è partito da un lavoratore del comparto scuola che ha ricevuto meno di quanto predisposto proprio a causa del taglio della rivalutazione. Così, è partito il ricorso in virtù del fatto che per la Costituzione chi ha ruoli con responsabilità o lavora di più, è giusto che prenda una maggior quantità di denaro. E se ciò porta ad una pensione più alta, è assurdo che proprio per questo fatto, il soggetto in gioco ne risulti penalizzato sulla perequazione.
Questo è nucleo centrale che anima il ricorso, e questo a gennaio c’era stata la rivalutazione in base all’inflazione. Ma secondo questo calcolo, la mossa non ha coperto la perdita del potere d’acquisto. In sostanza, le percentuali usate del 5,4% per le pensioni più alte, hanno penalizzato questi lavoratori.
Il meccanismo segue il metodo della scorsa Legge di Bilancio. Per cui è stato gestito il 100% della rivalutazione per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo. In seguito, si scende a 85%, 54%, 47%, 37% e 22% per chi subisce un trattamento da 4 a 5, 5 e 6, e via dicendo, fino ad arrivare a 10. Le pensioni sono state adattate in modo diverso in base all’importo e percentuali.
Ma quali sono le prospettive della decisione della Consulta? Se la Corte Costituzionale andrà contro il Governo, le cifre perse devono essere restituite pienamente o parzialmente come successe al Bonus Poletti sopra citato. Potrebbe anche non condannare l’azione governativa, mirando a un’ulteriore rivalutazione. Questa parte da un importo pensionistico più basso, proprio perché gli aumenti sono stati minori delle previsioni.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link