Negli ultimi 12 mesi, la Penisola ha registrato un numero record di eventi meteo estremi (+485% in un decennio): Emilia-Romagna al primo posto con 52 episodi, seguita da Lombardia e Sicilia. Bologna è la città più colpita. Siccità e alluvioni segnano un aumento senza precedenti di fenomeni distruttivi
Un 2024 senza precedenti conferma l’Italia come una delle nazioni europee più vulnerabili alla crisi climatica. Con 351 eventi estremi registrati — quasi sei volte rispetto al 2015 — il nostro Paese ha visto intensificarsi fenomeni come siccità, piogge torrenziali e ondate di calore, che stanno ridefinendo il paesaggio naturale e urbano. L’ultimo rapporto dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente traccia un quadro preoccupante, sottolineando l’urgenza di interventi strutturali.
Un escalation inarrestabile
Il confronto con il passato lascia poco spazio all’interpretazione: nel 2015, gli eventi meteo estremi in Italia erano 60. Dieci anni dopo, l’incremento del 485% testimonia una tendenza allarmante, con fenomeni sempre più intensi e frequenti. Questo aumento non è solo numerico ma anche qualitativo: ogni evento ha impatti devastanti su infrastrutture, ecosistemi e comunità locali.
Il Nord è la macroarea più colpita, con 198 eventi registrati, seguito dal Sud (92) e dal Centro (61). Tuttavia, la geografia del rischio è variegata: l’Emilia-Romagna, con 52 eventi, si conferma la regione più vulnerabile, seguita da Lombardia (49), Sicilia (43), Veneto (41) e Piemonte (22). Tra le province, Bologna guida con 17 episodi estremi, mentre Roma e Ravenna sono ferme a quota 13.
Siccità al Sud: un problema cronico
La crisi idrica si fa sentire con forza nel Meridione. La Sicilia, con 16 episodi di siccità estrema, guida la triste classifica. Il lago Pergusa, simbolo dell’estate 2024, è stato ridotto a una pozza, emblema di una gestione idrica inefficace. La Sardegna segue con 9 eventi, mentre la Basilicata chiude il podio con 3 episodi. La mancanza di piogge, combinata con temperature record, mette in ginocchio agricoltura e comunità locali, accentuando la desertificazione.
Alluvioni e esondazioni al Nord: l’altra faccia del cambiamento climatico
Se il Sud arranca per l’assenza di acqua, il Nord vive il problema opposto. Nel 2024, si sono registrati 134 allagamenti, 46 esondazioni fluviali e 62 danni causati dal vento. La Lombardia è la regione con il maggior numero di allagamenti (25), seguita da Emilia-Romagna (22) e Sicilia (15). Bologna e Ravenna si trovano spesso sommerse da piogge torrenziali, che mettono sotto pressione le infrastrutture urbane.
Un’estate di temperature record e ghiacciai in sofferenza
Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato a livello globale, con il superamento della soglia di 1,5 °C rispetto all’era pre-industriale. In Piemonte, lo zero termico ha raggiunto i 5.206 metri, sfiorando il record del 2015. I ghiacciai alpini si ritirano a ritmo accelerato, mentre gli ecosistemi di montagna subiscono impatti devastanti.
Trasporti in tilt: il maltempo blocca il Paese
I danni non si limitano alla natura. Ben 22 eventi estremi hanno causato ritardi e interruzioni nei trasporti pubblici. A Roma, la stazione Cipro della Metro A è stata chiusa per allagamenti, mentre in Emilia-Romagna il maltempo ha interrotto la linea ferroviaria Rimini-Ravenna. Milano non è stata da meno, con la metropolitana compromessa da esondazioni del Seveso, che hanno paralizzato il traffico urbano per ore.
Le critiche al Governo: mancanza di prevenzione e strategia
Secondo Legambiente, l’Italia continua a farsi trovare impreparata. Stefano Ciafani, presidente dell’associazione, sottolinea l’assenza di misure preventive e di investimenti nel Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC). Questo strumento, che dovrebbe guidare il Paese verso un futuro più resiliente, rimane ancora inattuato.
Tra le richieste urgenti di Legambiente, spiccano tre interventi chiave: stanziare fondi per le azioni prioritarie del PNACC, approvare una legge per fermare il consumo di suolo e varare il decreto sul riutilizzo delle acque reflue depurate. Questi provvedimenti potrebbero ridurre gli sprechi idrici e mitigare l’impatto della crisi climatica su agricoltura e comunità locali.
Il 2024 si chiude con un bilancio preoccupante, ma offre anche un’opportunità per riflettere sul futuro. La crisi climatica è già qui, e ogni ritardo nell’attuazione di politiche sostenibili aumenta i rischi per l’Italia. L’impegno collettivo — di governi, imprese e cittadini — non è più rinviabile.
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