Energia da fonti rinnovabili, decontribuzione, Zes unica, credito d’imposta, infrastrutture per la mobilità e soprattutto Pnrr. L’ordine dei fattori può essere modificato a piacimento ma l’obiettivo finale non cambia: il 2025 in chiave Sud ha tutti i presupposti per essere l’anno delle grandi opportunità. Perché ognuna di queste voci non è un auspicio, una speranza, un traguardo lontano. È già adesso una prospettiva concreta, in potenziale forte espansione, sulla scia di quanto è accaduto nel 2024 e nel 2023, gli anni che hanno consacrato l’economia del Mezzogiorno a nuova locomotiva del Paese facendo emergere un percorso che in realtà è iniziato a ridosso della fine dell’emergenza Covid ma di cui pochi si erano resi conto. Un trend, insomma, un cambio di paradigma che ha tutte le carte in regola per consolidarsi nell’anno che sta per venire, al netto della frenata dell’economia internazionale ed europea in particolare, delle decisioni di Trump in materia di dazi, dell’evoluzione dei conflitti bellici in atto. Le premesse del 2025 confermano che il Sud rimane l’area più necessaria e dunque strategica per sostenere la crescita del Paese, rafforzando di conseguenza il peso e la credibilità anche dell’Europa, sempre più consapevole di non poter più prescindere dai Paesi del Sud, Italia in testa. Ecco perché l’anno che verrà si annuncia, come quello che sta finendo, come un’occasione importante per accelerare il passo e provare a trasformare la crescita in sviluppo.
L’ENERGIA
Sarà un anno cruciale per il Mezzogiorno, l’area con la più alta percentuale di energia prodotta da fonti non inquinanti. L’incidenza del rinnovabile al Sud è pari al 41% del totale dell’energia prodotta e dunque da qui – in attesa del ritorno al nucleare soft su cui sta lavorando il Governo con il sostegno di Confindustria – dipenderà gran parte della sfida energetica del Paese, con Puglia e Sicilia in prima fila per quantità di eolico e solare disponibile. La differenza tra Sud e resto del Paese è destinata ad ampliarsi perché a partire dal 2025 gli impianti di energia rinnovabile da realizzare entro il 2030 saranno per la maggior parte allocati al Sud. Il Mezzogiorno diventerà dunque sempre di più un hub energetico, passaggio obbligato peraltro delle grandi reti energetiche, aeree e sottomarine, dell’area euromediterranea sull’asse Africa-Europa, grazie al PianoMattei (e non solo). Garantire che tutto ciò abbia un ricasco diretto sui consumi di imprese e famiglie del Sud e sulle prospettive del sistema economico diventerà decisivo.
GLI INVESTIMENTI
Non a caso è proprio nel settore energetico che si annunciano in ulteriore spinta. Lo dimostrano ad esempio i dati di Terna relativi al 2024 in chiave Sud, con le autorizzazioni concesse dal Mase (il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) per opere strategiche come i grandi collegamenti sottomarini, tra cui spicca Elmed, il ponte energetico tra Italia e Tunisia, realizzato da Terna in collaborazione con STEG, il gestore tunisino, un elettrodotto da 600 MW, lungo circa 220 km, che raggiungerà una profondità di 800 metri nel Canale di Sicilia. Ma dal ministero Terna si è vista autorizzare anche l’elettrodotto Bolano-Annunziata, l’interconnessione a 380 kV in corrente alternata tra Calabria e Sicilia che aumenterà fino a 2.000 MW la capacità di trasmissione tra l’isola e il Continente, favorendo lo sviluppo delle rinnovabili nel Sud Italia e migliorando la resilienza della rete. Non meno rilevanti, tra i progetti approvati nel 2024, la linea interrata di 8 kmche collegherà le due nuove stazioni elettriche di Telese e Amorosi, a supporto della linea ferroviaria Alta Velocità/Alta Capacità Napoli-Bari, l’elettrodotto in cavo interrato di circa 10 km che migliorerà la qualità del servizio nella città di Messina, il riassetto della rete elettrica della penisola Sorrentina.
I TRASPORTI
Sarà l’anno della Napoli-Bari ad alta velocità e capacità ferroviaria, con la prevista entrata in esercizio parziale della nuova linea ma già con una robusta riduzione degli attuali tempi d percorrenza. Nel frattempo, si sono conclusi, nel rispetto dei tempi, i lavori di ammodernamento delle prime dieci stazioni ferroviarie nel Mezzogiorno per le quali erano disponibili 50 milioni di euro (per la Campania interessate le stazioni di Falciano-Mondragone-Carinola e Sapri), e dal 2025 si proseguirà con altre 20 nonché sugli otto hub ferroviari del Sud (tra i quali sempre in Campania Benevento e Caserta) e sulle stazioni della Linea 2 della metropolitana di Napoli, tutti lavori con completamento previsto entro il 2026.
LA ZES UNICA
Altre 15 autorizzazioni uniche sono praticamente già pronte, in aggiunta alle 415 già certificate durante il 2024, a riprova della crescente attrattività dello strumento. Nel 2025 si prevede un ulteriore incremento delle richieste di investimento, garantite dal fatto che anche per il nuovo anno il Governo ha messo in bilancio altri 2,2 miliardi di risorse con il credito d’imposta, concesso al 100 per 100 deltarget a oltre 6800 soggetti richiedenti. La pubblicazione del Piano triennale strategico rafforzerà la credibilità della Zes unica e, come molti indizi portano a credere, l’interesse delle multinazionali verso un’area resa finalmente competitiva al pari delle altre già esistenti in Europa con il grande valore aggiunto della collocazione strategica nel cuore delMediterraneo.
IL PNRR
Non solo al Sud il 2025 sarà determinante per capire se l’Italia riuscirà a portare a termine tutti i progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, in scadenza l’anno dopo. Ma per il Mezzogiorno lo sarà ancora di più e si considera che per le grandi opere infrastrutturali e per i canteri dei Comuni è in questa parte del Paese, come emerso da molti studi e report, che si giocherà la sfida più importante. La risposta dei territori è stata finora incoraggiante, quasi tutte le opere degli enti locali sono state ormai appaltate: tocca ai cantieri, adesso, in attesa che il monitoraggio delle prefetture puntualizzi lo stato dell’arte e il Governo chiarisca in che modo intende mettere mano alla nuova rimodulazione, annunciata dal ministro Foti. Non è un caso he la prima vera scadenza in chiave Sud del nuovo anno sarà a metà gennaio, il termine entro il quale la premier Meloni ha chiesto di ricevere da ogni ministero e amministrazione pubblica l’aggiornamento sulla spesa delle risorse destinate al Mezzogiorno, il 40 per cento di quelle totali.
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