Roma – A poche ore dalla fine del 2024 è importante fermarsi a riflettere sui numerosi accadimenti che – nel bene e nel male – hanno caratterizzato i 365 giorni che ci apprestiamo a lasciarci alle spalle. Parliamo di un anno che per l’agricoltura è stato certamente intenso e al contempo molto delicato, nel quale il Primario del nostro splendido Paese ha dovuto nuovamente fare i conti con i sempre più evidenti effetti del climate change, questione ormai endemica con la quale è purtroppo sempre più necessario imparare a convivere, e con la recrudescenza di fitopatie ed epizozie, peronospora, peste suina e lingua blu in primis, che sono andate a erodere ulteriormente la già sottile redditività dei produttori agricoli.
Un anno complicato, il cui avvio è stato caratterizzato dalle vibranti proteste degli agricoltori ‘senza bandiera’, proteste che la Copagri ha appoggiato sin da subito nella ferma convinzione che la politica comunitaria dovesse rapidamente voltare pagina, come la stessa Confederazione aveva più volte richiesto; tutte quelle tensioni, peraltro mai sopite del tutto, erano sorte in maniera spontanea, autonoma e trasversale e miravano a rimettere al centro dei riflettori tutta una serie di tematiche troppo spesso trascurate dalle istituzioni comunitarie, sulle quali la Copagri ha sempre cercato di tenere alta l’attenzione.
Non a caso, piano piano, diversi pezzi del complicato mosaico che caratterizza l’agricoltura sono tornati al loro posto. Penso, ad esempio, al grande risultato ottenuto in Europa sulla revisione della PAC, grazie alla positiva apertura delle istituzioni comunitarie, arrivata anche con ilforte pressing della Copagri, che hanno di fatto dato ragione ai produttori agricoli, introducendo una maggiore flessibilità nell’applicazione delle misure previste dal Piano Strategico Nazionale-PSN e aprendo alla possibilità di modificarlo fino a due volte l’anno, così da poter meglio rispondere alle mutate condizioni di mercato e di scenario. Senza contare, poi, la riduzione degli oneri amministrativi a carico degli agricoltori accordata da Bruxelles, che ha inoltrescongiurato, fra l’altro, l’obbligo di lasciare il 4% dei terreni a riposo.
Fino ad arrivare agli ultimi mesi, nei quali la Commissione Ue ha deciso di raddoppiare il regime degli aiuti di stato in agricoltura, modificando il regolamento de minimis ed esentando i piccoli importi di sostegno pubblico; non bisogna dimenticare, poi, la rilevanza del declassamento del lupo da specie ‘strettamente protetta’ a ‘protetta’, che ha segnato un vero e proprio punto di svolta nella gestione di questo animale, accogliendo le crescenti preoccupazioni dei produttori agricoli legate ai danni provocati dai lupi agli allevamenti e rappresentando una grande opportunità per una gestione più equilibrata del predatore. Tutte misure frutto di un grandissimo e delicato lavoro che ha visto in prima linea l’intero sistema Paese, schierato in maniera compatta a difesa dell’agricoltura nazionale.
È chiaro che la partita è ancora tutta da giocare e che sono ancora tantissimi i nodi al pettine degli agricoltori; in altre parole, servirà ancora del tempo per rimettere a posto tutti i pezzi del mosaico agricolo, ma la strada intrapresa sembra essere quella giusta. Speriamo che in questa partita potremo contare sul supporto delle istituzioni europee, che si apprestano ad avviare i motori per la nuova legislatura uscita dallerecenti elezioni. Di certo, potremo contare sul fondamentale supporto dei numerosi rappresentanti politici del nostro Paese, a partire dal nuovo vicepresidente della Commissione Europea Raffaele Fitto, che ricopre anche l’incarico di Commissario alle politiche di Coesione e alle Riforme e che, soprattutto, ha una specifica delega al coordinamento delle politiche agricole e agroalimentari.
È a tutti loro che, come abbiamo già avuto modo di fare con diverse lettere e anche attraverso numerosi confronti svoltisi negli ultimi mesi,ci rivolgiamo per chiedere di mantenere altissima l’attenzione sulla necessità di difendere e promuovere la nostra inestimabile agricoltura e le tantissime eccellenze agroalimentari che il nostro Paese produce, vero e proprio vanto del Made in Italy nel mondo. Tale azione non può prescindere da tutta la partita della reciprocità negli accordi commerciali internazionali di libero scambio – penso ad esempio all’accordo con il Mercosur – ma anche alla sempre più avvertita necessità di continuare a lavorare su misure che vadano a rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare.
A tutto ciò, andrà affiancato un impegno analogo, se non maggiore, sul versante nazionale, partendo dai positivi e numerosi semi piantati durante l’anno che ci apprestiamo a salutare; un anno che è stato caratterizzato da una discreta stabilità politica – che aldilà del colore all’agricoltura non fa mai male – con un Esecutivo che ha recentemente tagliato il traguardo dei due anni di attività e al quale auguriamo, per il bene del nostro Primario, di portare a compimento il suo mandato, così da portare a termine i numerosi intendimenti ancora in itinere.
Restando sul piano nazionale, non possiamo mancare di ricordare l’atteso riconoscimento del ruolo dell’agricoltore quale custode dell’ambiente e del territorio, arrivato all’inizio del 2024, grazie al quale è stato acceso un vero e proprio faro sul valore inestimabile di questa figura, centrale non soltanto sotto l’aspetto della produzione agricola, ma anche sotto quello ambientale ed ecologico, in ragione delle sue insostituibili funzioni in termini di salvaguardia del territorio, dell’ecosistema e dell’inestimabile patrimonio di biodiversità del nostro Paese; con tale fondamentale risultato, si è finalmente giunti al coronamento di un lungo percorso, avviato dalla Copagri nell’ormai lontano 2015, quando la Regione Marche, su forte impulso proprio della Confederazione, aveva legiferato per riconoscere l’insostituibile ruolo dei produttori agricoli nella tutela della biodiversità e nella salvaguardia del territorio.
Ruolo che è stato messo al centro dei riflettori, non da ultimo, con la splendida vetrina dell’Expo di Ortigia, ideata dal ministrodell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, cui vanno i nostri ringraziamenti per aver consentito a tutti i maggiori paesi del mondo di vedere e toccare con mano la straordinaria qualità e varietà dell’agroalimentare nazionale.
È chiaro che a tutte queste positive iniziative bisognerà continuare ad affiancare delle politiche mirate e di lungo respiro, sulla falsa riga di quanto fatto con il DL Agricoltura, risalente alla scorsa estate, nel quale hanno trovato posto numerose e positive misure a sostegno del Primario, ripetutamente caldeggiate dalla Copagri, quali ad esempio la moratoria per i mutui e i finanziamenti contratti dalle aziende che hanno subito riduzioni del volume d’affari, senza contare i diversi interventi compensativi per le filiere in difficoltà e per le imprese danneggiate dalla peronospora, dalla flavescenza dorata e dalla moria del kiwi.
In tal senso, la manovra 2025, approvata in extremis al Senato, sembra aver restituito un po’ di attenzione al Primario del Paese; abbiamo, infatti, accolto favorevolmente l’impianto del testo, con particolare riferimento al tanto atteso e richiesto taglio del cuneo fiscale, grazie al quale si libera maggiore liquidità a disposizione delle imprese e delle filiere produttive agricole, fondamentale per intervenire sul versante dell’innovazione e per far fronte ai costi di produzione. A pesare sul settore, però, è il mancato taglio dell’Irpef, annunciato salvo poi essere rinviato, e l’assenza di interventi ripetutamente caldeggiati in materia, ad esempio, di gestione della fauna selvatica, ma anche di assicurazione sui mezzi agricoli o di tutela della filiera canapicola, questione sulla quale bisognerà ricominciare a ragionare già dall’inizio del 2025.
Del tutto positivi, invece, sono gli interventi sul credito d’imposta per sostenere gli investimenti nella ZES agricola, il rifinanziamento della Nuova Sabatini, strumento che si è sempre contraddistinto quale propellente fondamentale per la competitività aziendale, e soprattutto il sempre più deciso e convinto sostegno alla ricerca e all’innovazione, esemplificato dall’importante finanziamento per portare avanti la sperimentazione sulle Tecniche di Evoluzione Assistita-TEA, grazie alle quali si potranno ottenere produzioni vegetali in grado di rispondere in maniera adeguata alla scarsità idrica e a stress ambientali e biotici di particolare intensità, contribuendo a raggiungere la tanto decantata rivoluzione green e a produrre utilizzando minori quantità di carburanti, fertilizzanti e agrofarmaci; come Copagri, infatti, siamo fermamente convinti che questo tema, unitamente a tutta la partita del carbon credit, caratterizzerà senza ombra di dubbio il futuro prossimo dell’agricoltura nazionale e comunitaria. Da questo punto di vista, riteniamo infatti che i tempi siano finalmente maturi per affrontare nuove sfide che possano aiutare il Primario a coniugare gli impegnativi orientamenti comunitari in materia di sostenibilità ambientale con quella economica.
Sotto altro profilo, riteniamo fondamentale continuare a prestare la massima attenzione all’evolversi della situazione globale, caratterizzata da diverse drammatiche crisi internazionali, che rischiano di innescare una pericolosa e sostenuta nuova ripresa dei prezzi dei prodotti energetici, con impatti negativi sugli investimenti e sulla crescita. Proprio gli investimenti, infatti, sono il principale orizzonte cui guardano gli imprenditori agricoli, i quali non chiedono soltanto soluzioni tampone, ma anche e soprattutto misure che possano garantire loro la possibilità di innovare i processi e, di conseguenza, le produzioni, a beneficio della redditività, della salubrità del prodotto e della tutela dei consumatori. Come Copagri, continueremo a lavorare anche nel 2025 per trasformare in realtà questi rilevanti obiettivi, che dovranno accompagnarsi al reperimento di risorse sempre maggiori per sostenere concretamente l’agricoltura, insieme a una sempre più concreta azione di semplificazione e snellimento amministrativo e burocratico, conditio sine qua non per liberare il settore dai tanti lacci e lacciuoli che da anni ne frenano lo sviluppo.
È proprio per tali ragioni che dall’anno che verrà ci aspettiamo misure che diano nuova linfa all’agricoltura, agendo sul versante della liquidità e andando a semplificare l’accesso al credito a favore delle imprese agricole, continuando al contempo a lavorare per delle moratorie a favore dei produttori agricoli in difficoltà.
Oltre alla liquidità, il fine ultimo dell’operato di tutti i portatori di interesse deve essere quello di concorrere all’individuazione e alla messa in campo di misure strutturali che possano evitare il ripetersi delle situazioni che negli ultimi anni hanno inciso sensibilmente, erodendola, sulla redditività del Primario; in altre parole, servono interventi che possano contribuire a mitigare i drammatici effetti del cambiamento climatico, siccità in primis, agendo quindi sul sistema infrastrutturale e idrico di un Paese che sconta una gravissima dispersione di tale risorsa, causata da una rete colabrodo con perdite medie del 40-50% e con una scarsissima manutenzione, e avviando un serio ragionamento sull’utilizzo dei dissalatori, grazie ai quali recuperare, a costi relativamente contenuti, ingenti quantitativi di acqua da destinare all’uso potabile, liberando di conseguenza risorsa idrica a uso irriguo, sulla falsa riga di quanto già accade in moltissimi altri paesi.
Da parte nostra, continueremo a metterci lo stesso impegno ed entusiasmo che ci ha sempre contraddistinto, lavorando per dare gambe al nuovo corso della Confederazione Produttori Agricoli, avviato nel 2023 con il VI Congresso Nazionale che ha portato al rinnovo dei vertici confederali e di gran parte degli organi dirigenti. Proprio in tale ambito, infatti, è stato tracciato il solco delle numerose sfide che caratterizzeranno i prossimi anni di attività della Copagri, a partire dalla grande attenzione alla multifunzionalità e al ricambio generazionale, da intendersi quali vere e proprie chiavi di volta dello sviluppo e della crescita della nostra bellissima e insostituibile agricoltura.
Tommaso Battista
presidente della Copagri
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