Il crollo di Babele | news-24.it

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Il racconto biblico della torre di Babele è divenuto                                                          un paradigma universale della nostra cultura.                                                             Paolo Benanti    

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          Nella breve Introduzione del saggio Il crollo di Babele. Che fare dopo la fine del sogno di Internet? (Edizioni San Paolo), l’autore Paolo Benanti, teologo che si occupa di etica delle tecnologie e bioetica, presenta, con estrema chiarezza, gli argomenti che sono oggetto di riflessione del volume.

Il testo, diviso in due parti analizza i primi due decenni del XXI secolo, caratterizzato dall’esistenza delle reti digitali e dai social network che costituiscono i simboli della nostra contemporaneità. Nella prima parte l’autore ricostruisce, attraverso la metafora biblica della Torre di Babele, il primo decennio durante il quale l’umanità ha iniziato a costruire una nuova Babele digitale, mentre nella seconda parte si sofferma sul crollo della torre e sulle sfide dinanzi alle quali gli esseri umani oggi si trovano a vivere.

Nel capitolo introduttivo, Babele: un approccio sapienziale, l’autore propone, servendosi di argomentazioni storiche, filosofiche, antropologiche  e sociologiche, un’analisi adeguata del vivere umano e delle implicazioni che le tecnologie digitali e le reti sociali digitali hanno sul nostro vivere. Benanti propone un approccio basato sulla sapienza,  intesa come profondo sapere dell’uomo su di  sé e sul mondo che lo circonda.

Tenendo presente le analisi scientifiche, filosofiche e delle scienze sociali, Benanti sceglie una lettura sapienziale della nostra contemporaneità, «cerca di non guadare solo al cosa è ma al cosa fare in forza del cosa c’è  e del cosa succede intorno a noi». La sapienzialità è riferita all’agire dell’uomo in un’ottica globale nel senso che fa sua la grande vastità delle conoscenze. L’approccio sapienziale mira a fare emergere quei saperi che servono a vivere in comunità con gli altri nel mondo e a farci comprendere la complessità del vivere umano e le trasformazioni del digitale nella quotidianità.

La sapienza, nella prospettiva della Bibbia, consiste nel “saper vivere”,  nell’avere esperienza del mondo e nell’offrire un orizzonte di senso all’agire umano. Secondo l’autore il racconto biblico della torre di Babele, diventato paradigma universale della nostra cultura,  ci aiuta a comprendere la nuova stagione del vivere umano, la città digitale. In questa città, durante i primi dieci anni dell’attuale secolo, gli uomini hanno sognato e progettato un mondo unito e coeso nel linguaggio del digitale, in una nuova cultura, in grado di dare all’umanità una sola lingua, mentre nel secondo decennio, con il crollo della torre di Babele, il digitale è diventato un incubo capace di eclissare la razionalità individuale e collettiva.

Il digitale, aperto e condiviso, ci spinge a rileggere nel profondo dell’esperienza umana le ragioni per cui il progetto di impero digitale, inteso come «il più grande corpo politico conosciuto dall’uomo», rappresentato dalle piattaforme (come Twitter, Facebook) dei social network, è da considerare disumanizzante e fallimentare. Siamo costretti a  interrogarci su studio, lavoro, amore e dolore, cioè su logica, tecnica, politica ed etica.            La lettura sapienziale ci permette di essere consapevoli su che cosa si fondono, si mantengono e custodiscono le società umane. Le tre forze principali che legano le società democratiche sono: il capitale sociale (cioè l’esistenza di estese reti sociali), le istituzioni forti e l’esistenza di storie condivise.

Nella prima parte dell’indagine (Il sogno di Babele) Benanti ricostruisce la nascita (1997) e lo sviluppo delle piattaforme online, delle  reti sociali digitali (i social network – parola coniata nel 2003) che permettono alle persone di comunicare in maniera rapida, veloce e gratuita e di condividere e interagire tra loro  e come la loro influenza, nell’organizzare, comunicare e divulgare determinati eventi, abbia trasformato la nostra relazionalità. Tutto ciò è avvenuto nei primi dieci anni del XXI secolo con la costruzione di una Babele digitale, di una nuova forma di comunicazione.

Viviamo oggi in una società caratterizzata dal digitale che, con le sue contraddizioni e ambiguità, sta producendo, con le relative tecnologie, profondi cambiamenti. L’informatica, come industria, produce cultura e questa cultura produce una trasformazione profonda della società.

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Nella ricostruzione storica del progetto di Babele l’autore mette in risalto la nascita, avvenuta nel 2004, del web 2.0 che indica una trasformazione dirompente e radicale della rete nella realtà quotidiana perché è un indice di una nuova prospettiva epistemologica della realtà, è l’espressione di un nuovo approccio filosofico alla rete. rete.

L’autore ricostruisce la storia dei diversi social network con la prima piattaforma con la quale gli utenti potevano condividere video, fotografie, messaggi e commentare con i loro amici attraverso il profilo e la loro rete.  Nei ruggenti anni Venti del XXI secolo l’autore passa ad analizzare le piattaforme (Facebook, Twitter, LinkedIn e YouTube), artefici delle relazioni umane.

 La piattaforma social, più conosciuta e utilizzata del mondo, fondata nel 2003 da Mark Zuckerberg è Facebook, un social network che ha cambiato la storia di Internet. Alla fine del 2010 Facebook è diventata un’azienda planetaria, una grande nazione globale, fatta di relazioni virtuali e digitali capaci di far circolare idee e opinioni in tutto il mondo con una straordinaria e impensabile velocità.

Nel proseguire l’analisi del progetto di costruzione della torre digitale, un’altra piattaforma, diversa nelle origini e nella filosofia di fondo, capace di trasformare la nostra esperienza di socialità, è Twitter (il cinguettio degli uccelli), un servizio di notizie,  di informazioni e di opinioni in tempo reale, avviato nel 2006 per merito di Jack Dorsey. È diventato una piattaforma popolare per politici, celebrità e giornalisti per condividere pensieri e opinioni con il pubblico e per comunicare con i loro fan.

Una terza piattaforma, nata nel 2003, da una idea di Reid Hoffman, è LinkedIn che permette di condividere il proprio curriculum vitae, le proprie competenze e le proprie esperienze lavorative con altri professionisti e con aziende interessate ad assumere personale. Oggi è diventata la piattaforma più importante al mondo per lo sviluppo della carriera professionale e per la creazione di opportunità di affari. Una piattaforma vantaggiosa per persone che condividono interessi, competenze ed esperienze, utile per trovare nuove opportunità di lavoro, collaborazione, formazione e informazione. Inoltre LinkedIn  offre in tempo reale la possibilità di accedere a un vasto database di offerte di lavoro pubblicate dalle aziende iscritte a questa piattaforma.

Un’altra piattaforma, nata nel 2005 ad opera di Chad Hurley, Steve Chan e Jawed Karim, è YouTube che consente di condividere  e visualizzare  video, trailer, cortometraggi e notizie. Questa piattaforma sociale on line ha dato vita al fenomeno degli influencer, persone che hanno creato dei canali video, molto seguiti dai fan.                                    La costruzione della torre di Babele è avvenuta mediante la digitalizzazione delle relazioni sociali realizzata dall’evoluzione del computer e dei protocolli di comunicazione.

I social network hanno avuto un impatto significativo, sia positivo che negativo, sul modo in cui le persone si relazionano tra di loro. Da una parte permettono di ampliare i contatti sociali facilitando la condivisione di idee, informazioni, opinioni, esperienze ed emozioni, dall’altra di perdere il contatto con la realtà e di trascurare rapporti reali con le persone.

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Nel raccogliere e analizzare enorme quantità di dati personali degli utenti da parte delle piattaforme digitali (Facebook, Instagram, Twitter, TikTok) è nata l’economia dei social (la socialnomick) guidata dalle persone attraverso i media cambiando il nostro modo di vivere e di fare business. Attraverso i like, come interazioni, si stanno modificando usi, costumi, abitudini e modi di stare insieme. Stiamo vivendo a un cambio di paradigma delle relazioni umane.

Tra le tecnologie radicali lo smartphone (il telefono cellulare) è l’emblema della nostra era. La nostra vita quotidiana è influenzata da questa tecnologia digitale in rete che ha rivoluzionato spazi, tempi e rituali tradizionali. Molti atti quotidiani con questo dispositivo tendono a dematerializzarsi. La nostra vita si è semplificata permettendo di collegarsi con miliardi di persone  e di accedere a tutta l’intelligenza collettiva del genere umano.

Gli smartphone, connessi ai social network, hanno cambiato il modo in cui le persone interagiscono, presentano sé stesse, conoscono gli altri e influenzano profondamente il modo in cui vediamo il mondo. Gli smartphone, nella metafora sapienziale della costruzione della torre di Babele, sono i mattoni fondamentali che hanno consentito la realizzazione digitale della nostra quotidianità. Gli smartphone con le applicazioni hanno facilitato la comunicazione e hanno permesso di creare e condividere contenuti originali e di gestire la vita in vari ambiti. L’applicazione Twitter per smartphone ha portato a una profonda trasformazione nel diffondere informazioni e nel raccontare storie e anche a diffondere false notizie (fake news) e tattiche di propaganda e manipolazione.

Oggi viviamo in un mondo diverso a tutti i livelli ad opera dello smartphone, delle app e dell’onnipresenza della fruizione e/o condivisione sociale dei contenuti. È  cambiato anche il modo di fare politica (diventata più divisiva e non più basata su un dialogo costruttivo) come hanno dimostrato le Primavere Arabe del 2011 durante le quali le piattaforme digitali (smartphone e social network) hanno avuto un ruolo importante.

 


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