“Ciao Franco, Taranto sia orgogliosa di te”

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“Spero questo viaggio sia il più luminoso. L’Italia ti deve molto e la tua città natale Taranto… sia orgogliosa di te. Dicevi che solo la vera cultura può proteggere i popoli. E di popoli ne hai incontrati tanti” (Un’amica di Franco)

Ricordando i suoi racconti nelle tante ore passate insieme nella sua casetta vicino la Baia d’Argento, Leporano, per me è doveroso un minimo ritratto del caro amico Franco Guarino i cui funerali si svolgono oggi martedì 31 dicembre alle 14.30 al tempio crematorio del cimitero monumentale di Torino.

Nato a Taranto il 12 novembre 1945, dal 1970 al 1981 Franco Guarino, ha compiuto diverse missioni in tutto il mondo in qualità di esploratore-ricercatore, collaborando a programmi di Agenzie delle Nazioni Unite. Ha percorso itinerari lungo i sistemi fluviali del Nilo Bianco e Azzurro, Niger, Congo –Zaire e Zambesi in Africa, Rio Orinoco, Rio delle Amazzoni, Mississippi-Missouri, Rio Paranà, Paraguay in America, Tigri e Eufrate in Medio Oriente, Yan Tze (Fiume Azzurro), Bramaputra, Indo, Mekong, Gange in Asia; in particolare lungo le antiche vie commerciali e i percorsi degli esploratori del passato. Nel 1978 è salito sul Monte Everest, giungendo a quota 8.000 nella regione del Colle sud, ha portato il gagliardetto di Taranto sull’Himalaya, ha scalato montagne in Himalaya, Ande, Alpi, Karakorum e Islanda; ha partecipato e guidato diverse spedizioni scientifiche nelle regioni Artiche, Antartiche, Groenlandia, nei deserti: Sahariano, dei Gobi in Mongolia, Atacama in Sud America, in Amazzonia, Terra del Fuoco e foreste africane e asiatiche. Dal 1981, pur continuando esplorazioni e ricerche, Guarino è passato gradualmente alla professione di reporter televisivo, collaborando con la Rai e con l’Onu, realizzando in tutto il mondo, reportage e approfondimenti geopolitici, culturali, scientifici, sui diritti umani e sui conflitti territoriali e bellici. Ha realizzato alcuni documentari su esplorazioni geografiche, ecosistemi e cambiamenti climatici. Ha collaborato attivamente con RaiNews24 per cui ha realizzato numerosi reportage, il più recente “Taranto dolce amara, sul caso Ilva. Reporter, esploratore, giornalista “eretico” Franco ha saputo raccontare il mondo con il suo stile fuori dagli schemi. Da quando entrò nell’Afganistan dei Taliban nascondendo la sua camera sotto a un burqa a quando, nei giorni dell’influenza aviaria, andò a infilarsi nei più remoti villaggi vietnamiti per raccontare quella nuova peste che minacciava il mondo. Non c’è un rischio dal quale si sia tenuto al riparo, riuscendo sempre, per altro, a cavarsela. Mille storie e mille racconti: i mutamenti climatici, le rotte della droga e il contrasto al narcotraffico e anche quella che era per lui una vera e propria ossessione: risalire ai natali di Cristoforo Colombo. Poi, certo, la sua casa è stata soprattutto la Rai alla quale ha venduto ore di immagini grazie all’intuito di dirigenti come Loris Mazzetti (suo grandissimo amico), Battista Gardoncini e Roberto Morrione, che ne hanno compreso e valorizzato il talento. Perché il giornalismo è anzitutto “andare a vedere” e lui, che diceva spesso a Mazzetti di avere il “chilometro facile”, non si è mai risparmiato dal farlo.  Gli ultimi anni sono stati duri, ma grazie all’interessamento proprio di Loris Mazzetti e di altri amici aveva ottenuto i privilegi della legge Bacchelli: un riconoscimento e un aiuto importante per un uomo che, davvero, non ha mai fatto del cinico il suo mestiere. Con la Rai ha curato Speciali Approfodimenti, gli Speciali di TG1, TV 7, alcune tematiche in pool con Tg2, tg3, Rai International  con ampie testate. Lavorava con tutti e quando il presidente del Senato, Amintore Fanfani, gli offrì insistentemente l’assunzione in RAI Franco rifiutò, perché voleva essere “libero”. Quasi sempre solo, con un po’ di assistenza, come Fabrizio Del Noce, in America latina, e con  David Sassoli, Lilli Gruber, Antonio  Ferrari, andavano in posti difficili. In viaggio con Papa Giovanni Paolo II. Quando il Vaticano chiedeva servizi alla Rai  reclamava sempre la presenza di  Guarino  “perché era più facile  – in caso di emergenza – conoscere il posto dove andavano”. Amava la sua città natia. Ancora negli ultimi anni, trasferitosi a Torino dopo la sua malattia, esprimeva il suo desiderio di tornare a Taranto. Nonostante la sua difficoltà a camminare mi chiedeva sempre di andare a prendere un caffè su un bar in riva al mare sulla costa di Pulsano. Ci vorrebbero pagine intere per raccontare le sue storie, le sue avventure, la sua passione per il suo lavoro.

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Rocco Tancredi





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