Mattarella firma la legge di bilancio: ecco cosa cambia per famiglie e imprese

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Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 


ROMA. Vale in tutto 30 miliardi di euro, 1,6 in più della versione iniziale, la legge di Bilancio per il 2025, ovvero la «manovra» per il prossimo anno che oggi è stata firmata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. È composta per più del 50% dall’intervento per rendere strutturale, almeno per i prossimi 5 anni, la riduzione del cuneo fiscale per i redditi fino a 40 mila euro e il passaggio a tre aliquote Irpef. Da sole queste due misure pesano per quasi 18 miliardi di euro: per il governo, infatti, la priorità di quest’anno doveva essere il sostegno alle famiglie ed ai redditi medio bassi.

Per l’opposizione si tratta invece di una manovra «recessiva»; per Cgil e Uil, che a novembre hanno indetto uno sciopero generale, è semplicemente «una manovra sbagliata frutto dell’austerity imposta dalle nuove regole europee». E in effetti, ancor più del passato, il sentiero della manovra quest’anno era particolarmente stretto essendo strettamente vincolato agli impegni presi col piano strutturale di bilancio a 7 anni, che recepisce le nuove regole del patto di stabilità Ue e che impongono di portare il rapporto deficit/Pil sotto al 3% già nel 2026.

Per questa ragione è stata impostata una rigida revisione della spesa. Vengono tagliate le detrazioni recuperando circa 1 miliardo di euro, bloccato per un anno il turn-over in una buona fetta della Pa e ridimensionati i fondi alle imprese. Oltre a questo si prevede poi che nel triennio 2025-2027 la spending review a carico dei ministeri produca risparmi per circa 7,7 miliardi di cui 3 già il prossimo anno.
Per quanto riguarda le coperture un peso importante è messo a carico di banche-assicurazioni da cui arriveranno 3,5 miliardi. Per le banche in particolare sono previsti interventi sulle Dta e le stock options, mentre le assicurazioni dovranno versare annualmente l’imposta di bollo. Un ulteriore contributo di 400 milioni è stato poi caricato sulle banche per rende possibile il taglio dell’Ires.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Tolto l’intervento su cuneo e Irpef le risorse restanti sono state concentrate su poche voci di spesa come il sistema sanitario e le politiche a favore della natalità. Niente da fare invece per la riduzione al 33% della seconda aliquota Irpef: per finanziarla sarebbero serviti 2,5 miliardi da raccogliere tramite il concordato preventivo biennale, che però ha mancato il target necessario. Se ne riparlerà, pare con un decreto ad hoc, tra febbraio e marzo.

Cuneo e aliquote Irpef: il taglio diventa strutturale
Per chi già l’anno passato beneficiava del taglio del cuneo fiscale e della riduzione delle aliquote Irpef in concreto non cambia nulla (o quasi). Ma almeno dal prossimo anno queste due misure diventano strutturali impegnando quasi 18 miliardi di euro ovvero più della metà dell’intero importo della nuova legge di Bilancio. Cambia però il meccanismo attraverso il quale il governo assicura lo sconto: sino a 20 mila euro resta infatti sotto forma di taglio contributivo, mentre sopra questa cifra diventa uno sgravio fiscale. Fino a 8.500 euro di reddito si avrà un contributo del 7,1%, tra 8.500 e 15.000 euro sarà invece del 5,3%, mentre tra 15 e 20 mila euro si scenderà al 4,8 per cento.

Da 20 a 32 mila euro avranno tutti una detrazione di mille euro, 83,3 euro per 12 mensilità. L’altra novità riguarda l’ampliamento della platea per effetto dell’innalzamento da 35 a 40 mila euro della soglia massima, operazione che interessa circa 1,3 milioni di lavoratori portando il totale dei beneficiari a quota 14,3 milioni. Raggiunta questa cifra però lo sconto, per effetto del décalage che inizia sopra quota 32 mila euro, alla fine si azzera.

A differenza del vecchio taglio del cuneo dal nuovo anno per ottenere il bonus si guarderà al reddito complessivo del lavoratore, per cui chi ha altre fonti di guadagno o una seconda casa in affitto rischia di restare escluso anche se il suo stipendio lordo rientra nel tetto massimo.

Per quanto riguarda l’Irpef invece, nonostante i tentativi del governo di ridurre ulteriormente l’aliquota centrale, non cambia nulla, le aliquote restano sempre tre: 23% sino a 28 mila euro, 35% tra 28 e 50 mila euro 43% sopra i 50 mila euro lordi/anno. Nonostante la proroga dei termini il gettito del concordato preventivo biennale, con cui si pensava di finanziare questo nuovo intervento, si è infatti fermato a quota 1,6 miliardi ben lontano dai 2,5-4 miliardi necessari innanzitutto per scendere dal 35 al 33% e poi magari alzare da 50 a 60 mila euro lo scaglione di reddito mediano.

Un altro intervento inserito nella legge di Bilancio in occasione del passaggio alla Camera amplia poi da 30 a 35 mila euro il tetto di reddito da lavoro dipendente per accedere alla flat tax del 15% per la parte di reddito derivante da lavoro autonomo.

Addio allo sconto caldaie, l’ecobonus cala al 50%
Addio al bonus caldaie, al bonus verde e all’ormai contestatissimo Superbonus, con sparute eccezioni in via di esaurimento. Resistono l’ecobonus, in forma rivista e corretta e il bonus mobili mentre spunta un nuovo «bonus elettrodomestici». La manovra ridisegna le agevolazioni sulla casa per il 2025 con alcune conferme e molti tagli che chi ha intenzione di avviare una ristrutturazione edilizia dovrà imparare a conoscere.

La legge di Bilancio ridefinisce innanzitutto l’Ecobonus, l’agevolazione per l’efficienza energetica attraverso detrazione Irpef o Ires dal 50 al 65%, che raggiungeva anche l’85% per alcuni interventi nei condomini. Dal 2025 scenderà al 50% per la prima casa e al 36% per gli altri immobili. Nel 2026 e 2027 si scenderà ulteriormente al 36% per la prima casa e al 30% per le altre. Le aliquote si applicano a tutti gli interventi agevolati, compresi quelli che fino a quest’anno davano luogo ad una detrazione più alta, come appunto gli interventi sulle parti comuni degli edifici condominiali.

Microcredito

per le aziende

 

La nuova detrazione prevista dalla disciplina di ecobonus esclude gli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie uniche alimentate a combustibili fossili, in pratica quelle a gas, che godevano finora delle stesse aliquote al 50% o al 65% se abbinate alle valvole termostatiche. Stesso schema dell’ecobonus anche per il bonus ristrutturazioni. In caso di ristrutturazione di un immobile viene confermato lo sconto del 50% su arredi e grandi elettrodomestici, con tetto di spesa da 5.000 euro. Viene poi introdotto un contributo del 30% sul prezzo di acquisto di elettrodomestici ad alta efficienza energetica (classe B o superiore) prodotti in Europa, a condizione che il vecchio apparecchio venga smaltito correttamente. Il contributo può arrivare ad un massimo di 100 euro per ciascun acquisto che sale a 200 euro per famiglie con un Isee inferiore a 25.000 euro.

Infine, il Superbonus. La maxi agevolazione nata con la pandemia nel 2025 passerà dal 70% al 65% ma sarà limitata agli interventi per i quali, alla data del 15 ottobre 2024, risulti già presentata la Cilas e, per i condominii, la delibera assembleare di approvazione dei lavori. Il maxi sconto rimarrà solo per gli immobili situati nelle zone colpite da eventi catastrofali. Di contro la manovra viene incontro ai cosiddetti contribuenti «incapienti» prevedendo a possibilità di detrarre in 10 anni le spese del 2023, rimaste finora escluse da questa opzione.

Pochi euro agli assegni bassi e di riforma delle pensioni non si parla più
Il tema pensioni è stato tra quelli più dibattuti nel corso dell’iter parlamentare della legge di Bilancio. Sindacati ed opposizioni hanno infatti criticato aspramente l’aumento risibile assicurato alle pensioni minime il cui importo dal 2025 passa da 614,77 a 617,99 euro. Forza Italia ha provato con degli emendamenti a portarle ad almeno 620 euro, ma la copertura economica per sostenere il provvedimento non è stata trovata.

Quanto alle altre pensioni, dopo i pesanti tagli delle due precedenti manovra, viene ripristinato il vecchio meccanismo di perequazione che nel 2025 assicura il recupero pieno dell’inflazione per importi sino a 4 volte il minimo (2.394 euro) che per questo riceveranno un aumento dello 0,8% (salvo conguaglio successivo). Tra 4 e 5 volte il minimo Inps verrà garantito il recupero del 90% del costo della vita (0,75%), mentre sopra questa soglia si otterrà un recupero pari al 75% (+0,6%).

Per il resto non ci sono grandi scossoni, la grande riforma evocate dal centrodestra resta sempre nel limbo, e di conseguenza vengono prorogate tutte le misure di flessibilità in uscita già in essere come Quota 103 (41 anni di contributi e 62 anni di età) e Opzione donna, che finora però non hanno ottenuto un grande riscontro a causa delle norme troppo restrittive inserite un anno fa che rendono più difficile ed economicamente poco conveniente accedervi. Oltre a questo è stata prorogata anche l’Ape sociale a favore di usurati e gravosi. Viene poi rafforzato il bonus Maroni per chi d’intesa con la propria amministrazione sceglie di restare al lavoro sino a 70 anni ed in parallelo sale da 65 a 67 anni il limite ordinamentale per i settori della Pa che finora lo prevedevano.

Chi è nel sistema contributivo pieno, ovvero tutti i lavoratori assunti a partire dal 1996, potrà cumulare la previdenza obbligatoria e quella complementare per raggiungere un assegno pensionistico pari a tre volte il minimo, riuscendo ad anticipare la pensione a 64 anni con sconti per le lavoratrici con figli. Cresce però il numero dei contributi richiesti: dal 2025 passa dagli attuali 20 a 25 anni, per poi aumentare a 30 dal 2030. La misura il prossimo anno interesserà appena 100 persone e secondo le stime del governo diventerà realmente efficace solamente nel 2060. I neoassunti nel 2025 iscritti alla gestione separata Inps potranno invece incrementare del 2% su base volontaria la quota di contributi che versano all’Inps. Nulla da fare invece per la proposta di Fdi e Lega di introdurre un nuovo semestre di silenzio assenso per dirottare il Tfr fr sui fondi integrativi.

Arriva il bonus nuovi nati: fondi scarsi, rischio riparto
Per incentivare la natalità arriva il «bonus nuove nascite», un una tantum destinato alle famiglie con Isee sotto 40mila euro. Il bonus ha un importo di 1.000 euro e dovrebbe servire ad affrontare le prime spese che gravano su una famiglia nel momento in cui viene alla luce un bebé, ma secondo i tecnici del Senato non si esclude la possibilità che il contributo venga decurtato o in alternativa venga ridotta la platea dei beneficiari perché lo stanziamento previsto per il 2025 (330 milioni) potrebbe rivelarsi insufficiente al contrario dei 360 milioni del 2026 che invece risulterebbe in eccesso.
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Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Un’altra novità riguarda il «bonus nido» che dal 2025 viene invece esteso a tutti (e non più solo a quanti hanno un altro figlio di età inferiore a 10 anni) e reso strutturale (sempre per con Isee fino a 40 mila euro). Per quanto riguarda invece l’assegno unico è prevista l’esclusione degli importi con questa causale dal computo dell’Isee per la richiesta di questa agevolazione. Quindi si allargano poi i congedi parentali favore di mamme e papà: fino al sesto anno di età si potranno così ottenere tre mesi di permesso retribuito all’80% anziché due.

Nel 2025 arriva anche il fondo «Dote famiglia» per le attività extra-scolastiche dei giovani da 6 a 14 anni in nuclei dei nuclei con un Isee pari o inferiore a 15 mila euro.

La legge di Bilancio conferma anche per il 2025 (e rifinanzia aumenta di 50 milioni di euro la dote) la Carta «Dedicata a te» destinata all’acquisto di beni di prima necessità da parte delle famiglie più in difficoltà che non ricevono altri tipi di sussidi.

Con la nuova legge di Bilancio cambiano anche le detrazioni, con una stretta per i redditi oltre i 75 mila euro e l’introduzione del cosiddetto quoziente familiare. In particolare solo chi ha tre figli o ne ha uno con disabilità a potrà scontare il 19% delle spese (diverse da quelle sanitarie e dai mutui ma in questo caso solo per quest’anno) fino a 14 mila euro se il reddito è tra i 75 mila e i 100 mila euro e fino a 8 mila se è superiore ai 100 mila. La spesa massima è dimezzata a 7 mila e 4 mila per chi non ha figli. E arriva a 9.800 per chi ha un figlio e a 11.900 per chi ne ha due.

Infine per spingere i ragazzi a lasciare la casa dei genitori e costruirsi una vita indipendente da gennaio i figli a carico a partire da 30 anni non saranno più detraibili anche se non lavoratori.

Ires scontata per chi investe. Dietrofront sui tagli all’auto
Alla Camera con uno stanziamento di 400 milioni di euro è stata introdotta l’Ires premiale con uno sconto del 4% dell’aliquota per le imprese che accantonano utili e reinvestono in nuove assunzioni a tempo indeterminato. In tutto si stima che possano essere circa 18 mila le imprese che potrebbero beneficiare di questa misura a condizione che accantonino almeno l’80% degli utili del 2024, ne reinvestano in azienda almeno il 30% (dopo averne impegnato non meno del 24% nel 2023) ed aumentino almeno dell’1% il numero degli occupati a tempo indeterminato.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Rispetto ai tagli iniziali che avevano falcidiato il fondo per l’automotive e dirottato le risorse a favore dell’industria delle difesa, la legge di Bilancio aggiunge 400 milioni divisi in due anni, 200 milioni nel 2026 ed altri 200 nel 2027, portando il totale del triennio a quota 1 miliardo.

In base al principio «più assumi e meno paghi», tanto caro alla premier Giorgia Meloni, è stata poi prorogata per tre anni la maggiorazione del costo ammesso in deduzione per le nuove assunzioni, pari al 20%, elevato al 30% per giovani e donne. Viene poi rifinanziata la Nuova Sabatini e prorogato al 2025 il credito d’imposta per investimenti nella Zes per il Mezzogiorno. Prorogati per tre anni anche la detassazione dei premi di produttività (dal 10% al 5%).

Il tetto dei fringe benefit viene confermato anche nel 2025 a mille per tutti, duemila per chi ha figli e potrà essere utilizzato anche per pagare affitti, rate del mutuo e bollette. L’importo sale poi a quota 5.000 euro per i neoassunti che accettano di trasferirsi ad oltre 100 chilometri da casa. Si tratta di un primo passo verso quel «Piano casa» proposto da Confindustria per agevolare la mobilità dei lavoratori verso le zone dove è maggiore la richiesta di forza lavoro .

Oltre alla proroga del fondo di garanzia per le Pmi, è previsto anche un fondo specifico con 3 milioni in 3 anni a sostegno delle imprese dell’indotto Ilva. Arriva poi un fondo ad hoc di 70 milioni per finanziare la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili. Sale il fondo per le famiglie vittime incidenti sul lavoro e c’è anche una stretta contro l’abuso della Naspi.

Quanto alla webtax, rispetto alla versione iniziale è previsto che questa imposta venga applicata solo alle grandi aziende, con ricavi superiori a 750 milioni di euro, escludendo così le Pmi e l’editoria on line.

Per il servizio sanitario ci sono 35 miliardi in 3 anni
La legge di Bilancio stanzia anche nuove risorse a favore della sanità pubblica incrementando dal prossimo anno la dotazione del Fondo nazionale per un ammontare pari a 1,3 miliardi di euro anche se in realtà una quota di questi fondi è però accantonata in vista dei rinnovi contrattuali 2028-2030. Nell’attesa aumentano le indennità di Pronto soccorso e quelle di medici e infermieri, con importi giudicati però insufficienti dagli interessati, tant’è che per irrobustire da subito le buste paga degli infermieri viene introdotta una flat tax al 5% sui compensi relativi ai loro straordinari.

Con provvedimenti specifici vengono poi assegnate risorse in più per la prevenzione del tumore al polmone, sono incrementati i fondi del bonus psicologo ed arriva anche il sostegno psicologico a scuola. Oltre a questo dal nuovo anno tutte le ricette mediche saranno elettroniche.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Per l’opposizione, ma anche per Cgil e Uil che anche per questo a novembre hanno proclamato uno sciopero generale, le risorse stanziate a favore della sanità non coprono l’incremento dei costi previsti nei prossimi tre anni e per questo parlano di tagli. Il governo, ovviamente, respinge le critiche. «La manovra stabilisce che il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato è incrementato di 1.302 milioni di euro per l’anno 2025 (ai quali si aggiungono i 1.100 milioni circa già stanziati dalla legge di bilancio dello scorso anno), di 5.078 milioni per l’anno 2026, di 5.780 milioni per l’anno 2027, di 6.663 milioni per l’anno 2028, di 7.725 milioni per l’anno 2029 e di 8.898 milioni annui a decorrere dall’anno 2030. Si tratta, quindi, di incrementi del Fondo sanitario nazionale pari a più di 35 miliardi in 5 anni, livelli mai raggiunti negli anni precedenti» ha chiarito dieci giorni fa durante il question time il ministro ai Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. «Sempre nella legge di Bilancio – ha poi aggiunto – ci siamo impegnati per migliorare le condizioni economiche del personale sanitario e rendere più attrattivo il servizio pubblico, a partire dai settori in cui si rilevano maggiori criticità e disagi: già nelle due precedenti leggi di bilancio varate da questo governo è stato previsto un incremento della specifica indennità in favore del personale della dirigenza medica e del comparto sanità operante nel servizio di pronto soccorso, nonché la facoltà di ricorrere agli incrementi delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive del personale medico e del personale».



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