Da più di dieci anni, l’opinione pubblica italiana – fino a quel momento nota per essere cristallizzata – vive una fase di frenesia, una ricerca costante di nuovi leader, alimentata da una sfiducia totale verso i partiti e la classe politica. Il 2024 si è discostato da questa tendenza al cambiamento ossessivo: non vi è stato alcuno stravolgimento nei rapporti di forza, anche se la crescita del Partito Democratico e dell’Alleanza Verdi Sinistra è stata complessivamente importante, bilanciata Fratelli d’Italia chiude l’anno con lo stesso dato con cui l’aveva cominciato, al 28.8% come certifica la Supermedia dei sondaggi YouTrend per Agi: è la stessa percentuale ottenuta alle Europee, un decimale in più del dato della Supermedia di inizio anno. Un dato che evidenzia una stabilità esemplare, a mostrare come, pur non essendo più in piena luna di miele, i consensi verso Giorgia Meloni non abbiano subìto crolli improvvisi.
Al secondo posto, invece, la situazione è ben diversa. Se negli ultimi anni il MoVimento 5 Stelle contiano ha più volte messo nel mirino la leadership dell’opposizione, è invece ormai evidente come questo ruolo non sia più in discussione. Il Pd è il partito che cresce di più, sempre più lontano dai pentastellati e, ormai, sempre più vicino a Fratelli d’Italia. Il trend di crescita è evidente: a inizio 2024, il suo dato medio era inferiore al 20%, al 19.3. L’exploit delle Europee, elezioni dove non si può trascurare il traino del voto di preferenza, nel quale il Pd può schierare autentici campioni e che ha portato il partito oltre il 24%, è stato sostanzialmente confermato dai sondaggi dei mesi successivi: oggi il Pd di Elly Schlein si attesta su un dato medio del 23.5%. Una crescita costante, che ha avuto l’ulteriore certificazione delle varie tornate elettorali susseguitesi negli ultimi mesi: oltre al 42.9% ottenuto nella rossa Emilia Romagna, spiccano il 30.2% del voto umbro e il 28.5% ottenuto in Liguria, pur in un contesto di sconfitta. Il radicamento territoriale del Pd, in tempi di antipolitica e di globale scollamento tra elettori ed eletti, sembra oggi un grande valore aggiunto, che poggia sull’appeal che Schlein ha mostrato di avere su nuovi segmenti elettorali.
Dall’altro lato, l’andamento dei consensi del MoVimento 5 Stelle è stato inversamente proporzionale a quello dei Dem. Un calo costante, dal 16.4% della Supermedia di gennaio all’attuale 11.4%, passando per un modesto 10% alle elezioni europee, a confermare una tendenza nota quanto problematica, alla quale gli ormai ex grillini non riescono a porre rimedio: il loro elettorato si mobilita esclusivamente in occasione delle elezioni politiche. Al di là del modesto risultato europeo, nelle sette tornate regionali di quest’anno il dato pentastellato è oscillato tra il 3.6% ottenuto in Emilia Romagna e il 7.8% sardo, nonostante il traino della candidata Presidente Todde. Non certo numeri da partito protagonista della scena politica.
Nel centrodestra, Forza Italia e Lega rimangono stabili, con una leggera ascesa degli azzurri, impensabile per molti analisti dopo la morte di Berlusconi. Dal 7.5% di inizio anno al 9.1% attuale, i dati sembrano premiare il graduale riposizionamento saggio e moderato portato da Tajani, che ha sancito il sorpasso sugli alleati leghisti, oggi all’8.8%.
I partiti neocentristi, dopo l’insuccesso elettorale europeo, vivono una fase di profonda incertezza e di calo dei consensi: dal 2.7% di Azione al 2.3% di Italia Viva fino all’1.9% di Più Europa, tutti hanno oggi un dato medio inferiore a quello di inizio anno. È evidente come, in una logica di divisione, le tre forze liberali rischino una situazione di irrilevanza nella politica italiana.
Chi invece nell’ultimo anno ha potuto festeggiare successi e una crescita oltre le previsioni è l’Alleanza Verdi Sinistra: partita a inizio anno poco sopra il 3%, alle Europee ha ottenuto un successo importante, conquistando il 6,8, per poi attestarsi a fine anno su un dato medio del 6.3%.
Nessuno stravolgimento radicale quindi, nessun crollo, ma la notizia, certificata non solo dai trend nazionali ma anche e soprattutto dalle varie regioni al voto nel 2024, è che il centrosinistra è tornato competitivo, trainato da un Pd in forma e dall’exploit di Avs.
Il 2025 avrà, sulla carta, meno tornate elettorali, ma non per questo le tendenze dell’opinione pubblica andranno trascurate: l’Italia è un Paese che ama stupire, e in cui i processi, spesso, accelerano in modo inatteso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link