Incidente aereo in Corea del Sud, tutti i punti oscuri: il «mayday», il carrello, la velocità eccessiva

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Dalla velocità eccessiva all’assenza del carrello dispiegato per l’atterraggio: sono diversi i punti da chiarire della dinamica del disastro del Boeing 737 di Jeju Air

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Un giorno dopo il disastro aereo in Corea del Sud (179 morti, 2 feriti), gli esperti continua a chiedersi cosa potrebbe aver innescato la sequenza di eventi che ha portato all’incidente e al Boeing 737-800 (da non confondersi con il più nuovo e travagliato 737 Max) diventare una palla di fuoco una volta finito fuori pista. Ecco alcuni aspetti da chiarire.

Quali sono i dubbi sull’incidente in Corea del Sud?
Gli esperti si chiedono perché l’aereo andasse così veloce ormai a terra (almeno 350 chilometri orari), perché i piloti non sono riusciti a tirare giù il carrello, perché i motori avevano così tanta spinta, perché la parte mobile delle ali non fosse nella posizione per l’atterraggio e perché il jet abbia toccato l’asfalto molto avanti, lasciandosi centinaia di metri di margine in meno per fermarsi.




















































L’aereo ha dichiarato «mayday» prima dello schianto, come mai?
È uno degli aspetti da chiarire. Non sappiamo nel dettaglio cosa sia avvenuto negli ultimi cinque minuti di volo e sappiamo — secondo una ricostruzione delle autorità locali — che il jet ha rinviato il primo atterraggio, ma si ignora al momento cosa sia accaduto in seguito. Abbiamo evidenza, grazia a due filmati a terra, di quello che avviene al velivolo quando tocca la pista e nei secondi successivi.

Perché gli esperti criticano anche la gestione della situazione a terra?
Perché non riescono a capire come mai i vigili del fuoco non fossero già presenti sul posto e, soprattutto, perché non abbiano riempito la pista della schiuma antincendio che avrebbe potuto aiutare a contenere gli effetti dell’atterraggio di emergenza.

Le «scatole nere» aiuteranno a comprendere le cause?
Sì. In particolare il «Flight data recorder» che registra migliaia di parametri di volo. L’altro dispositivo, il «Cockpit voice recorder», servirà ad avere i dialoghi dei piloti e a capire come hanno preso certe decisioni e se ci sono stati altri elementi «umani» che hanno contribuito a questo esito nefasto.

L’impatto con gli uccelli è la causa principale della tragedia?
Non proprio, stando alle ultime valutazioni degli addetti ai lavori. Però il «bird strike» potrebbe essere stato un elemento scatenante o che ha contribuito al disastro. Un incidente aereo non deve essere mai visto come causato da un elemento, ma piuttosto va analizzato come una catena di eventi.

Il «bird strike» può causare incidenti mortali come quello in Corea?
Secondo le statistiche fornite dall’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, l’impatto con i volatili (soprattutto) e altri tipi di animali ha provocato la morte di 804 persone e la distruzione di 739 aerei. Negli anni le nuove fusoliere hanno ridotto sensibilmente la mortalità. Quello di ieri appare un evento estremo.

Cosa si fa contro il «bird strike»?
I piloti in volo possono fare davvero poco contro lo stormo di uccelli soprattutto se l’incontro avviene durante il decollo o l’atterraggio, avendo un percorso «obbligato» a meno di interrompere la manovra. Ma è a terra che si fa molto. Tra le azioni principali gli aeroporti usano le sirene bitonali o i dissuasori sonori, impiegano la falconeria o ricorrono alle pistole a salve.

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Dopo la tragedia del volo Azerbaijan Airlines e lo schianto in Corea, volare è ancora sicuro?
Spostarsi in aereo presenta il tasso di mortalità più basso considerando tutte le modalità di trasporto. Anche se il 2024 sarà peggiore del 2023 (periodo record in quanto a sicurezza in quota), ad oggi si contano tre incidenti mortali su 38,2 milioni di voli operati quest’anno. Va peraltro sottolineato che l’incidente di Azerbaijan Airlines non è dovuto a fattori legati all’aviazione, ma ad elementi esterni: in quel caso l’Embraer E190 è stato colpito da pezzi di un missile esploso nelle vicinanze.


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