Il viceministro Leo: «Ires premiale per le imprese, lavoreremo all’estensione»

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Il viceministro all’Economia e alle Finanze: «E’ già tutto in delega fiscale, adesso l’attuazione. Dai risultati capiremo se confermare o come modificare oltre il 2025 per rendere la misura più efficace»

Roma
Il varo della legge di bilancio arriva in Italia in un momento delicato: in una fase di profondo pessimismo fra le imprese industriali nelle principali economie europee — Italia inclusa — e a meno di un mese dall’inaugurazione di un’amministrazione americana che minaccia dazi, proprio ora che l’Italia e l’intera area euro dipendono molto dai loro surplus commerciali verso gli Stati Uniti. L’elenco delle incognite continua dunque ad allungarsi, visto anche che i nuovi venti di guerra del gas in arrivo dalla Russia hanno spinto il prezzo della materia prima di nuovo fino a 47 euro a megawattora: un quarto rispetto ai livelli del 2022, ma più del doppio in confronto ai prezzi della fine dell’inverno scorso.

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Lo spostamento di focus

Forse è per questo, più che per gli appunti del senatore leghista Massimiliano Romeo (che chiede maggiore impegno a favore del sistema produttivo), ma il varo della legge di bilancio potrebbe preludere a uno spostamento dell’attenzione del governo: dopo il sostegno offerto soprattutto ai redditi delle famiglie del ceto medio-basso, nel 2025 l’esecutivo potrebbe concentrarsi di più anche sulle esigenze delle imprese. Lo strumento del resto è già stato scelto, con la prima approvazione già consolidata della cosiddetta «Ires premiale».




















































Leo: «Preludio dell’attuazione della delega fiscale»

Spiega al Corriere il viceministro all’Economia, con delega alla riforma fiscale, Maurizio Leo: «Noi vediamo le misure dell’Ires premiale come un preludio dell’attuazione della delega fiscale già approvata nell’agosto del 2023». In quel provvedimento, si parla fra l’altro di «riduzione dell’aliquota dell’Ires nel caso in cui sia impiegata in investimenti, con particolare riferimento a quelli qualificati, o anche in nuove assunzioni ovvero in schemi stabili di partecipazione dei dipendenti agli utili una somma corrispondente, in tutto o in parte, al reddito entro i due periodi d’imposta successivi alla sua produzione».

I requisiti

In questo, l’intervento in legge di bilancio è in effetti un primo passo della riduzione condizionata dell’imposta sui redditi delle società. I requisiti sono, certo, numerosi e stringenti come indicato nella delega: nel 2025 per ottenere una riduzione di aliquota dal 24% al 20% un’impresa deve accantonare almeno l’80% dell’utile, destinare all’investimento in tecnologie «verdi» o altre tecnologie almeno il 30% di quella somma, mantenere la forza lavoro ai livelli degli ultimi anni e anzi fare assunzioni stabili in più e non aver fatto ricorso alla cassa integrazione se non per motivi al di fuori del suo controllo. I paletti sono tanti e infatti l’impatto finanziario previsto sull’anno prossimo è relativamente limitato, a mezzo miliardo di euro.

La conferma o le modifiche

Ma, appunto, Maurizio Leo vede in questa misura solo una versione sperimentale di un approccio basato sulla delega fiscale che potrebbe continuare o — se ci saranno le risorse — espandersi. Osserva il viceministro: «Seguiremo da vicino l’attuazione di questa prima norma. In base ai risultati e alla risposta delle imprese, cercheremo di capire in che misura l’incentivo si possa confermare o modificare, per renderlo più efficace, oltre il 2025. Come ripeto — conclude Leo — si tratta semplicemente di attuare la delega fiscale che esiste già».

L’attenzione alla risposta

L’attenzione da subito andrà dunque alla risposta delle imprese alla norma in vigore fra due giorni e, per ora, per un solo anno. La preesistente e ora abolita Ace («Aiuto alla crescita economica») pesava molto di più, circa quattro miliardi, ma era un incentivo soprattutto all’accantonamento patrimoniale dell’utile d’impresa e non direttamente all’investimento. Ma negli ultimi due anni l’Italia ha avuto la più forte contrazione della produttività oraria del lavoro nell’Unione europea dopo l’Irlanda (secondo la Commissione Ue), visto il netto aumento degli occupati in un quadro di frenata dell’economia. Potrebbe dunque presentarsi al governo un’occasione per dirigere ancora di più gli incentivi alle imprese verso un maggiore impiego di tecnologia e a favore della capacità di creare valore a parità di tempo di lavoro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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