il 2024 consacra il Sud locomotiva d’Italia

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Visto dal Sud, il 2024 non può non essere promosso quasi a pieni voti. E non solo perché è stato l’anno della Zes unica, entrata in vigore il primo gennaio, della Riforma della Coesione, dei decreti legge per gli incentivi alle assunzioni di giovani e donne svantaggiate under 35, di “Resto al Sud 2.0”, evoluzione della misura precedente, della proroga della Decontribuzione Sud.

Il 2024 è stato anche o forse soprattutto l’anno della presa di coscienza del nuovo paradigma del Mezzogiorno, di una narrazione cioè finalmente più consapevole dell’acclarata competitività di questa parte del Paese, passata da cenerentola a strategica per le sorti dell’economia nazionale grazie ai risultati registrati nel 2023 ma diventati ufficiali e dunque credibili nei dodici mesi successivi. Il Sud che cresce più della media del Paese in Pil, export e occupazione, che recupera talenti fuggiti all’estero, che vede l’economia del mare in costante ascesa e il ritorno clamoroso degli investimenti, pubblici e privati (non solo per effetto del Pnrr) è stato il leit motiv del 2024, spingendo la premier Meloni a parlare apertamente e più volte di «nuova locomotiva del Paese».

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Un Mezzogiorno vitale e decisivo, al di là di ritardi infrastrutturali e di divari occupazionali che non sono stati certamente azzerati, ma soprattutto attrattivo anche per i capitali stranieri. Una sfida che la collocazione geografica accelera e rende indispensabile per l’Italia, visti i nuovi equilibri geopolitici dell’area euromediterranea, le mutate rotte degli approvvigionamenti energetici, il ponte sempre più necessario con l’Africa. Ecco allora, a grandi linee, un bilancio del 2024 in chiave meridionale.

ZES UNICA

È stata la grande novità dell’anno, una delle scommesse più importanti lanciate dal Governo e in particolare dall’ex ministro Raffaele Fitto. Entrata in vigore l’1 gennaio, ha esteso a tutto il Sud la Zona economica speciale in vigore fino ad allora in alcune aree delle otto regioni meridionali con risultati alterni (bene soprattutto la Campania). È partita in sordina, tra mille dubbi e polemiche e di fatto è decollata solo ad agosto, con l’intuizione dello stesso Fitto di affidare all’avvocato napoletano Giosy Romano, ex commissario di governo per le Zes di Campania e Calabria, il coordinamento della struttura di missione istituita a Palazzo Chigi.

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Le 415 autorizzazioni uniche concesse, i 7 miliardi complessivi di investimenti di cui 2,5 coperti dal credito d’imposta con il coinvolgimento di oltre 6.800 soggetti e 8mila nuovi posti di lavoro la dicono lunga sull’impatto assolutamente positivo di questa misura. Il Governo ci ha creduto prevedendo anche per il 2025 risorse importanti pari a 2,2 miliardi: l’ulteriore salto di qualità sembra affidato agli investitori stranieri che dovrebbero crescere di numero nei prossimi mesi, attratti dai tempi brevissimi per l’autorizzazione unica, poco più di 30 giorni anche se le cifre in ballo sono per decine di milioni.

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RESTO AL SUD 2.0

La vecchia misura è scaduta a fine giugno, ma le preoccupazioni sul suo futuro sono durate poco. Il nuovo incentivo per l’autoimprenditorialità nel Mezzogiorno, voluto dal Governo, ha riportato il tetto massimo per i beneficiari a 35 anni, confermato il ruolo di Invitalia per la gestione e ribadito i punti chiave del provvedimento: la copertura, cioè, fino al 75% delle spese ammissibili per investimenti fino a 120.000 euro e fino al 70% per investimenti tra 120.000 e 200.000 euro; e il voucher di avvio fino a 50.000 euro per l’acquisto di beni e servizi innovativi.

LA RIFORMA DELLA COESIONE

È stato l’architrave, collegato al Pnrr, di una serie di novità (come l’introduzione avvenuta già nel 2023 degli Accordi di coesione con le Regioni, portati a termine con la Puglia solo poche settimane fa) tutt’altro che trascurabili per la spesa di risorse europee e nazionali decisive per ridurre il divario delle aree più deboli. Sono stati definiti nel 2024 con apposito decreto i settori prioritari e strategici su cui si può intervenire (risorse idriche, infrastrutture per il rischio idrogeologico e la protezione dell’ambiente, rifiuti, trasporti e mobilità sostenibile, energia, sostegno allo sviluppo e all’attrattività delle imprese, anche per le transizioni digitale e verde). È questo decreto, ad esempio, che ha destinato 1,2 miliardi di euro alla realizzazione di interventi di bonifica e riqualificazione dell’area di Bagnoli-Coroglio.

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Nel 2024 l’occupazione al Sud ha recuperato i posti di lavoro persi dal 2008. In termini percentuali ha continuato a crescere anche quest’anno più della media nazionale, grazie anche a misure specifiche previste, anche loro, nella Riforma della Coesione. Come nel caso dell’esonero contributivo del 100% per due anni per chi nelle regioni meridionali assume a tempo indeterminato under 35, che non hanno mai avuto contratti a tempo indeterminato, donne over 35 e disoccupati da almeno due anni.

DECONTRIBUZIONE SUD

La nuova misura è arrivata proprio in questi giorni, con la legge di Bilancio 2025. Impossibile prorogare ancora la “vecchia” Decontribuzione, favorita dall’Ue fino a quanto è stato possibile, ma capace di produrre 890mila contratti in quattro anni, tutti al Sud ovviamente, tra nuove assunzioni e stabilizzazione di quelli precari. Il Governo ne ha riproposto il senso con una misura più modesta, lo sgravio fiscale abbassato dal 30% al 25% e a scalare fino al 15% nel 2029, ultimo anno del provvedimento. C’è chi ha parlato di tagli pesanti ma le imprese hanno gradito e tirato un grosso sospiro di sollievo: la Decontribuzione al Sud continuerà a fare la differenza anche nel prossimo futuro.





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