C’è un video della rissa del 12 dicembre, che ha portato alla morte del 22 enne 11 giorni dopo: uno dei fermati (il 19enne Ade) accoltella, un altro picchia (Ozuna, 18 anni), il terzo (15 anni) taglia la gola con un coccio di vetro
La scena dell’omicidio di Francesco Favaretto, il 22enne ferito a morte la sera del 13 dicembre nel corso di un agguato avvenuto in via Castelmenardo, in centro a Treviso, è stato interamente ripresa da una telecamera. A rivelare questo particolare dell’indagine è stato oggi, 30 dicembre, il procuratore capo della Repubblica di Treviso, Marco Martani. Le immagini, riprese da una postazione di video sorveglianza privata, immortalano tutta la dinamica dell’aggressione: le coltellate al corpo, la bottiglia di prosecco lanciata contro la vittima, il pezzo di vetro rotto che viene conficcato al collo. Una prova certa che incastra i tre giovani ritenuti responsabili del delitto il cui riconoscimento sarebbe avvenuto in maniera assolutamente certa dai frame del video.
Le coltellate, i calci, il colpo al collo e la bottiglia contro
Nelle riprese si vedrebbe distintamente Toluwaloju Mclinkspual Ade, 19 anni di Ponte di Piave, estrarre un coltello e colpire più volte al corpo Francesco. Nello stesso frangente un altro ragazzo, il 18enne di Treviso Angelo Riccardo Ozuna, gli sferra alcuni calci. Poi c’è un 15enne, finito come gli altri due in custodia cautelare, che tira fuori da una tasca dei pantaloni un vetro rotto che probabilmente si portava appresso come arma di difesa. Il ragazzino gli si para davanti e scaglia un fendente che raggiunge il 22enne proprio alla base del collo. Nelle immagini, prese da una certa distanza ma che permetterebbero il riconoscimento dei responsabili, c’è anche una ragazza di 19 anni, la fidanzata di Toluwaloju Mclinkspual Ade, che afferra una bottiglia di prosecco e la lancia contro Favaretto. Poi la vittima sembra barcollare e cade a terra, uscendo dall’inquadratura. Francesco è ferito gravemente e perde molto sangue e a quel punto il gruppo di assalitori, dieci secondo la Questura di cui sei sono minorenni, si disperde dandosi alla fuga.
L’appuntamento per dell’hashish
A provocare la violenza del branco sarebbe stato uno scambio droga-soldi finito male. L’ipotesi investigativa che si sta facendo strada è che Favaretto e una parte della gang si fossero incontrati in precedenza e si conoscessero. Francesco, che ha alle spalle un passato turbolento che lo aveva anche portato dentro a una comunità di recupero e che è conosciuto dalla forze dell’ordine come assuntore di droghe, aveva dell’hashish che teneva nascosto negli indumenti. Avrebbe proposto ad alcuni ragazzi l’acquisto di qualche spinello, arrivando al punto di offrirne uno perché i potenziali acquirenti potessero testarne la qualità. Intorno alle 20 del 13 dicembre sarebbe stato ricontatto dai giovani che volevano comperare il «fumo» e si danno appuntamento in via Castelmenardo, a poche centinaia di metri dalla centralissima Piazza dei Signori. I giovani vogliono la roba che pretendono venga contestualmente scambiata con il denaro. Favaretto non ci sarebbe stato e prima avrebbe voluto i soldi.
La lite e i colpi mortali
Quella che segue, secondo la testimonianza di una amica di Francesco con lui in quei momenti, è una discussione dai toni molto accesi. Il 22enne sarebbe stato alterato dalle sostanze, che aveva assunto prima dell’incontro (sono stati per questo disposti dalla procura anche dei test tossicologici sulla vittima): è nervoso e diventa anche violento. «Sembrava strafatto» avrebbe detto chi c’era. Dalle parole si passa presto ai fatti: Francesco viene malmenato fino a quando i membri della gang riescono a sottrargli il telefono e lo zaino in cui pensano stia nascosta la «roba». Favaretto reagisce ai colpi e rincara la dose ma lo fa a parole. A questo punto esce il coltello che affonda nel torace un colpo che, dirà l’autopsia effettuata ieri, è potenzialmente mortale. Come letale sarebbe anche il fendente che lo raggiunge al lato del collo, interessando i vasi sanguigni maggiori. Il giovane va rapidamente in ipossia (la mancanza di sangue al cervello) che ne provocherà la morte per una insufficienza multi organo dopo 11 giorni di ricovero in ospedale a Treviso.
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