Daniele Ravaglia, presidente di Ciba Brokers, società di brokeraggio di Confcooperative: «Abbiamo erogato 126 milioni. Se le coop e le ditte non avessero stipulato una polizza, non avrebbero neppure potuto riaprire»
Ciba Brokers è la società di brokeraggio assicurativo di Confcooperative Emilia-Romagna, una realtà importante, ma non certo di grandi dimensioni. Eppure, alle aziende colpite dall’alluvione del 2023 che si erano rivolte ai suoi uffici—- fa sapere il presidente Daniele Ravaglia — ha già liquidato 126 milioni. Più, insomma, dei cento erogati in ristori ai privati dalla struttura commissariale gestita dal generale Figliuolo.
Presidente Ravaglia, cento milioni, alla luce di 9 miliardi di danni complessivi, e dopo un anno e mezzo. Citando i numeri di Ciba Brokers, invece, lei suggerisce una buona assicurazione come unico strumento di tutela?
«Il meccanismo messo in piedi dal governo non ha funzionato bene. Noi siamo una piccola società e in sei mesi abbiamo liquidato un cifra pure superiore. Una cifra necessaria a poter garantire la continuità aziendale».
Avete erogato solo a imprese?
«Sì, e per lo più cooperative. Sono diverse decine che, in alcuni casi, hanno subito danni molto ingenti. Si parla anche di milioni per una singola azienda. Se non avessero stipulato una polizza di copertura per eventi catastrofali, probabilmente non avrebbero neppure potuto riaprire, con ricadute importanti sull’occupazione. Le coop, in genere, non dispongono di altissimi fatturati».
Ma il privato non dovrebbe sopperire alle carenze del pubblico.
«Al di là di errori o carenze, lo Stato non ha e non potrà avere tutte le risorse necessarie per fare fronte agli effetti di eventi climatici estremi e sempre più frequenti. Lo vediamo ogni giorno, in tutto il territorio. Anche la messa in sicurezza, per prevenire tali effetti, richiede molto tempo e anche denaro. L’unica soluzione possibile è l’assicurazione obbligatoria per i danni da eventi catastrofali, almeno per le imprese».
Un testo di legge è inserito nella manovra. Ma per non gravare troppo sui bilanci delle imprese, quali regole servirebbero?
«Mancano i decreti attuativi, ma intanto l’obbligatorietà sarebbe il primo passo: spalmate su tutto il territorio le quote si abbasserebbero per tutti. Così non si penalizzano le aziende più a rischio, come quelle, per esempio, con sede vicino a fiumi, che nel regime attuale finiscono per pagare premi piuttosto elevati».
Forse sono le uniche che attualmente mettono in conto il costo della polizza.
«Invece tutte le imprese dovrebbero pensare al costo della polizza come una voce di spesa essenziale. E bisognerebbe rendere obbligatoria una copertura totale che comprenda immobili, macchinari, i danni da fermo dell’attività».
Quanti imprenditori sono convinti che questa sia la soluzione migliore?
«In Emilia-Romagna, territorio ad alto rischio sismico e alluvionale, solo il 15% delle imprese è assicurata. I 5% in Italia. Troppo poche, ma non si può pensare che lo Stato o le Regioni sottraggano risorse pubbliche all’istruzione o alla sanità per risarcire dagli effetti del cambiamento climatico».
La messa in sicurezza del territorio dovrebbe già ridurre certi rischi.
«De Pascale ha detto che ci vorranno sette anni solo nella nostra regione. Nel frattempo è doveroso tutelare almeno un sistema economico».
Un buon affare per le compagnie assicurative.
«Basta rivolgersi alle agenzie di brokeraggio, nascono proprio per mediare, trovare la polizza alle condizioni migliori curando gli interessi del cliente, non quelli delle assicurazioni».
Dice che Ciba Brokers è piccola, ma che numeri ha?
«Gestiamo 10 mila polizze con un valore di premi amministrati di circa 32 milioni».
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