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«Questi piani regolatori sono il cambio di paradigma della più grande azienda della Campania, quella dei porti. Ambiente, integrazione con le aree interne, record di passeggeri e di movimentazione di contenitori. Ecco i pilastri da cui siamo partiti». Andrea Annunziata, il presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Tirreno centrale è soddisfatto. Arrivare alla definizione degli strumenti urbanistici dei porti di Napoli, Salerno e Castellammare, è stato il suo obiettivo principale fin dall’insediamento. Basti pensare che il porto di Napoli non ha un piano regolatore dal 1958.

Più container e cantieri: così il porto di Napoli valorizza i fondi Pnrr

Presidente voleva mettere ordine.
«Era, ed è necessario mettere ordine. I nostri tre porti hanno bisogno di una razionalizzazione degli spazi in modo da soddisfare quei comparti che maggiormente creano ricchezza. Con i tre piani regolatori operativi la strada sarà tutta in discesa, i vari settori dei porti lavoreranno di più e meglio; si creeranno ulteriori possibilità di sviluppo. Ecco perché dico che definire questi piani regolatori portuali è il cambio di paradigma che coinvolge la più grande azienda campana».

Ma cambio di paradigma significa cambiare anche le mentalità. Nei porti, in quello di Napoli in particolare, fino ad oggi si è badato più a frenare il concorrente che ad aumentare il proprio traffico.
«Questo è il passato. Per decenni si è andati avanti con azioni di disturbo verso gli altri. Con l’attuale governance, grazie alla mia esperienza, e anche alla competenza e all’applicazione del segretario generale, Giuseppe Grimaldi, questi tentativi sono stati tutti rintuzzati e molti, quasi tutti, hanno capito che conviene produrre più che tentare di bloccare gli altri».

Presidente anche per i piani regolatori lei ha seguito la strada del confronto.
«Sin dal mio insediamento ho sempre avuto come obiettivo principale il confronto con le istituzioni territoriali, e anche con i sindacati e le associazioni territoriali. Ricordate la famosa questione del serbatoio di gas naturale liquefatto che era stato posizionato a ridosso di San Giovanni a Teduccio? Fu quello il primo vero banco di prova su come intendevo muovermi. Ho ascoltato tutti, decine di riunioni. Alla fine ho ritirato quel provvedimento che penalizzava enormemente una parte della città che già, da troppi anni, vive in una condizione di pericolo e di disagio ambientale. E questa logica ha guidato tutte le mie decisioni. Il territorio deve convivere felicemente col porto, non deve subirlo o odiarlo. Ci deve convivere e in qualche modo deve condividere gli spazi con il porto».

Napoli, Salerno e Castellammare sono tutte città che hanno il porto dentro la città.
«Esattamente. È proprio per questo abbiamo voluto il totale coinvolgimento delle amministrazioni comunali nella stesura di questi piani regolatori. Abbiamo ascoltato e raccolto le indicazioni: ora con questi strumenti operativi si potranno programmare interventi e, in qualche modo, ampliare anche gli spazi in cui i cittadini potranno godere di più il mare».

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Un po’ come è successo con la passeggiata sul Beverello.
«Quell’area sarà completata così come originariamente concepita ma la dimensione dei transiti richiede ben altro spazio e per questo il piano regolatore prevede nuove infrastrutture ed il sezionamento dei transiti utilizzando anche la calata del Piliero. Il progetto Beverello, voglio ricordarlo, lo abbiamo ereditato ma era tutto fermo, bloccato. Il metodo del dialogo ci ha aiutato a definire la variante necessaria per proseguire i lavori. Ora possiamo ben dire che quell’area del porto con la nuova stazione marittima, il collegamento con la metropolitana, i nuovi bar che stiamo realizzando diventerà un centro di attrazione fenomenale. E il nuovo piano regolatore del porto di Napoli tiene in debito conto quest’area turistica che avrà più spazi e più servizi. Ecco proprio gli interventi previsti in quest’area sono il primo grande cambio di paradigma introdotto dal nuovo Prp. Non un’area che subisce i flussi ma un’area di accoglienza dei turisti che sempre più numerosi arrivano a Napoli. E ora è facile immaginare i benefici che porterà questa precisa scelta quando si chiuderà l’anello della metropolitana con Capodichino: aeroporto e porto saranno i due preziosi volti del biglietto da visita di Napoli».

Turismo e poi?
«Più spazio per i traghetti che andranno ad ormeggiare vicino alla rampa autostradale e quindi si faciliteranno sbarchi e imbarchi; più spazio per i contenitori grazie all’utilizzo, mi lasci dire finalmente, della nuova darsena di levante. E poi più spazio ai cantieri, più spazio per tutti, insomma».

Eppure il porto non è ampliato.
«Sì, ma ora razionalizziamo. E poi, grazie ai fondi del Pnrr prolunghiamo la diga foranea e la rinforziamo. I lavori sono in corso è stiamo rispettando perfettamente il cronoprogramma. Il porto di Napoli grazie al Pnrr e al piano regolatore portuale può vincere tutte le sfide che l’attendono. Più volte si è parlato di Sud come piattaforma portuale protesa al centro del Mediterraneo. È così. E in questa logica i porti di Napoli, Salerno e Castellammare avranno un ruolo strategico importantissimo sia per la posizione, sia per le capacità messe in campo ogni giorno dai nostri operatori».

Il sistema portuale ha funzionato? I tre porti si sono integrati?
«L’integrazione non può e non deve essere un ostacolo alla crescita. I dati dicono che tutti e tre i porti, con le loro specificità, hanno aumentato i traffici in maniera rilevante. Ora sta a noi aiutarli a fare ancora meglio e i tre piani regolatori mirano esclusivamente a questo».





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