Un quadro economico regionale ancora in difficoltà, con segnali di crescita nei servizi e nel turismo – Lavocediasti.it

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La quarta indagine trimestrale congiunturale del 2024 condotta da Confartigianato Imprese Piemonte conferma il trend negativo già emerso nei trimestri precedenti. I dati previsionali evidenziano un’economia regionale che, pur mostrando qualche segnale di resilienza, continua a essere penalizzata da una congiuntura sfavorevole, aggravata da crisi settoriali e incertezze geopolitiche.

La previsione di produzione totale, già negativa nel terzo trimestre, rimane in territorio negativo, passando da –16,19% a -12,79%. Anche l’andamento occupazionale, pur mostrando un lieve miglioramento, si mantiene negativo, scendendo da –6,08% a -3,69%. Sul fronte dell’ipotesi di assunzione di apprendisti, il saldo negativo si riduce, passando da -21,45% a -18,62%. Il dato relativo all’acquisizione di nuovi ordini rimane negativo, attestandosi a -12,79% rispetto al -14,74% del trimestre precedente. Per quanto riguarda le esportazioni, la previsione di acquisizione di nuovi ordini migliora leggermente, passando da -31,34% a -28,04%.

Sul versante degli investimenti, si registra un lieve incremento delle proiezioni per ampliamenti, che salgono dal 7,32% al 7,91%, e per sostituzioni, che passano dal 13,81% al 15,45%. Tuttavia, la percentuale di imprese che non hanno programmato investimenti rimane alta, scendendo solo marginalmente dal 78,87% al 76,64%. Sul fronte degli incassi, la previsione di regolarità scende dal 69,18% al 66,23%, mentre aumenta la stima dei ritardi, passando dal 30,62% al 33,42%. Le previsioni di anticipi negli incassi rimangono marginali, crescendo solo dello 0,14% (da 0,21% a 0,35%).

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Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, commenta i dati: «Questa analisi ci restituisce l’immagine di un Piemonte in una posizione di stallo. Pesa la crisi dell’automotive, che investe con un effetto domino tutto l’indotto e la filiera componentistica, mettendo a rischio la loro stessa sopravvivenza. Questo clima di incertezza si abbatte soprattutto su Torino, che con un +87% detiene il tragico primato di città più cassintegrata d’Italia. Anche le tensioni geopolitiche influiscono negativamente sulle economie locali, rallentando una ripresa che ci aspettavamo più robusta. Il settore manifatturiero, in particolare, sta risentendo di queste difficoltà, con una produzione in calo e vendite del made in Italy che stentano a riprendersi. Settori chiave come l’automotive e la moda vivono una crisi profonda, aggravata dalla recessione dei nostri principali partner commerciali, come la Germania. Inoltre, l’intervento sulle detrazioni edilizie contenute nel disegno di legge di bilancio frena anche questo comparto e l’attività di ristrutturazione delle abitazioni. Tuttavia, mentre questi settori hanno subito una significativa frenata, ci sono aree in crescita come i servizi e il turismo, che contribuiscono ad alleviare gli esiti negativi della crisi legata, in primis, al crollo dell’automotive».

Felici prosegue: «Nonostante la Banca Centrale Europea abbia ridotto i tassi di un quarto di punto (il quarto taglio dallo scorso giugno), portando il costo del denaro al 3%, gli effetti sulle imprese non sono ancora percettibili. Inoltre, questa estrema cautela della BCE, che si limita a una politica monetaria priva di visione, non si addice a un contesto geopolitico ed economico in profondo cambiamento rispetto al semestre precedente. Occorre restituire fiducia alle PMI, perché il costo del denaro continua a rappresentare un vincolo per la ripresa. La stretta monetaria ha rallentato le scelte di investimento delle imprese, come le evoluzioni di processo, l’acquisto di nuovi macchinari e la rivoluzione degli spazi di lavoro. Tutto questo ha un costo che le PMI non possono sostenere, riducendo drasticamente la loro capacità di competere sul mercato e di esprimere il loro potenziale».

Conclude Felici: «L’indagine congiunturale conferma il trend negativo delle indagini precedenti. La previsione di produzione totale, già negativa nel terzo trimestre, passa da -16,19% a -12,79%. L’andamento occupazionale rimane negativo, scendendo da -6,08% a -3,69%, mentre il dato sull’ipotesi apprendisti varia, passando da -21,45% a -18,62%. Questi dati ci restituiscono un’economia regionale che resiste, nonostante l’indebolimento dell’economia nazionale e le difficoltà che registrano alcuni settori. Certo, il quadro generale è fosco e instabile, e fare previsioni a lungo termine è difficile, ma il nostro punto di forza rimane il tessuto produttivo differenziato».

L’indagine è stata condotta dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte attraverso un questionario telematico rivolto a un campione rappresentativo di 2.250 imprese, selezionate nei comparti di produzione e servizi che meglio rappresentano l’artigianato regionale.





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