Morto Franco Guarino, la figlia Greta: «Papà, giornalista esploratore. Ha bevuto un tè con Osama bin Laden e incontrato il Dalai Lama»

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Il ricordo: «A 15 anni partiva da Torino in bicicletta e faceva lunghi viaggi per l’Italia. Ha sempre avuto il desiderio di scoprire, ma non ne fece subito una professione. Per anni è stato dipendente Enel e tutto quello che guadagnava lo metteva da parte per partire»

«Mio padre è sempre stato uno spirito libero. Possedeva un fuoco dentro che lo portava a sperimentare continuamente nuove imprese». Greta Guarino racconta la passione che ha spinto suo padre Franco a raggiungere ogni angolo del mondo, sempre con la telecamera in mano. Giornalista freelance, ha collaborato con diverse testate. E, soprattutto, ha lavorato per la Rai con le immagini trasmesse in particolare nei reportage di Leonardo. Nella sua carriera Franco Guarino ha raccontato il narcotraffico colombiano e i cartelli della droga in Messico, Pechino e i massacri di piazza Tienanmen, l’Afghanistan, la Jugoslavia, le tribù dell’Amazzonia. È stato ospite di Mao Tse-tung, ha bevuto un tè con Osama bin Laden, ha incontrato il Dalai Lama. Tutto in una sola vita.

Si è spento all’età di 78 anni. L’Ordine dei Giornalisti del Piemonte lo ricorda tramite le parole del presidente Stefano Tallia: «Franco Guarino è stato reporter, esploratore, giornalista “eretico” che ha saputo raccontare il mondo con il suo stile fuori dagli schemi. Da quando entrò nell’Afghanistan dei Taliban nascondendo la sua camera sotto a un burqa a quando, nei giorni dell’influenza aviaria, andò a infilarsi nei più remoti villaggi vietnamiti per raccontare quella nuova peste che minacciava il mondo, non c’è un rischio dal quale si sia tenuto al riparo, riuscendo sempre, per altro, a cavarsela. Nei giorni in cui trepidiamo per la libertà di Cecilia Sala, Franco è stato il precursore di quella categoria di giornalisti che da freelance, senza certezze economiche alle spalle, partono per il mondo armati solo della loro curiosità». I funerali si svolgeranno martedì 31 dicembre al tempio crematorio del cimitero monumentale di Torino.

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Franco Guarino possedeva l’indole del giornalista. Era nato con quella stoffa, anche se non iniziò subito a lavorare come giornalista. Originario di Taranto, era cresciuto a Torino. E dopo una vita tra viaggi e trasferimenti, era tornato in città per trascorrere gli ultimi anni. «A 15 anni partiva da Torino in bicicletta e faceva lunghi viaggi per l’Italia – racconta la figlia Greta -. Ha sempre avuto questo desiderio di scoprire, ma non ne fece subito una professione. Per anni è stato dipendente Enel e tutto quello che guadagnava lo metteva da parte per partire». I suoi viaggi erano già imprese allora, così alcune aziende iniziarono a sponsorizzarlo. Con le due ruote BMW girò gli Stati Uniti e con la Vespa Piaggio (che aveva chiamato Greta) attraversò la Death Valley. Il 1978 è l’anno dell’Everest: raggiunse il Colle Sud, da solo fino agli 8.000. Una gavetta da esploratore, con una parentesi al Rio delle Amazzoni. «In questo periodo iniziò a scrivere articoli e a proporsi in Rai, sempre come freelance. In seguito lavorò anche per le Nazioni Unite».

Andava sul campo e realizzava reportage. E viaggiava per il mondo toccando la notizia con mano, incontrando popoli, culture e conflitti. «Ha fatto le guerre del Golfo, ha visto l’Afghanistan, ha vissuto mesi e mesi con i talebani – racconta Greta Guarino -. Ha conosciuto Osama bin Laden e il Mullah Omar. Non ha mai raccontato troppo, probabilmente non poteva. So però che ha bevuto un tè con Osama bin Laden, in un luogo ovviamente sconosciuto dove mio padre era stato portato bendato. È stato anche a casa di Mao Tse-tung per un’intervista e ha incontrato il Dalai Lama. Nella sua carriera si è messo anche sulle tracce del traffico internazionale della droga, negli anni Novanta». Greta Guarino accompagnò suo padre nell’inchiesta sul narcotraffico, sorvolando le aree che erano state quelle di Pablo Escobar e attraversando Colombia e Venezuela in macchina. «Andammo anche a New York per riprendere le ville delle famiglie mafiose. Una volta un tassista ci lasciò a piedi perché, a parer suo, la situazione stava diventando pericolosa».

Nei suoi viaggi Franco Guarino rischiò la vita e venne fatto prigioniero ben otto volte. «Spariva per mesi e non sapevamo se e quando sarebbe tornato– racconta la figlia -. Il viaggio più difficile penso sia stato in Eritrea, dove ha visto il peggio tra distruzione e cadaveri bruciati. Tornava in Italia che era affaticato, stanco». Ma poi ripartiva: paura non ne ha mai avuta, sempre spinto da quel desiderio di conoscere e raccontare. «Mi lascia in eredità tre insegnamenti, che penso siano stati importanti anche nel suo lavoro – conclude Greta Guarino -. I suoi fondamentali erano: la mancanza di timore, per qualsiasi cosa; amare e rispettare la natura e gli animali; essere empatici, caratteristica che possiedo grazie a lui».




















































29 dicembre 2024



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