“Le occasioni dell’amore”, sentimenti sospesi ed irrisolti di un incontro

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Il famoso attore Mathieu e l’insegnante di pianoforte Alice, un tempo innamorati, si ritrovano quindici anni dopo, entrambi alla ricerca di nuovi punti fermi, nell’hotel di lusso di una località balneare semideserta. Sarà una seconda occasione dolce e imperdibile per fare i conti con la loro relazione e trasformare le incomprensioni in complicità.

 Titolo: Le occasioni dell’amore

Titolo originale: Hors-saison

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Regia: Stéphane Brizé

Paese di produzione / anno / durata: Francia / 2023 / 115 min.

Sceneggiatura: Stéphane Brizé, Marie Drucker

Fotografia: Antoine Héberlé

Montaggio: Anne Klotz

Suono: Vincent Delerm

Cast: Guillaume Canet, Alba Rohrwacher, Sharif Andoura, Marie Drucker, Emmy Boissard Paumelle, Lucette Beudin, Gilberte Bellus, Hugo Dillon, Stéphane Brizé, Johnny Rasse

Produzione: Gaumont, France 3 Cinéma, Caneo Films

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Distribuzione: I Wonder Pictures

Programmazione: Cinema Teatro del Borgo Bergamo

Le occasioni perse e ritrovate nella quiete sospesa del mare fuori stagione, sono quelle mostrate da Stéphane Brizé nel suo ultimo film “Le occasioni dell’amore”, al cinema dal 23 dicembre.

Il regista francese mette da parte per un attimo la rabbia e le ingiustizie del mondo del lavoro mostrate nei suoi film precedenti per portare avanti invece una riflessione più sottile sull’intimità dei personaggi, sui loro sentimenti più profondi e sulle vere aspirazioni, mentite anche a loro stessi e per questo disilluse.

Il conflitto in questo caso è più sottile, si mostra in piccoli accenni di incomunicabilità con l’esterno. Una mancanza che sta alla base della fuga di Mathieu (Gullaume Canet), famoso attore di cinema che scappa dalle prove del suo primo spettacolo teatrale a Parigi, per paura di un fallimento in scena. Nessuno sembra comprendere realmente quest’uomo nel limbo, né la moglie, troppo presa dalla professione di giornalista televisiva, né i colleghi, preoccupati di perdere il nome di punta dello spettacolo a pochi giorni dal debutto.

Una pressione che porta Mathieu a rifugiarsi in un albergo di lusso di una località di mare della Bretagna, per rilassarsi e pensare al proprio futuro professionale. Qui incontra, dopo quindici anni, la dolce e malinconica Alice (una splendida Alba Rohrwacher), amore di gioventù, insegnante di pianoforte, sposata e con una figlia.

Mathieu sembra cercare una fuga da ciò che lo opprime, ma anche dalle responsabilità. È ormai solo il riflesso di un uomo, da quello delle superfici di vetro che lo circondano all’immagine plasmata su di lui che hanno colleghi e familiari, ma anche i lavoratori dell’albergo. La fama non abbandona mai il protagonista, che cerca un’impossibile quiete tra la lettura di copioni e sedute di talassoterapia. Guillaume Canet mostra abilmente paure ed inadeguatezze di uomo ormai succube di eventi tragicomici.

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Un uomo smarrito nel proprio senso di inadeguatezza, che trova un punto di svolta nell’incontro con Alice. Entrambe anime fragili, si rinfacciano vecchi rancori e ricordano sentimenti sopiti dal tempo, ritrovando però il desiderio di confrontarsi e di confidarsi. Un sentimento ormai “hors-saison” (“fuori stagione”, come ricorda il titolo originale), forse fuori tempo massimo. In una scena, un pianoforte continua ad eseguire una melodia, i tasti continuano a muoversi, senza che nessuno li stia suonando. Pianoforti senza musicista sembrano anche Mathieu e Alice, fragili ed incapaci di essere compiutamente loro stessi: una fragilità che si rinsalda nell’incontro tra i due. Entrambi, pur con le loro vite stabili ed apparentemente senza difetti e difficoltà, si trovano smarriti in un presente che non fa per loro. Così nasce il desiderio di un ritorno al passato, carico di nostalgia e rimpianti. Un sentimento profondo che nasce e svanisce nel tempo di un ricordo. Un’emozione sfaccettata e complessa che si mostra al pubblico solo per brevi attimi, uno scambio di sguardi, qualche fotografia divertente, una piccola canzone che nessuno deve sentire. Una piccola occasione dell’amore, persa e poi ritrovata, da vivere appieno nei brevi momenti concessi, piccolo faro nel mare d’inverno che è l’inadeguatezza dell’esistenza.

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