Da Tallinn i giovani europei di Taizé per ‘sperare oltre ogni speranza’

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“Cari giovani, è sulle rive del Baltico, a Tallinn, che vi incontrate quest’anno per il 47° Incontro europeo ospitato dalla comunità di Taizé. Papa Francesco invia i suoi cordiali saluti a voi, così come ai fratelli della comunità, ai leader delle diverse confessioni cristiane in Estonia e a tutte le persone di buona volontà che vi accoglieranno alla fine dell’anno”: così è iniziato il messaggio di papa Francesco inviato dal segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, in occasione  del 47° Incontro Europeo guidato dalla Comunità di Taizé a Tallinn.

Nel testo si è fatto riferimento al viaggio apostolico nei tre Stati baltici nel 2018, quando “il Santo Padre ha incontrato i giovani della comunità luterana di Kaarli, a Tallinn, e ha avuto queste parole che  descrivono anche ciò che state vivendo in questi giorni: è sempre bello riunirsi, condividere testimonianze di vita, esprimere ciò che stiamo vivendo testimonianze di vita, per esprimere ciò che pensiamo e ciò che vogliamo; ed è molto bello stare insieme, noi che crediamo in Gesù Cristo”.

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Nel messaggio si è sottolineato lo spirito di fraternità dell’incontro: “Ritrovarsi in uno spirito di condivisione e fraternità: questo è tanto più importante nel contesto odierno, quando il nostro mondo sta attraversando sfide gravi. Molti paesi sono segnati dalla violenza e dalla guerra, molte persone sono vittime di trattamenti inumani e altre ancora sono disorientate dalle disuguaglianze nelle nostre società e dai pericoli ecologici”.

Il messaggio ha ripreso la lettera del priore di Taizè, che ha invitato a ‘sperare oltre ogni speranza’: “In questi giorni a Tallinn, però, si vuole ‘sperare oltre ogni speranza’, secondo il titolo della lettera che fratel Matthew, priore di Taizé, ha scritto per il prossimo anno. Questo appello, in sintonia con il tema dell’anno giubilare che segnerà quest’anno 2025, è rivolto anche a ciascuno di voi”.

Ed ha richiamato la fiduci della Chiesa nei giovani: “Cari giovani, il Santo Padre conta su di voi e ribadisce la fiducia che la Chiesa ripone in voi, perché la Chiesa universale ha bisogno di tutti voi per annunciare oggi la buona notizia dell’amore di Dio. Questo è anche il significato dell’approccio sinodale avviato dalla Chiesa cattolica e che ha dato luogo a grandi progressi nell’amicizia ecumenica con i nostri fratelli e sorelle di diverse confessioni cristiane”.

Infine ha affidato i giovani alla Madre di Dio: “Affidando ciascuno di voi e le vostre famiglie al Signore, per intercessione della Vergine Maria, papa Francesco vi concede di tutto cuore la benedizione apostolica e si affida alla vostra preghiera”.

Nella lettera di frére Matthew sono state riprese le riflessioni raccolte durante gli incontri con i giovani nell’anno: “Quando vorremmo confidare nell’amore di Dio, ciò che vediamo e sentiamo intorno a noi molto spesso sembra contraddire quell’amore. Siamo intrappolati tra ciò che è già successo e quanto deve ancora venire. Questa situazione non è sempre molto confortevole, quando però si apre ad una speranza di realizzazione, dentro di noi qualcosa si libera.

La speranza richiede pazienza. ‘Speriamo ciò che non vediamo’, dice l’apostolo Paolo. Orientati verso ciò che verrà in pienezza nel tempo di Dio, ma anche turbati da ‘battaglie all’esterno, conflitti all’interno’, oseremo rimanere in questa situazione scomoda anziché fuggire via?”

Ed ha citato la speranza di Abramo, che ha creduto a Dio: “Abramo, l’antenato dei credenti, osservò la promessa di Dio ben oltre ogni ragionevole speranza. Lui e sua moglie Sara hanno ricevuto ciò che sembrava loro impossibile. Mentre il suo paese era devastato dalla guerra, i suoi abitanti minacciati di esilio e lui stesso in prigione, il profeta Geremia investì nel futuro: comprò un campo, tanto era sicuro che Dio non avrebbe abbandonato il suo popolo”.

Quindi la speranza consente alla fede di essere reale: “Un gesto di speranza così sorprendente rende la fede più reale. E’ una ferma fiducia in ciò che è ancora invisibile e perfino incerto. Possiamo appoggiarci su questa speranza? Alla fine è questo che riapre la fonte della gioia. Anche nelle situazioni umane più complicate, ciò che non abbiamo mai osato sperare può diventare realtà. Oggi, in molti paesi in cui la guerra sta causando il caos, stanno emergendo straordinarie iniziative cariche di speranza”.

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Occorre, perciò, ascoltare i testimoni della speranza: “Durante la mia visita in Ucraina con due dei miei fratelli, un responsabile della Chiesa ci ha detto: ‘La preghiera apre uno spazio che permette la guarigione’. Sono rimasto molto colpito da questa osservazione. Confrontandosi costantemente con la sofferenza del suo popolo, vede che proprio nella vita interiore i credenti possono rimanere aperti ad accogliere la novità.

Questo processo non produce necessariamente risultati immediati ma, anche supportato da altri mezzi, apre una porta per superare le ferite e il dolore e risveglia la speranza di un’umanità guarita. La preghiera dà la forza per restare saldi di fronte alle situazioni più complesse. Rompe le onde dello scoraggiamento quando l’oscurità sembra inghiottire tutto”.

Quindi ha chiesto ai giovani di sperare: “Come reagiamo quando i nostri piani vengono vanificati e le nostre speranze deluse? Gesù ci dà una chiave per rimanere persone di speranza. Di fronte a una folla numerosa di affamati, ha avuto per loro ‘compassione’, letteralmente ‘il suo cuore era compassionevole’ per loro. Ed ha trovato il modo di soddisfare i loro bisogni”.

La speranza consente di vivere nel ‘tempo’ di Dio: “Il rifiuto di rassegnarsi alle situazioni di disagio permette alla speranza di prendere forma dentro di noi. E’ il contrario dell’attesa passiva, è una lotta, non c’è altra via. Anche solo il nostro desiderio di speranza può portarci a superare il divario tra ciò che è umanamente possibile e ciò che è possibile per Dio”.

Taizè non si è mai rassegnata alla separazione tra i cristiani: “La Regola di Taizé parla di non rassegnarsi mai allo ‘scandalo della separazione dei cristiani, che confessano tutti così facilmente l’amore per il prossimo, ma restano divisi’. Per frère Roger, l’unità dei cristiani non è mai stata un semplice obiettivo in sé, ma un cammino che conduce alla pace all’interno della famiglia umana…

La natura lotta per sopravvivere, rispecchiando e incoraggiando la nostra lotta per la speranza. La speranza per la creazione e la speranza che riceviamo dalla buona creazione di Dio vanno di pari passo con la speranza per l’umanità”.

E’ stato un invito a rimanere persone di speranza: “Per custodire la speranza, abbiamo bisogno gli uni degli altri. La speranza fiorisce quando siamo attenti ai bisogni degli altri. Possiamo vedere persone che, anche in mezzo alle avversità più grandi, scelgono di vivere, sorridere e offrire ogni giorno quel poco che è possibile”.

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Infatti essa è collegata alla verità: “La speranza è legata alla verità ed alla giustizia. E queste sono tutte caratteristiche di Dio. Non vediamo questo legame nella vita, morte e risurrezione di Gesù? Per nutrire la speranza, dobbiamo affrontare la realtà così com’è e vederla alla luce delle promesse di Dio”.

E’ stato un invito a vivere la speranza della Pasqua: “La speranza non si basa sull’analisi della situazione ma su quella che spesso è una vacillante fiamma di fiducia. Benché fragile, essa arde nella notte più profonda. E’ questa l’esperienza che hanno fatto gli amici di Gesù: molti lo avevano abbandonato durante la sua prova più grande ma il suo amore ha permesso loro di tornare…

Risorto dai morti, vivente in Dio, Gesù ci attira a sé. Incontrandoci nel profondo del nostro essere, pieno di tristezza o di gioia, Gesù risorto ci apre alla sua relazione con il Padre e alla comunione nello Spirito Santo. Non siamo più prigionieri della nostra disperazione, una nuova vita è possibile”.

Da tale speranza nascono i pellegrini della pace: “La fede nella risurrezione ha permesso a molte persone di aggrapparsi alla speranza in mezzo a situazioni di angoscia. E’ una fonte che ci porta a superare le nostre stesse impossibilità, ad aprire il nostro cuore agli altri e ad agire. La fede nella risurrezione di Gesù richiede molto coraggio e audacia. Implica lo sforzo per non lasciarci paralizzare dalla presenza di morte e di distruzione che oggi ci circonda”.

Ed è stato Gesù a lasciarci la ‘sua’ pace, che rende liberi: “Questa nuova vita ci aiuta ad alzarci, ci spinge a camminare con gli altri. Diventiamo pellegrini della speranza che portiamo dentro di noi… Come pellegrini di pace, siamo consapevoli che non esiste vera pace senza giustizia. La pace che portiamo dentro di noi, che nasce dalla speranza con cui viviamo, ci rende interiormente liberi. Ci permette di amare la vita e di resistere alle ingiustizie, perseverando sotto l’impulso dello Spirito Santo”.

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