Il problema non è che non ci sono buone notizie, ché anzi esistono e procurano pure un certo conforto. Ma finisce subito, quando ci si rende conto che quelle cattive sono purtroppo di più, per quanto riguarda l’ambiente a livello mondiale. E non poteva che essere così, considerato che tutti gli accordi e le politiche dei Paesi più avanzati della Terra per ridurre l’inquinamento, e quindi le conseguenze nefaste che porta con sé, ancora non riescono a compensare l’avanzata dei danni che invece provocano i Paesi più poveri, oppure ricchi (come la Cina) che sull’ambiente continuano a essere decisamente “distratti”.
Il World Wildilife Found, cioè il Fondo mondiale per la natura, tra i “regali” di Natale ce ne rifila uno di cui avremmo fatto volentieri a meno. In poche parole, le cose stanno così: le Cop del clima, quindi le Conferenze delle parti della Convenzione delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici Unfccc e la biodiversità hanno tradito le buone attese che avevano creato. E questo grave insuccesso è dovuto a diversi fattori: gli incendi, la biodiversità in calo e, soprattutto, i vertici internazionali e le istituzioni che hanno conseguito risultati decisamente deludenti. Un’affermazione che ha il timbro dell’organizzazione ambientalista fondata in Italia nel 1966 da Fulco Pratesi e che fa parte della rete mondiale.
Il 2024 si avvia a essere, e sta accadendo ogni anno, il più caldo mai registrato a livello globale. Lo dicono i dati scientifici, cioè le proiezioni del Servizio climatico europeo. Ormai è scontato che il bilancio indichi una temperatura media globale che potrebbe superare di un grado centigrado e mezzo i livelli che si registravano nel periodo preindustriale. Se così sarà (per i dati definitivi bisogna attendere i primi di gennaio), il 2024 sarebbe il primo anno solare a superare questa soglia simbolica nell’intera storia della meteorologia.
A testimoniare che le cose non vanno affatto bene sono le conseguenze dirette di questo riscaldamento globale, cioè i cosiddetti “eventi estremi” che questo fenomeno porta con sé. E che certo non mancano: siccità (ne sappiamo qualcosa anche in Sardegna) e gravi inondazioni in tutto il mondo, cita lo stesso Wwf. Quelle più devastanti sono state in Afghanistan, Pakistan, Brasile, Uruguay e sparse in città europee: è accaduto a fine ottobre in Spagna e anche in Emilia Romagna. Il Wwf calcola che questi eventi estremi siano stati duemila dal primo gennaio a fine settembre del 2024, ed è la stessa organizzazione ambientalista a tirare le orecchie a Stato e Regioni: nonostante ciò che è accaduto, non si sono visti importanti provvedimenti per mitigare queste tragedie naturali: solo fino a un certo punto.
Certo, al Wwf nessuno se ne stupisce, considerato che il mondo sta perdendo la foresta tropicale che è un po’ il centro di comando degli equilibri climatici in tutto il pianeta. In Amazzonia il 2024 ha segnato il record di incendi dal 2007, particolarmente in Bolivia. E l’organizzazione ambientalista aggiunge che negli ultimi cinquant’anni il mondo ha perso il 73 per cento della popolazione complessiva di vertebrati nel mondo. Dunque, la perdita delle biodiversità va avanti come uno schiacciasassi malgrado sia indispensabile per le risorse gratuite e irrinunciabili per il pianeta: acqua, suolo fertile e aria pulita. E i negazionisti continuano a parlare sul solco dell’idiozia: «D’estate fa caldo, in inverno fa freddo, quindi è tutto normale». I dati gridano il contrario: troppo caldo e troppo freddo, quando sono invece attesi il “normale” caldo e il “normale” freddo.
A Baku, in Azerbaigian, dall’11 al 22 novembre si è svolta la 29esima Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici. Ed è stata deludente: pochi i fondi messi a disposizione dei Paesi in via di sviluppo per consentire loro di affrontare la transizione e l’adattamento. E anche la Cop 16 specifica sulla biodiversità, che si è svolta in ottobre in Colombia, è stata un’inutile passerella di Paesi che non volevano trovare un accordo, e infatti non l’hanno realmente cercato, sui fondi da stanziare per tutelare la biodiversità. Questo, malgrado il fatto che ciò che non spendiamo oggi, lo pagheremo assai più caro nell’immediato futuro. Si spera che quell’intesa sarà trovata nel secondo tentativo, a Roma in febbraio.
Le plastiche disperse nell’ambiente sono un’emergenza nell’emergenza, per questo si è discusso sul Trattato globale senza però raggiungere alcuna intesa. Tutto rinviato al 2025, mentre l’Italia si è vista aprire – al solito – una procedura d’infrazione da parte dell’Unione europea.
A novembre, altra bordata: la Commissione europea ha rinviato di un anno l’applicazione dell’Eudr, il Regolamento Ue sulla deforestazione, ma dall’altro lato almeno sono stati annullati gli emendamenti che avrebbero ulteriormente indebolito l’Eudr.
In Italia, Stato e Regioni affondano ulteriormente la tutela della natura. Un esempio fra tutti, il decreto che penalizza ulteriormente l’agricoltura biologica. Intanto l’Italia ha perso ufficialmente e definitivamente il churlottello, un uccello di cui si sono smarrite le tracce negli anni Novanta e ora dichiarato estinto. C’è poi il declassamento del lupo, che secondo il Wwf incrementerà il bracconaggio, e anche il recente abbattimento dell’orso M91 in Trentino aggrava la situazione.
Di buono, dal punto di vista del Wwf, c’è però che gli italiani accolgono la sostenibilità alimentare. Nel 2024 sono quadruplicati vegetariani e vegani rispetto a dieci anni prima e l’agricoltura biologica ha quasi raggiunto un quinto delle coltivazioni totali (precisamente, il 19,8%). E abbiamo diminuito l’utilizzo dei pesticidi, pur rimanendo “campioni d’Europa” sul loro uso.
Come dolce di questo pasto amaro, il Wwf inserisce nel menu l’aumento di sovrappeso e obesità.
Ma per il resto va tutto bene. Se un resto ci fosse.
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