Cecilia Sala, la liberazione legata a quella dell’ingegnere iraniano. L’ostacolo degli Usa che hanno chiesto l’estradizione

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 


di
Giovanni Bianconi

Il legame tra i due casi e i contatti avviati dall’intelligence

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Con il passare delle ore e dei giorni, il sospetto che l’arresto di Cecilia Sala sia legato a quello dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedininajafabani (noto anche come Abedini) avvenuto tre giorni prima a Milano, sta diventando sempre più concreto. Quasi una certezza: la liberazione dell’una possibile solo se arriva quella dell’altro.

Un intreccio tanto realistico quanto complicato da sciogliere, perché la giornalista italiana è stata presa dalle forze di sicurezza della Repubblica islamica che ora ne dispongono direttamente, mentre l’iraniano (che ha pure un passaporto svizzero) è stato catturato dalla polizia italiana per conto degli Stati Uniti d’America, che ne reclamano l’estradizione. Cioè un Paese alleato di cui è difficile disattendere le richieste nell’attuale scenario di crisi internazionale, che vede gli Usa frontalmente contrapposti all’Iran.




















































Operazione congiunta

È in questo strettissimo e scivoloso sentiero che da dieci giorni si sta tentando di intavolare una trattativa dove le strategie dell’intelligence si sovrappongono a quelle delle diplomazie. Entrambe piene di ostacoli, sebbene in casi come questi si faccia solitamente maggiore affidamento sui contatti tra servizi segreti rispetto a quelli fra consolati e ambasciate. Ma dal giorno in cui Cecilia Sala è stata prelevata nell’albergo dove alloggiava a Teheran l’Italia sta valutando ogni possibilità e ogni ipotesi. Per la prima settimana tutto s’è svolto sottotraccia, cercando una soluzione prima che trapelasse la notizia dell’arresto della reporter; ora è tutto più difficoltoso.

A confermare la complessità della situazione è la circostanza che il fermo di Abedini, scattato lunedì 16 dicembre, non è stato casuale né determinato dalla segnalazione del sistema di allerta alle frontiere al momento del suo ingresso in Italia. Si è trattato invece di un’operazione congiunta, condotta dall’Fbi insieme alla Polizia di prevenzione e alla Digos di Milano, che stavano aspettando l’iraniano al varco. Tre giorni prima, venerdì 13, il tribunale federale del Massachusetts aveva emesso un ordine d’arresto internazionale nei confronti dell’ingegnere accusato di associazione per delinquere, violazione delle leggi sull’esportazione e supporto a un’organizzazione terroristica (i pasdaran dei Guardiani della rivoluzione); reati che gli Usa collegano all’attentato realizzato con droni commercializzati dai due inquisiti che nel gennaio scorso ha ucciso tre soldati americani in Giordania. Subito dopo l’Fbi ha avvisato la polizia italiana che il ricercato aveva prenotato, per il lunedì successivo, un volo diretto da Istanbul a Milano Malpensa. Gli investigatori dell’Antiterrorismo hanno verificato l’informazione e l’hanno atteso al varco, identificandolo all’arrivo per notificargli il provvedimento e accompagnarlo in carcere.

La via giudiziaria

L’indomani i giudici della Corte d’appello milanese hanno convalidato il fermo, ma per diffondere la notizia si sono attese altre 24 ore, perché nel frattempo negli Usa veniva arrestato un presunto complice di Abedini, Mahdi Mohammad Sadeghi, cittadino iraniano-statunitense residente nel Massachusetts. Un’azione coordinata da cui è arduo, adesso, tornare indietro con un rigetto dell’estradizione di Abedini che potrebbe facilitare il rilascio di Sala.

Quando dagli Usa arriverà tutta la documentazione a supporto delle accuse a suo carico, la Corte d’appello milanese tornerà a riunirsi per decidere se consegnare o meno il detenuto. In caso di rifiuto Abedini tornerebbe libero, mentre se la domanda venisse accolta l’ultima parola toccherebbe comunque al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Che potrebbe dire no come fece un anno fa per un religioso ultraottantenne reclamato dell’Argentina per crimini contro l’umanità commessi nel periodo della dittatura militare; ma in questa vicenda un diniego «politico» all’estradizione sembra poco probabile. Soprattutto nei confronti dell’alleato più importante.

Il prossimo 9 gennaio è fissata una visita in Italia del presidente uscente Joe Biden, accompagnato dal segretario di Stato Antony Blinken, e se Cecilia Sala non verrà rilasciata prima è possibile che la premier Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani affrontino con loro la connessione tra le due situazioni. Sebbene dopo dieci giorni a guidare gli Usa e la diplomazia a stelle e strisce saranno nuovi interlocutori: Donald Trump e il suo staff.

Le altre ipotesi

In questo intrigo internazionale che coinvolge i governi di tre Paesi potrebbe fare ingresso un quarto Stato, la Svizzera, di cui Abedini è pure cittadino. In queste ore c’è chi ipotizza una consegna dell’ingegnere iraniano non agli americani bensì alla Confederazione elvetica, di cui è cittadino. Ma la Svizzera rappresenta gli interessi statunitensi in Iran, tanto che dopo gli arresti scattati in Italia e negli Usa, il governo della Repubblica islamica ha protestato con le ambasciate di Berna e Roma a Teheran.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

In ogni caso sarebbe una procedura slegata dall’estradizione negli Stati Uniti per cui Abedini si trova in carcere. Il suo avvocato avrebbe trovato un’abitazione e sarebbe pronto a chiedere gli arresti domiciliari, ma dopo il precedente di Artm Uss, il russo reclamato dagli Usa e scappato dall’abitazione dove i giudici milanesi l’avevano mandato in attesa del verdetto, da oltreoceano è giunto un documento in cui si sottolinea il pericolo di fuga dell’estradando.

I testimoni iraniani

Nel frattempo, dopo dieci giorni di reclusione, le autorità iraniane non hanno ancora formalizzato le accuse a Cecilia Sala. Ad arresto avvenuto sarebbero state interrogate alcune persone che la giornalista ha incontrato nella settimana di lavoro a Teheran per i suoi reportage, forse nel tentativo di dare qualche contenuto ai «comportamenti illegali» inizialmente contestati. Tuttavia sono in pochi a credere che la sorte di Sala sia legata alle eventuali accuse che dovessero arrivare. Se davvero la reporter è finita al centro di una ritorsione per la cattura dei due iraniani in Italia e negli Usa, è lì che va cercata una via d’uscita.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

29 dicembre 2024 ( modifica il 29 dicembre 2024 | 08:13)

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Source link