Badia Tedalda, il medico del paese va in pensione dopo 40 anni e racconta: “Quella volta che andai a visitare con il trattore”

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Dopo 40 anni di servizio e 2 mila pazienti visitati, il medico va in pensione. Enrico Brilli, 70 anni e nato a Sansepolcro, ma residente da sempre a Badia Tedalda, appende il camice. Ora, in una città, il cambio del medico, per i pazienti, è quasi indolore. Oggi, il prossimo, si sceglie su facebook, chiedendo agli utenti di consigliare “un bravo medico”, ma per un paese come Badia Tedalda, non avere più il dottore, non è la stessa cosa. Perché il dottor Brilli non era solo il medico di base o della mutua, come si diceva una volta, era soprattutto un punto di riferimento. Una figura al pari del maresciallo, del prete e del farmacista, alla quale potevi chiedere non solo informazioni di medicina, ma anche di tutto il resto. Non che a Badia Tedalda, come a Sestino, perché il dottor Brilli per qualche anno ha operato anche lì, resteranno sguarnite di dottori. Anzi, ne arriverà più di uno. Un pool di medici di guardia che si daranno il cambio giorno dopo giorno. E forse il guaio, se così possiamo chiamarlo, è proprio questo, nel fatto che le persone di Badia, soprattutto anziani, non avranno più un’unica faccia con la quale confidarsi o prendere familiarità. Ma dovranno impararne a conoscerne diverse. Che poi non si conoscono mai. E viceversa. Anche per questo quando il dottor Brilli ha deciso di andare in pensione, a Badia Tedalda si sono tutti preoccupati. E anche rattristati di perdere quel medico che era davvero di famiglia, tanto che il sindaco Alberto Santucci, proprio venerdì 28 dicembre, ha aperto l’ultimo Consiglio comunale donando al dottore una targa a nome di tutto il paese e dell’amministrazione. “E io mi sono commosso – dice Brilli – perché ho sentito, ancora una volta, l’affetto di questa comunità che mi accolse 40 anni fa”.

Quando appunto fare il medico di paese significava molto di più. “Un tempo il medico faceva tutto. Anche il pediatra, perché mica c’erano negli anni Settanta e anche Ottanta nei paesi. E così si visitavano anziani e bambini”. E non solo, perché a qualche medico sono toccati anche gli animali. “Per fortuna a me no – risponde Brilli – A Badia c’era il veterinario. Però dovevi essere pronto a rispondere a tutte le domande, di qualsiasi genere fossero”. E il legame che si costruiva con ogni famiglia era più che con i parenti. Un rispetto tale che quando uno andava per una visita oltre ad avere vestiti puliti, non si sarebbe mai permesso di ribattere “l’ho letto su internet”. “Assolutamente no. Quello che diceva il medico era sacro. Poi i tempi sono cambiati”.

E’ arrivato il Covid e il dottor Brilli fu uno dei primi medici contagiati in Italia: “Di quel periodo ricordo che fu lungo e anche faticoso. Rimasi chiuso in casa per oltre quindici giorni, ero tra i primi contagi, sapevamo poco, ma anche allora non dimentico la grande solidarietà di tutto il paese in quel momento così difficile”. Anche perché Badia rimase orfana, anche se per poco, di colui che invece avrebbe dovuto guarirli. Perché un medico, secondo l’immaginario collettivo, non dovrebbe mai ammalarsi e soprattutto essere disponibile a qualsiasi ora sette giorni su sette.

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“Mi chiamavano davvero a qualsiasi ora e in ogni momento. Raggiungevo tutti gli angoli di Badia e anche di Sestino. Con l’auto soprattutto, ma anche con un motorino e una volta sul trattore”. E quella volta non era così lontana. “Era l’inverno del 2012, a Badia Tedalda c’erano quattro metri di neve. Quattro. Ricordo che arrivò anche l’esercito a portarci i viveri, perché il paese era isolato. Mi venne a cercare un ragazzo che sua mamma stava male, aveva la febbre alta. Dovevamo raggiungere Caprile. Ricordo che mi venne a prendere con 4×4 e con quel mezzo arrivammo fino a Ponte alla Marecchia. Ma da lì era impossibile proseguire e lo facemmo grazie ad un trattore. Arrivai a casa, curai la mamma e non me ne andai finché la donna non stette meglio. Quanto mi ringraziò”. Perché anche i ringraziamenti, una volta erano diversi. In ogni famiglia, per Natale, c’era il regalo al medico. “Salami, prosciutti, vino. Cesti di Natale grandi così. La generosità e, se vogliamo la riconoscenza, specialmente nei paesi, si esprimeva anche in questo modo e guai a non accettare”. Oggi purtroppo è tutto più impersonale e anche a Badia Tedalda lo sanno. Ma sanno anche che se un giorno avessero bisogno di un consiglio o di un parere, il dottor Brilli ci sarà sempre. Pensione o non pensione. A proposito, ma adesso che farà? “Per il momento non ci ho pensato. Magari, siccome sono uno specialista in medicina interna, tra un anno potrei anche fare la libera professione”.

Servizio sul Corriere del 29 dicembre



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