Auletta critico sul bilancio 2025 del Comune di Pisa

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La critica è rivolta soprattutto, secondo Auletta, alla mancanza di fondi per la ricerca e l’innovazione nonché per le politiche attive del lavoro

Questo il comunicato integrale

Bilancio 2025: zero euro per le politiche per il lavoro. Delega del Comune a Pisamo su ricerca ed innovazione

Zero euro per le politiche per il lavoro: è questo lo sconcertante dato che emerge anche quest’anno dalla bilancio di previsione per gli anni 2025, 2026 e 2027 approvato dalla destra che sostiene il sindaco Conti e che viene taciuto.

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Nulla per la ricerca e l’innovazione: in una città sede di grande Università, messa in ginocchio dai tagli del Governo Meloni, sono completamente cancellati i programmi per l’insediamento e il sostegno di start up e imprese innovative, anzi si svendono immobili come le ex- Stallette; e l’obiettivo strategico di rivitalizzazione del tessuto economico e produttivo non vede alcun investimento verso Pisa “laboratorio delle eccellenze e dell’innovazione”, anzi il Comune passa questa delega alla Pisamo.

Era, quindi, necessario che il Comune intervenisse per sostenere l’occupazione, che presentasse una propria ricetta per stimolare le assunzioni, per ridare reddito a lavoratrici e lavoratori.

E invece, niente. Zero euro stanziati, zero proposte presentate, zero interventi per il lavoro.

Eppure, sebbene le politiche per il lavoro siano prioritariamente materia di competenza di Stato e Regioni, anche i Comuni possono ben contribuire allo sviluppo locale e alla crescita dell’occupazione. Ecco perché, attraverso una decina di emendamenti al Documento unico di previsione (DUP), abbiamo presentato un vero e proprio pacchetto di proposte su lavoro e diritti affinché il Comune diventi un soggetto attivo per un nuovo modello di sviluppo, fondato sulla tutela del territorio e dell’ambiente, sull’offerta di servizi di qualità alla cittadinanza, sull’innovazione sociale e sul rispetto e sull’estensione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

Proposte che la destra ha tutte bocciate.

Abbiamo chiesto che venga dato sostegno al commercio di prossimità, equo, sostenibile, di filiera corta, locale, che si integra con la qualità del lavoro e della vita per la cittadinanza, con contestuale stop all’insediamento in città di punti vendita della grande distribuzione; che venga rilanciato l’artigianato locale mettendo in rete esercizi di prossimità; che vengano recuperati e promossi i vecchi mestieri, anche al fine di contribuire al riuso e alla riparazione, con un impatto positivo sulla riduzione dei rifiuti; che vengano attuate politiche attive per l’accesso al lavoro per le persone svantaggiate; che venga incentivato un mercato del lavoro più inclusivo, ove si possa conseguire una più elevata occupazione femminile con conseguente riduzione delle disparità di genere e del rischio di povertà; che venga promosso il lavoro stabile e di qualità e contrastato il lavoro nero, il lavoro sottopagato e il caporalato; che venga istituito un osservatorio sulla sicurezza nei luoghi di lavoro; che venga incentivato il trasferimento tecnologico e di conoscenza tra università e tessuto produttivo per la crescita di una occupazione stabile.

Gli strumenti che abbiamo proposto di mettere in campo, oltre ad effettivi interventi di politiche attive sul lavoro, consistono: nel rilascio della concessione del suolo pubblico subordinato al rispetto delle regole in materia di lavoro e di sicurezza; nella messa a disposizione a canone agevolato e/o gratuito di fondi e spazi attrezzati nelle disponibilità comunali ad imprese dell’innovazione sociale, dell’ecoinnovazione e della riconversione ambientale; in deroghe e vantaggi per i pubblici esercenti che garantiscano determinati standard di stabilità e qualità del lavoro; nel rilascio da parte del Comune di un marchio a cui connettere una serie di benefici e che certifichi e renda pubblicamente riconoscibile la qualità degli esercizi commerciali in tema di sostenibilità sociale, ambientale e di qualità del lavoro.

Di fronte a una destra immobile, che non investe un euro per il lavoro e che non dà alcuna riposta a chi ha sofferto gli effetti della crisi economica e sociale, noi puntiamo invece a un cambiamento complessivo del paradigma economico, rimettendo al centro dell’azione amministrativa la difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, promuovendo attivamente un’economia sostenibile capace di migliorare le condizioni materiali delle persone e di ridurre sensibilmente le attuali disuguaglianze sociali.

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Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista
 



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