L’Aula del Senato ha approvato, con 112 voti favorevoli e 67 contrari, la questione di fiducia posta dal Governo sull’approvazione del Ddl bilancio, nel testo identico a quello licenziato dalla commissione Bilancio.
La Legge di Bilancio 2025 risulta pertanto definitivamente approvata, tra le polemiche delle opposizioni che anche nella seduta mattutina del 28 dicembre non ha mancato di accusare il governo. Particolarmente agitato Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che ha accusato la premier Giorgia Meloni di stare “violando tutte le regole della democrazia parlamentare. In questo provvedimento non c’è niente”, con tanto di vivace scambio di battute con il presidente del Senato Ignazio La Russa.
Il valore della Manovra è stato indicato per il 2025, al momento della sua presentazione in Parlamento, in circa 30 miliardi. Dal taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento delle aliquote Irpef a tre scaglioni alle misure per le famiglie, come il bonus mamme, sono tante le conferme delle misure nella manovra. Punta sulla linea della prudenza rivendicata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: “Un governo che non ha solo gli oneri del Superbonus ma 90 miliardi di interessi passivi da cui partire non si può permettere di essere né avventato né temerario”.
Nel passaggio alla Camera, la legge di bilancio da 30 miliardi ha allargato il suo raggio di azione, con l’introduzione dell’Ires premiale, le risorse per le grandi opere, come il Ponte sullo Stretto e la Tav, fino all’aumento degli stipendi dei ministri non parlamentari. E un fondo da 100 milioni per interventi locali, ribattezzato “legge mancia”.
IRPEF E TAGLIO DEL CUNEO – La manovra cambia in via strutturale il testo unico delle imposte sui redditi, prevedendo l’Irpef a tre scaglioni – fino a 28mila euro al 23%; oltre i 28mila e fino a 50mila euro, al 35%; oltre 50mila euro, al 43% – invece che quattro. Confermato nel principio, ma con modifiche nel meccanismo rispetto alla manovra dello scorso anno, anche il taglio del cuneo fiscale: per i dipendenti con reddito fino a 20mila euro è previsto il riconoscimento di un bonus, per quelli tra 20 e 40mila una detrazione con decalage. Sommati i due interventi assorbono circa 17 sui 30 miliardi complessivi.
BONUS MAMME ANCHE AD AUTONOME E CARD NUOVI NATI – Altra conferma rispetto allo scorso anno è la decontribuzione per le mamme lavoratrici con un reddito fino a 40mila euro. Il bonus si traduce in un ‘parziale esonero contributivo’ per le lavoratrici dipendenti e autonome che non hanno optato per il regime forfettario e che siano ‘madri di due o più figli’; spetta ‘fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo’. La decontribuzione viene confermata ‘nel limite di spesa di 300 milioni di euro annui’. Inoltre, ‘al fine di incentivare la natalità e contribuire alle spese per il suo sostegno’, per ogni figlio nato o adottato è riconosciuto un importo ‘una tantum’ di mille euro. La condizione è un Isee non superiore a 40.000 euro annui. Confermato infine il bonus asilo nido fino a 3.600 euro per i nuovi nati in famiglie con Isee fino a 40mila euro.
QUOZIENTE FAMILIARE – Tra le novità, il riordino delle detrazioni, con la stretta per single e nuclei senza figli. In particolare nel calcolo conterà il numero di figli per i soggetti con reddito complessivo superiore a 75mila euro. Il meccanismo per il calcolo prevede un tetto massimo in corrispondenza della fascia di reddito (14mila sopra i 75mila euro, 8mila sopra i 100mila) e un coefficiente in corrispondenza del numero dei figli (0,5 – ossia cifra dimezzata – per i nuclei familiari senza i figli, 0,70, se nel nucleo familiare è presente un figlio, 0,85, se nel nucleo familiare sono presenti due figli, 1 se nel nucleo familiare sono presenti più di due figli o almeno un figlio con disabilità). Le spese sanitarie, i mutui e le spese sostenute per il recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici restano fuori dal riordino. Si allargano i congedi parentali all’80%, per tre mesi invece degli attuali due. Arriva un fondo da 30 milioni denominato ‘Dote di famiglia’, per il rimborso di attività extra-scolastiche di bambini e ragazzi da 6 a 14 anni, in nuclei familiari con Isee fino a 15mila euro. Nasce anche un fondo per il sostegno e la valorizzazione degli oratori.
IMPRESE – Con un emendamento dei relatori, che ha recepito l’intesa tra i leader della maggioranza, nel passaggio alla Camera è stato introdotto l’Ires premiale, con l’aliquota ridotta di 4 punti, dal 24 al 20% per chi accantona almeno l’80% degli utili del 2024 e ne reinveste in azienda almeno il 30% (e non meno del 24% degli utili del 2023), aumentando l’occupazione di almeno l’1%. Secondo la Ragioneria dello Stato ne potranno beneficiare circa 18mila aziende.
FLAT, WEB E CRIPTO TAX – Alla Camera è stata anche ritoccata la platea della flat tax, ampliando da 30 a 35mila euro il tetto di reddito da lavoro dipendente per accedere alla aliquota agevolata per la parte di lavoro autonomo. Modificata anche la web tax, che varrà solo per le grandi aziende con ricavi sopra i 750 milioni, e la tassa sulle criptovalute che resta al 26% nel 2025 (mentre il testo della manovra la portava al 42%), per aumentare il prossimo anno al 33%.
BONUS CASA – Confermato il bonus per le ristrutturazione e quello per la riqualificazione energetica, ma c’è una stretta sulle caldaie, escluse dall’agevolazione. La detrazione spetta, infatti, anche per le spese documentate ad esclusione delle spese per gli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie uniche alimentate a combustibili fossili, nella misura fissa, per tutte le tipologie di interventi agevolati. Lo sgravio è del 36% delle spese sostenute nell’anno 2025 e al 30% delle spese sostenute negli anni 2026 e 2027. Per le prime case, la detrazione è elevata al 50% delle spese, per l’anno 2025, e al 36% delle spese, per gli anni 2026-2027.
PENSIONI – Le minime saranno rivalutate nel 2025 del 2,2%, con un aumento stimato in 1,8 euro. Vengono prorogate le misure di flessibilità in uscita, quota 103, l’Ape sociale e Opzione donna. Chi è nel sistema contributivo potrà cumulare la previdenza obbligatoria e quella complementare per raggiungere un assegno pari ad almeno tre volte il minimo, riuscendo ad anticipare la pensione a 64 anni con 25 anni di contributi. SANITÀ – La manovra prevede nuove risorse per finanziare il fabbisogno sanitario nazionale standard, incrementato di 1,3 miliardi nel 2025. Una quota delle risorse è accantonata in vista dei rinnovi contrattuali 2028-2030. Aumentano le indennità di Pronto soccorso e quelle di medici e infermieri. Flat tax al 5% per gli straordinari degli infermieri. Incrementati i fondi del bonus psicologo e arriva il sostegno psicologico a scuola.
PA, MANAGER E MINISTRI – La spending review per i ministeri porterà un risparmio di 12,7 miliardi in 3 anni. Da blocco parziale del turnover nella PA vengono esclusi enti locali, Forze dell’Ordine, Vigili del Fuoco e ricercatori. Nel passaggio alla Camera è saltato l’obbligo dei revisori del Mef per enti e società che ricevono contributi pubblici, prevista invece una stretta sui controlli dei bilanci se gli aiuti statali sono “significativi”. Salta anche l’equiparazione degli stipendi dei ministri non parlamentari con quelli dei colleghi eletti, ma avranno un rimborso delle trasferte. Arriva, infine, la cosiddetta norma anti-Renzi, con il divieto di compensi esteri per parlamentari e membri del governo.
INFRASTRUTTURE – Stanziati un miliardo in più per la Tav e nuovi fondi destinati al Ponte sullo Stretto per 1,5 miliardi. Saltano il nuovo adeguamento all’inflazione dei pedaggi autostradali e la proroga al 30 giugno 2025 della scadenza per l’aggiornamento dei piani economico-finanziari delle concessioni; arriva invece la proroga fino a 20 anni per le concessioni elettriche e il maggior gettito andrà in un fondo taglia-bollette. Aumentano di 50 centesimi le tasse di imbarco per i voli extra Ue nei grandi aeroporti.
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