di Andrea Galli
I carabinieri le hanno fermate per un controllo di routine il 5 marzo, mentre ricevevano un sacchetto da un 52enne turco. Trovati quaderni e appunti con cifre milionarie. L’ipotesi dell’intrigo internazionale
Ripubblichiamo questo articolo di Andrea Galli uscito a marzo, uno dei più apprezzati dalle nostre lettrici e dai nostri lettori nel 2024.
Uno dei precetti investigativi è quello di seguire i soldi: e qui, questo denaro, tutto questo denaro, dove porta mai? (in questo articolo gli aggiornamenti sulla vicenda: i diari segreti e la pista della «hawala»). Ancora non si sa poiché i diretti protagonisti, un uomo turco e due donne russe, amiche, in arresto il pomeriggio del 5 marzo (pm Mauro Clerici, gip Chiara Valori), dicono d’ignorare provenienza e destinazione di quanto segue, e prestate attenzione: 50mila euro, due milioni e 587mila euro, 270mila franchi svizzeri, 589mila euro, 14mila dollari americani, più otto lingotti d’oro dal peso tra i cento grammi e i due etti e mezzo. Mistero è mistero ma potrebbe anche essere un intrigo internazionale annotando un ulteriore elemento: nel computo generale dei soldi, custoditi nelle abitazioni e/o depositati sulle macchine dei tre, vanno incluse banconote per 14mila euro che erano state bruciacchiate, semi-distrutte, strappate.
Quel pomeriggio, ed era martedì 5 marzo, le donne (47 e 48 anni) avevano incontrato il turco, un 52enne, in una strada dell’hinterland; erano in macchina, avevano accostato, lui, a piedi, s’era avvicinato e aveva consegnato un sacchetto. Dentro, le mazzette di denaro. Interrogate dopo la cattura, le donne avevano riferito di non avere la minima idea del reale contenuto: o meglio, una aveva spiegato che siccome l’altra donna ha un negozio di vestiti, credeva che vi fossero dei tessuti. Senza s’intende controllare; senza accertarsi dell’identità dell’uomo; e senza domandare chiarimenti alla medesima amica.
Peraltro quel passaggio di soldi era avvenuto per appunto in strada, in un luogo pubblico, ancora con la luce e non il buio della notte, non adottando la minima preoccupazione tanto che una pattuglia dei carabinieri, impegnata nei classici controlli del territorio fermando gli automobilisti a caso per verificare patenti e documenti delle macchine, aveva notato quell’azione anomala e s’era messa dietro alle russe. Le successive perquisizioni domiciliari avevano permesso di scoprire l’interezza del patrimonio, ma nulla cambiava, sempre evidenziandosi le reticenze degli indagati.
Sulla posizione del 52enne, l’avvocato Alexandro Maria Tirelli dice che «non dobbiamo dimenticare un principio fondamentale: è la Procura che deve dimostrare l’illecita provenienza. Noi sappiamo che è tutto regolare, lo dimostreremo a breve». Da allora, come fisiologico processo degli inquirenti, sono scattati ulteriori accertamenti patrimoniali su familiari e cerchia dei conoscenti. In un caso s’è scoperto che una delle russe è arrivata in Italia cinque anni fa, come turista, e nel 2023 si è sposata con un anziano pensionato. Quanto al turco, magari potrebbe fornire notizie utili il profilo di sua moglie, anche lei emigrata di recente ma già attiva nell’imprenditoria con un’apparente florida e solida azienda aperta fuori Milano nel settore dell’arredo e in particolare dei mobili.
Di ipotesi su questa storia da oltre tre milioni di euro in contanti se ne possono fare all’infinito, però in mancanza di basi solide rimane un esercizio retorico. Un investigatore suggerisce, ma come semplice linea d’un possibile pensiero, connessioni con i movimenti militari e para-militari curdi. O forse bisogna seguire la geografia della droga? Oppure quella del riciclaggio di soldi sporchi? Ma per conto di chi? Non abbiamo finora menzionato un capitolo dirimente: nel materiale confiscato abbondano «quaderni riportanti cifre numeriche manoscritte riconducibili a somme di denaro nell’ordine dei milioni» nonché pagine di quaderni e appunti sopra i quali, di nuovo, qualcheduno ha vergato gli spostamenti di mazzette di banconote.
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