Un giro di affari di quasi 900mila euro in quattro anni. Soldi che ruotavano attorno a una piattaforma streaming che macinava contatti in mezza Europa e che aveva la sua base a Napoli. Anzi, alle porte di Napoli. In via Marianella, siamo tra Secondigliano e Capodimonte. È qui che operava il presunto re delle pezzotto tv (definizione che emerge da una intercettazione telefonica finita agli atti dell’inchiesta), finito in cella pochi giorni prima di Natale.
Un’inchiesta culminata nell’arresto in cella del presunto organizzatore di una trama clandestina, con l’emissione di un paio di provvedimenti cautelari più blandi e con una svolta investigativa unica nel suo genere: il deferimento all’autorità giudiziaria a carico dei clienti della Pezzotto tv, che verranno sanzionati su un doppio versante: da un lato la multa da 150 euro, che verrà notificata nelle rispettive abitazioni dei clienti; dall’altro il deferimento all’autorità giudiziaria dei soggetti che hanno usufruito dei codici abusivi.
Le verifiche
Per essere più chiari, al netto delle contravvenzioni, nei confronti dei singoli fruitori della tv illegale, scattano due verifiche: se sono stati consumati dei reati (come nel caso della eventuale diffusione di immagini a sfondo pedo-pornografico), ci sarà l’apertura di un fascicolo in sede penale; nel caso di semplici violazioni di diritto di autore (come la riproduzione di film o partite di calcio), scattano segnalazioni al prefetto, che potrebbero dare corso a procedimenti disciplinari se – tra i clienti dello streaming illegale – dovessero esserci anche soggetti iscritti ad albi professionali.
Stando a quanto appreso da Il Mattino, multe e segnalazioni sono in corso di notifica e sono giunte a destinazione alcuni giorni prima di Natale. Ma proviamo ad approfondire questa vicenda, alla luce di quanto emerso dalla misura cautelare firmata dal gip Maria Luisa Miranda, sulla scorta del pool reati informatici guidato da un esperto del ramo, parliamo del pm Vincenzo Piscitelli. Tutto ruota attorno al ruolo di un giovane esperto informatico. Si chiama Cristian Fidato, nato a Napoli il 22 giugno del 2001, residente a Marianlella. È lui il target numero uno dell’inchiesta condotta dai finanzieri del nucleo di polizia economica e finanziaria agli ordini del comandante Paolo Consiglio.
Sul tavolo dei militari ci sono oltre 5800 nomi. Sono i clienti della pezzotto tv, in gran parte campani anche se ci sono fruitori in altre regioni (specie nell’Est europeo). I nomi sono agli atti, ciascuno di essi rischia molto. Ma restiamo al personaggio numero uno. Chi è il regista di questa storia? Difeso dagli avvocati Alessandra Iorio e Giovanna Visone, Cristian Fidato è stato monitorato negli ultimi quattro anni. È accusato di essere capo e promotore di una associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati plurimi in materia di violazione di diritto di autore. In passato si sarebbe celato sotto la falsa identità di tale Gennaro Maddaloni, mentre sono a lui riconducibili ben 32 conti correnti. Eppure, in questi quattro anni, un paio di mosse “in chiaro” l’indagato le ha fatte, a proposito dell’apertura di due conti correnti: nella prima occasione, si presenta in banca dicendo di essere uno studente mantenuto dai genitori; in un’altra occasione, invece, ha dichiarato di essere un libero professionista con una fascia di reddito oscillante tra i 50mila e i 100mila euro (anche se non ha mai effettuato versamenti tramite F24). Avrebbe agito in sintonia con due complici, parliamo di Fiorino Della Corte e di Anatoliy Perrotta, entrambi destinatari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: i contenuti protetti venivano trasmessi tramite la piattaforma Iptv “Italia Tv”, a partire dalla trasmissione estemporanea di link e di codici numerici che consentivano ai clienti di accedere a partite di Champions o altri eventi sportivi, oppure a film in programmazione sulle piattaforme più gettonate. Nel corso delle indagini è stato riscontrato il pagamento in criptovalute, in un giro di affari di circa 900mila euro. Lunedì udienza al Riesame del Tribunale di Napoli.
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