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Quello che è accaduto a Francesco e alla sua famiglia il giorno di Natale è tutto fuorché una storia di Natale. Benché accaduta il 25 dicembre, è storia di tutti i giorni, è una storia di ordinaria e generale impreparazione all’incontro con la disabilità, in particolare con la disabilità intellettiva. Francesco ha 12 anni e convive con la sindrome genetica RNU4-2, per effetto della quale ha capacità di autocontrollo e modalità di comunicazione del tutto peculiari. La sera del 25 dicembre Francesco si trovava con la sua famiglia al Teatro Arcimboldi per assistere alla replica natalizia del musical “Anastasia“. Premesso e sottolineato che ogni luogo pubblico deve essere aperto, pronto e ricettivo nei confronti delle persone con disabilità 365 giorni su 365, Francesco si trovava agli Arcimboldi perché invitato: in occasione del Natale la direzione del teatro ha infatti deciso di donare biglietti omaggio al Municipio 4 perché a sua volta li mettesse a disposizione di organizzazioni, associazioni e famiglie di persone con fragilità. Nel caso di Francesco, il biglietto era tra quelli affidati alla onlus “Portami per mano“. Sebbene la presenza di bambini e adulti con disabilità e fragilità fosse non solo prevista ma addirittura auspicata e incentivata dalla direzione degli Arcimboldi, per questo bambino di 12 anni lo spettacolo è durato poco meno di 30 minuti: ad un certo punto, infatti, è stato invitato da una maschera ad uscire dal teatro perché, secondo quanto riferito dalla stessa maschera il suo comportamento dava fastidio agli altri spettatori. A dar fastidio erano, in particolare, i piccoli e rapidi versi emessi da Francesco durante lo spettacolo. Poco importa che il suo comportamento – nel caso servisse rimarcarlo – non fosse dettato da maleducazione. Dal punto di vista dell’organizzazione della serata nonché dal punto di vista della formazione e della consapevolezza del personale di sala qualcosa, evidentemente, è mancato. Del resto, quello che spesso manca tutti i giorni, non può palesarsi il 25 dicembre. Così Francesco e la sua famiglia sono stati invitati ad allontanarsi.
A segnalare l’accaduto è Stefania Rocca, la madre del bambino: “Abbiamo vissuto un’esperienza di grande disagio. Il teatro Arcimboldi non è stato in grado di tollerare il comportamento vivace di nostro figlio, affetto da sindrome genetica RNU4-2: in meno di mezz’ora, tre richiami da parte della maschera e poi l’invito ad uscire. Personalmente – racconta Stefania – non mi sono accorta delle lamentele degli spettatori ma abbiamo vissuto quella mezz’ora di spettacolo col fiato sul collo da parte della maschera, che continuava a sollecitare silenzio sia con i gesti che a parole: “Se continua ad urlare sarò costretto ad allontanarvi”, questo quello che ci siamo sentiti ripetere. Francesco emetteva dei brevi urletti, ma ogni volta che la maschera si avvicinava la situazione non faceva che peggiorare: lui diventava sempre più nervoso perché infastidito dalla sua continua presenza. Trovo inaccettabile che un teatro come l’Arcimboldi professi inclusione, donando biglietti il giorno di Natale, per poi dimostrare una totale inadeguatezza in tutto, a partire dalla gestione delle presunte situazioni di lamentela degli spettatori nei confronti di ragazzi con disabilità. Mi sono confrontata con il direttore artistico, Gianmario Longoni, e la direttrice organizzativa del teatro, Francesca Martinetto, e li ho trovati entrambi poco preparati sulla gestione della disabilità, confermandomi che le maschere non erano tutte al corrente di dove fossero presenti i ragazzi fragili – fa sapere Stefania –. Sarebbe bastato davvero poco per evitare imbarazzo e disagio, eppure non ho vissuto nessuna tolleranza e nessuno si è scusato. Non mi fa piacere segnalare l’accaduto, ma lo faccio sperando che possa aiutare a diffondere più cultura sulla disabilità e a farla finita con questi finti tentativi di mostrarsi inclusivi senza una minima preparazione. Uscire in compagnia di ragazzi fragili è emotivamente difficile, normalmente le famiglie si chiudono in casa, se si decide di ospitarci, bisogna farlo con il cuore perché il dolore che si prova a mettere a nudo le fragilità del proprio figlio va oltre ciò che si può immaginare”. Longoni si dice “solidale con la famiglia: capisco il disagio vissuto”. Poi precisa di aver messo a disposizione di associazioni varie, tra le quali quelle che lavorano con persone con fragilità, “400 biglietti” e che “stando a quanto a lui riferito, la maschera ha suggerito alla famiglia di portare il bambino fuori dal teatro solo temporaneamente, solo per il tempo necessario a calmarlo, per poi rientrare, in modo da tutelare tutti gli spettatori”. Una versione smentita dalla famiglia di Francesco.
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