La tregua di Natale del 1914 – Periscopionline.it

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La tregua di Natale del 1914

La notte di Natale del 1914 sulle trincee delle Fiandre a sud di Ypres, in Belgio, i soldati tedeschi dell’impero austro-ungarico hanno di fronte i soldati inglesi e si combattono duramente da 4 mesi.

La guerra è iniziata il 28 luglio 1914, un mese dopo l’attentato a Sarajevo all’arciduca Francesco Ferdinando, nipote dell’imperatore d’Austria, designato come futuro imperatore. L’omicida è Gavrilo Princip, studente di 19 anni serbo-bosniaco che fa parte di un movimento indipendentista (Mlada Bosnia, Giovane Bosnia). L’impero dopo un mese dichiara guerra alla Serbia che sa bene come ciò porterà alla guerra anche con la Russia (che è sua protettrice), così come la Germania, alleata all’Austria, quando invade il Belgio (neutrale) dà il destro alla Gran Bretagna ad entrare in guerra (a fine agosto).

La guerra sembra nascere dalle aspirazioni di indipendenza della Serbia ma in realtà dietro le quinte cova sia il conflitto della Francia contro gli imperi centrali (tedesco e austriaco), avendo perso le regioni Alsazia e Lorena nella guerra del 1870 e soprattutto il conflitto con la Gran Bretagna che rischia di perdere l’egemonia sui traffici marittimi mondiali per l’ascesa degli imperi centrali che vogliono giocare un ruolo di potenze mondiali; ruolo che non sta bene agli anglosassoni, ora forti anche del figlio (molto cresciuto) che si chiama Stati Uniti.

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Un conflitto interno all’Europa tra aspirazioni indipendentiste della Serbia nei confronti dell’impero austro-ungarico (che aveva mantenuto in pace ben 17 etnie), serve agli anglosassoni per una guerra che smantelli gli imperi centrali tedesco-austriaco, diventati troppo ingombranti.

E’ l’inizio di una guerra che pone le basi di un “novus ordo seclorum” come è scritto esplicitamente dal 1935 sulla cartamoneta da un dollaro, in cui gli anglosassoni vogliono diventare leader nel mondo sbarazzandosi dell’unico vero competitor che possono trovare in Europa: la Germania e il suo forte alleato, l’impero austro-ungarico.

Solo così si capisce come mai la Gran Bretagna, che non fa parte dell’Europa, e ancor più gli Stati Uniti, entrino in guerra a fianco di Russia, Francia, Italia (poi Giappone) contro Austria-Germania. Raccontarlo non è mainstream perchè mette in cattiva luce i padroni del XX secolo che vorrebbero continuare ad esserlo anche nel XXI (da qui lo scontro in Ucraina e con Russia, Cina e Brics).

Ma torniamo alla nostra bella storia di pace. Siamo nella notte di Natale del 24 dicembre sulle trincee delle Fiandre e i soldati tedeschi cominciano ad accendere molte candele sul bordo della trincea.
Un soldato inglese le nota. Poi sente il canto natalizio dei tedeschi (Stille Nacht) che augura buon Natale agli inglesi.
A quel punto sull’altro fronte gli inglesi rispondono unendosi a un canto che è a loro noto in lingua inglese (Silent Night, il nostro Astro del ciel).
Racconta in una lettera un soldato inglese: “Mentre osservavo il campo ancora sognante, i miei occhi hanno colto un bagliore nell’oscurità. A quell’ora della notte una luce nella trincea nemica è una cosa così rara che ho passato la voce. Non avevo ancora finito che lungo tutta la linea tedesca è sbocciata una luce dopo l’altra. Subito dopo, vicino alle nostre buche, così vicino da farmi stringere forte il fucile, ho sentito una voce. Non si poteva confondere quell’accento, con il suo timbro roco. Ho teso le orecchie, rimanendo in ascolto, ed ecco arrivare lungo tutta la nostra linea un saluto mai sentito in questa guerra: ‘Soldato inglese, soldato inglese, buon Natale! Buon Natale!‘”.

Senza che nulla sia stato concordato dai generali, i soldati degli opposti schieramenti cessano il fuoco, si accendono candele, si cantano inni di Natale. Comincia un botta e risposta di auguri gridati da parte a parte, fino a che qualcuno si spinge fuori dalla propria trincea per incontrare il nemico e stringergli la mano. La “tregua di Natale” fu un atto straordinario e coraggioso che partì da semplici soldati mossi da sentimenti di profonda umanità e fratellanza. Rileggere oggi, a distanza di cento anni, le lettere spedite dal fronte che raccontano quel gesto di spontanea e generosa insubordinazione ci commuove e ci interroga: è davvero impossibile costruire un mondo pacifico e solidale? Allora scattò una tregua in cui si celebrò la messa di Natale, si seppellirono i morti e il giorno dopo si farà addirittura una partita di calcio.

Lo si racconta nel bel libro di A. Del Bono “La tregua, lettere dal fronte” tra cui ci sono anche quelle del sergente inglese Bernard Joseph Brookes che racconta: è stato un Natale ideale, lo spirito di pace e buona volontà cozzava con l’odio e la morte dei mesi precedenti. E’ stato sorprendente che un simile cambiamento dei due eserciti opposti sia stato generato da un evento accaduto una notte duemila anni fa”.

La storia è poi stata ripresa anche nel film (dvd e libro) Niente di nuovo sul fronte occidentale. Lo ha raccontato anche Alessandro D’Avenia nella sua rubrica sul Corriere del lunedì;  “Quegli uomini capiscono che la guerra è frutto di propaganda e avidità di potenti che trasformano le persone in soldati ad energia distruttiva contro presunti nemici che sono in realtà come “noi”. Quell’unità profonda di tutte le cose che i Greci chiamavano Logos del cosmo, che Giovanni scrive nel suo vangelo essersi incarnata e che Francesco d’Assisi tradurrà dando del fratello o sorella al fuoco, all’acqua, alle stelle e….persino alla morte”.

In copertina: Soldati tedeschi in posa fuori dalle trincee durante il Natale 1914. Foto Wikimedia.

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Economista, nato Ferrara (1950), ha lavorato con Paolo Leon e all’Agenzia delle Entrate di Bologna. all’istituto di studi Isfel di Bologna e alla Fim Cisl. Dopo l’esperienza in FLM, è stato direttore del Cds di Ferrara, docente a contratto a Unife, consulente del Cnel e di organizzazione del lavoro in varie imprese. Ha lavorato in Vietnam, Cile e Brasile. Si è occupato di transizione al lavoro dei giovani laureati insieme a Pino Foschi ed è impegnato in Macondo Onlus e altre associazioni di volontariato sociale. Nelle scuole pubbliche e steineriane svolge laboratori di falegnameria per bambini e coltiva l’hobby della scultura e della lana cardata. Vive attualmente vicino a Trento. E’ redattore della rivista trimestrale Madrugada e collabora stabilmente a Periscopio.



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