Concluso il progetto “Laboratorio di Chimica ambientale” dell’istituto “A. Volta” di Caltanissetta – il Fatto Nisseno

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Si è concluso il progetto finanziato con fondi PNRR
“Laboratorio di Chimica ambientale”, che è stato realizzato nelle scorse
settimane presso l’Istituto d’Istruzione Superiore “A. Volta” di Caltanissetta,
diretto dal Prof. Vito Parisi.

Il progetto di laboratorio esperienziale, che è stato diviso
in due moduli, ha complessivamente coinvolto 24 studenti del terzo anno,
frequentanti i diversi indirizzi di studio del suddetto istituto. Docente
esperto, comune dei suddetti moduli, è stato il Prof. Ivo Cigna, mentre Tutor
sono stati rispettivamente il Prof. Salvatore Andolina e la Prof.ssa Giusi
Lima.

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Obiettivo formativo prevalente del progetto è stato
quello di fare comprendere agli studenti, anche e soprattutto in un periodo di
emergenza idrica come quello in corso, l’importanza della risorsa acqua, la
necessità di una sua corretta gestione e alcuni comportamenti virtuosi per
evitarne lo spreco. Allo stesso tempo sono state approfondite le metodologie di
analisi per verificare la possibilità di riutilizzo delle acque reflue depurate
ai fini irrigui e delle acque di falda per uso idro-potabile.

Per fare ciò, gli studenti hanno utilizzato strumenti,
materiali e vetreria da laboratorio, ma anche sensori e kit da campo,
acquistati dall’istituto per implementare la dotazione dei laboratori di Scienze
e le capacità di analisi sul campo delle diverse matrici ambientali.

Ogni modulo ha realizzato 4 incontri per un totale di
10 ore, divise tra sopralluoghi sul campo ed attività di analisi nei laboratori
di Scienze della scuola.

Nei quattro incontri previsti sono state campionate le
acque ruscellanti del Torrente Cammarella (subito a valle del depuratore che
serve i Comuni di Caltanissetta e San Cataldo) e del Torrente Misteci, ma anche
le acque di falda di alcuni pozzi privati ubicati in c.da Pian del Lago.

Alcune analisi sono state realizzate in esterno,
utilizzando il laboratorio mobile per l’analisi delle acque, altre sono state
realizzate invece in sede, nei laboratori della scuola.

I parametri chimico-fisici monitorati sono stati i
seguenti: temperatura, PH, torbidità, ossigeno disciolto, conducibilità, nitriti,
nitrati, ferro, fosfati, solfati, calcio e durezza, ammonio, cloruri e salinità.

I risultati delle analisi hanno evidenziato una qualità delle acque reflue, a valle del depuratore, generalmente accettabili dal punto di vista normativo, anche se un reale riutilizzo in agricoltura necessiterebbe di ulteriori trattamenti e di maggiori investimenti strutturali. Invece per i pozzi monitorati le analisi delle acque hanno fatto rilevare alti valori di conducibilità e di solfati. Per un eventuale riutilizzo di queste ultime da parte dei privati, ai fini del consumo umano, occorrerebbe la realizzazione di un potabilizzatore con almeno un addolcitore e una resina per i solfati, con una spesa di qualche migliaio di euro.

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Non c’è comunque dubbio, come rilevato dagli studenti
che hanno seguito il progetto, che i cambiamenti climatici prospettati
dall’IPCC — Intergovernmental Panel on Climate Change (organismo scientifico
dell’ONU), le probabili minori precipitazioni che interesseranno il nostro
territorio negli anni a venire e gli elevati costi in bolletta del servizio
idrico indurranno i cittadini a migliori e più sostenibili stili di vita.

Gli enti pubblici e i privati saranno verosimilmente indotti
sempre più a mettere in campo interventi per riutilizzare le acque reflue e di
pioggia, per utilizzare fonti proprie di approvvigionamento, a ripensare i
modelli classici di urbanizzazione.

Oggi infatti diventa sempre più inconcepibile l’idea
di fare arrivare nelle proprie case l’acqua di migliore qualità che proviene
dall’alta montagna (Madonie e Nebrodi), con alti costi di trasporto e
potabilizzazione, per poi utilizzarla non già per bere ma per far funzionare
lavatrici, lavastoviglie e lavare i pavimenti, con il paradosso finale di
rifornirsi per l’acqua potabile attraverso l’acquisto di confezioni al
supermercato. Così come è uno spreco enorme realizzare depuratori comunali
sovradimensionati per trattare tutte le acque mischiate insieme, che arrivano
dalle città (acque bianche, acque grigie e acque nere), mentre basterebbe
prevedere a monte almeno reti duali, di cui una sola dedicata alle acque nere.

In definitiva le attività svolte sono state molto
apprezzate dagli studenti, che hanno partecipato al suddetto progetto e sono
servite per avvicinare le nozione scientifiche, apprese nei libri e a scuola,
ai contesti problematici quotidiani.





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