Niente legge anti Meta. Zuckerberg capitalizza la sua svolta a destra

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Mentre tutti erano concentrati sullo “shutdown” evitato in extremis, l’amministratore delegato di Meta ha ottenuto una vittoria importante: evitare il voto di una legge che impone significative restrizioni all’accesso ai social per i minori e scherma contenuti giudicati pericolosi

Mark Zuckerberg sta raccogliendo i frutti del suo recente riposizionamento in chiave repubblicana.

Mentre tutti erano concentrati sul convulso dibattito al Congresso sul finanziamento dei servizi federali, con lo “shutdown” evitato in extremis, l’amministratore delegato di Meta ha ottenuto una vittoria importante: evitare il voto del Kids Online Safety Act (Kosa), una legge che impone significative restrizioni all’accesso ai social media per i minori e scherma contenuti giudicati pericolosi. Lo speaker della Camera, Mike Johnson, ha strategicamente evitato di metterla in calendario nell’ultima sessione dell’anno, che coincideva anche con l’ultima finestra disponibile prima dell’insediamento della nuova legislatura.

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Le legge è così rimandata a data da destinarsi, e Zuckerberg e i suoi lobbisti avranno tempo e modo per persuadere i gruppi repubblicani, a partire da Johnson, a lasciare il disegno di legge nel cassetto o ad annacquarlo fino a renderlo innocuo per il colosso tecnologico. Meta ha vinto la partita politica contro ogni pronostico.

Il Kids Online Safety Act è stato approvato dal Senato con la schiacciante maggioranza di 91 voti, ha un ampio consenso bipartisan alla Camera, è sostenuto da Donald Trump ed Elon Musk, conta sull’appoggio di un esercito di associazioni di genitori che chiedono regole più restrittive sull’accesso alle piattaforme.

I due senatori che hanno firmato il progetto di legge, la repubblicana Marsha Blackburn e il democratico Richard Blumenthal, hanno passato mesi a emendare il testo per superare le obiezioni di chi vede annidarsi nello spirito protettivo possibili limitazioni della libertà di espressione, trovando infine una sintesi che ha soddisfatto perfino Musk, massimo difensore del free speech.

EPA

Ma Zuckerberg ha capito che quell’argomento poteva fare ancora breccia sui repubblicani al Congresso, e mentre con una mano donava 1 milione di dollari alla commissione per l’insediamento di Trump, con l’altra dirottava 19 milioni su una articolata campagna di pressione che, attraverso lobbisti di Meta, una galassia di associazioni allineate e donazioni strategiche ai comitati legati a membri del Congresso, ha fatto passare l’idea che la legge limiti la libertà di parola.

Johnson ha giustificato la mancata calendarizzazione della legge con ragioni che assomigliano moltissimo a quelle addotte dai lobbisti della compagnia che controlla Facebook e Instagram nei mesi scorsi: dobbiamo valutare «gli elementi che riguardano la libertà di parola», ha detto lo speaker, «per capire che se possano portare a un’ulteriore censura da parte del governo di voci conservatrici legittime».

Amy Bos, la direttrice di NetChoice, associazione che tutela il comparto degli operatori digitali e che è allineata con gli interessi di Zuckerberg, ha usato parole che fanno breccia nel cuore di molti conservatori: «Privare i genitori americani della loro autorità, rimpiazzandoli con un consiglio di burocrati che sorvegliano i loro figli online, costringendoli a fornire dati personali per permettere loro di esprimersi liberamente è una via pericolosa e una violazione dei diritti fondamentali».

Promesse di inizio anno

E dire che Zuckerberg all’inizio del 2024 si era cosparso il capo di cenere davanti al Congresso e si era detto d’accordo a una legge che tutelasse i minori online. «Lo spirito fondamentale di questa norma è giusto», aveva detto, limitandosi a dire che il dibattito era piuttosto su alcune modalità di implementarla.

Aveva chiesto scusa ai repubblicani per il trattamento iniquo che Facebook aveva riservato loro in passato, e aveva promesso protezione, senza ledere la libertà, trovando un nuovo equilibrio fra l’accettazione da parte del mondo Maga e la tutela dei suoi interessi. In realtà Meta ha lavorato incessantemente per rimandare, annacquare e seminare dubbi sul disegno di legge che ne limiterebbe il potere. In nove stati l’azienda e le sue entità collegate hanno intentato azioni legali contro leggi statali ricalcate sul Kosa, vincendo alcune cause che Zuckerberg spera facciano scuola.

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L’ennesimo ritardo nella legge più bipartisan passata al Congresso negli ultimi anni mostra che il riposizionamento politico di Zuckerberg gli ha permesso di guadagnare tempo e spazio di manovra per tutelare meglio il potere delle sue piattaforme.

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