Nella storia della musica italiana esiste un prima e poi c’è un dopo. A segnare lo spartiacque è stata un’iconica band bolognese che ha “inventato” un genere completamente nuovo: il rock demenziale. Stiamo parlando degli Skiantos che tornano domani sera, venerdì 27 dicembre, a Perugia sul placo dell’Afterlife. I cancelli aprono alle 21 e il concerto avrà inizio alle 22. I biglietti sono ancora in vendita a partire da 17 euro.
Gli Skiantos, a Perugia una band che ha riscritto la storia del rock
Nati a Bologna nella metà degli anni Settanta intorno agli ambienti del Dams, figli del movimento del Settantasette, seppero declinare quella prima ondata del punk rock italiano in un modo tutto loro. I primi concerti prevedevano performance molto provocatorie, con riferimenti alle avanguardie dadaiste e futuriste, e l’immancabile lancio di ortaggi sul pubblico da parte dei musicisti. Ancora oggi gli Skiantos una band di culto apprezzata da una schiera di irriducibili seguaci del rock demenziale.
Sono gli ideatori e massimi esponenti del genere che definiscono un “cocktail di ironia, improvvisazione, poesia quasi surreale, cretinerie, paradossi e colpi di genio”. Il gruppo ha deciso di continuare l’attività live in memoria del mitico fondatore “Freak” Antoni, scomparso ormai dieci anni fa, per 35 anni voce e anima degli Skiantos. Nonostante i vari cambi di formazione, proseguono nella loro opera di propagazione sfornando dischi ironici (l’ironia è la chiave di lettura di tutto il loro lavoro) e concerti esuberanti.
Le molte anime degli Skiantos negli anni
I soci fondatori, tutti battezzati con nomi d’arte demenziale, sono stati il già citato Roberto Antoni detto ‘Freak’, laureato al Dams con una tesi sui Beatles, Andrea Setti detto ‘Jimmi Bellafronte’, geometra e cantante per diporto, Stefano ‘Spisni Sbarbo’ Cavedoni, universitario Dams anche lui, attore di prosa, clown, poeta e cantante e Fabio Testoni, il ‘Dandy Bestia’, chitarrista neo-professionista e rockettaro militante.
Nel corso della loro cinquantennale carriera, li hanno accompagnati per periodi più o meno lunghi tanti altri bravissimi musicisti, tra cui Leo ‘tormento’ Pestoduro, Andy Bellombrosa, Frankie Grossolani, Gianni Lo Grezzo, Carlo Atti ‘Charlie Molinella,’ Lucio bellagamba, Sandro Belluomo, Marco ‘Marmo’ Nanni, Granito Morsiani, Luca ‘Tornado’ Testoni, Max ‘Magnus’ Magnani, Gianluca ‘La Molla’ Schiavon e altri ancora.
Gli Skiantos e il lavoro sul linguaggio
“Gli Skiantos – si legge in una nota –sono intervenuti sul linguaggio delle parole e dei comportamenti, scegliendo di essere banali, “stupidi”, allusivi, esagerati ed aggressivi in contrapposizione alla retorica dei “buoni sentimenti” e alla prosopopea dei cantautori. Hanno raccolto segnali dal gergo giovanile per contaminare l’insopportabile modo del “buon senso”. Ad una presunta “poetica alta” da grande artista hanno contrapposto una “poetica bassa” da artista sconnesso“.
Il rock demenziale degli Skiantos si basa su testi solo all’apparenza banali perché da questi emerge una satira pungente, graffiante e spesso surreale. Hanno rappresentato un punto di rottura e così facendo, hanno aperto la strada anche a tanti artisti che sono venuti dopo di loro, in particolare a quelli del bolognese. Su tutti Vasco Rossi che li volle come gruppo spalla nel suo tour del 1990.
Tutta la genialità di Roberto “Freak” Antoni nelle parole di Vasco Rossi
Proprio Vasco Rossi, a febbraio di quest’anno, nel decennale della scomparsa di Freak Antoni, dal Locomotiv di Bologna ha voluto ricordarne il genio. “Sono stato un estimatore degli Skiantos fin da subito – ha detto in un video messaggio -. All’inizio degli anni ‘80 a Bologna c’erano un sacco di gruppi che facevano rock e io ero tra quelli. Naturalmente ero snobbato da tutti gli altri, ma sapevo che ne sarebbero rimasti solo due: io e gli Skiantos. E infatti è stato così”.
Il rocker di Zocca ha descritto con affetto quell’artista così di rottura. “Freak Antoni era un genio. Un genio completo e anche folle. Una volta ho chiamato una mia amica, non so perché mi ha risposto lui e mi ha detto: ‘Ma chi sei tu?’. Cosa te ne frega di chi sono io? – ricorda -. Li ho amati molto perché sono stati un gruppo di rock demenziale, che ha scombussolato l’Italia della musica in un modo straordinario”.
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