Natale, il messaggio di Papa Francesco: “Tacciano le armi in Medioriente. In Ucraina si apra la porta al dialogo per una pace giusta”

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Basta guerre, “tacciano le armi” in Medioriente e si “abbia l’audacia di aprire la porta al negoziato e a gesti di dialogo e di incontro per arrivare a una pace giusta e duratura” in Ucraina. Papa Francesco, durante il suo tradizionale Messaggio Urbi et Orbi del giorno di Natale, ha chiesto un impegno concreto perché si fermino i conflitti nel mondo che, mai come in questo anno, hanno raggiunto nuovi record. Il Giubileo, ha detto il Pontefice, deve essere il tempo propizio per riconciliarsi con i propri nemici e fermare le guerre. “In questo Natale, inizio dell’Anno giubilare, invito ogni persona, ogni popolo e nazione ad avere il coraggio di varcare la Porta, a farsi pellegrini di speranza, a far tacere le armi e a superare le divisioni”.

Se per Kiev Papa Francesco ha chiesto un lavoro concreto per aprire la strada delle diplomazia, sul fronte della guerra a Gaza ha invocato la fine immediata degli attacchi. “Tacciano le armi in Medio Oriente! Con gli occhi fissi sulla culla di Betlemme, rivolgo il pensiero alle comunità cristiane in Israele e in Palestina, in particolare alla cara comunità di Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima. Cessi il fuoco, si liberino gli ostaggi e si aiuti la popolazione stremata dalla fame e dalla guerra”, ha detto ancora il Papa auspicando una pacificazione anche in Libano e Siria.

Infine il Pontefice è tornato a chiedere il condono dei debiti ai Paesi più poveri, tema centrale del suo Messaggio per la Pace 2025 e dello stesso Anno Santo della speranza. “Il Giubileo sia l’occasione per rimettere i debiti, specialmente quelli che gravano sui Paesi più poveri”, l’appello conclusivo di Francesco. Accanto a lui, sulla Loggia centrale, c’era il cardinale Silvano Tomasi, scalabriniano, particolarmente impegnato proprio sul tema del condono dei debiti nei Paesi in via di sviluppo. In Piazza San Pietro oggi c’erano anche i genitori di Giulio Regeni, Claudio e Paola, che con uno striscione sono tornati a chiedere “verità” sulla morte del figlio.

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