Imu 2024 versato in ritardo, le sanzioni previste e come rimediare all’errore

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Il versamento dell’Imu, ogni anno, segue delle scadenze ben precise e dettagliate. L’acconto deve essere versato entro il 16 giugno – quest’anno la deadline è slittata al 17 giugno 2024 per la giornata festiva -, mentre per il saldo è necessario passare alla cassa entro il 16 dicembre di ogni anno.

Ma cosa succede nel caso in cui il versamento dell’Imu venga effettuato in ritardo? A quali sanzioni si rischia di andare incontro? Abbiamo posto una serie di domande che mai ora come ora sono di estrema attualità, dato che gli obblighi per versare il saldo Imu si sono conclusi da poco più di una settimana. Sono diversi i motivi che possono aver portato a dimenticare di versare l’imposta: una disattenzione, però, può creare non pochi problemi con il Fisco, che si possono tramutare in sanzioni e interessi da versare, oltre all’obbligo di sanare la dimenticanza.

Imu 2024, i controlli sui versamenti

L’Imu deve essere versata su qualsiasi immobile, con l’esclusione della prima abitazione, sempre che non sia un bene di lusso.

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Da qualche anno a questa parte, i controlli che vengono effettuati sui contribuenti tenuti a versare l’Imu si sono inaspriti. Sono diverse le amministrazioni comunali che stanno avviando degli accertamenti esecutivi per recuperare le somme che nel passato non sono state versate.

Questa, comunque vada, non è una novità di quest’anno. A tratteggiare le prime linee guida e a prevedere dei controlli più severi sui tributi locali ci ha pensato la Legge di Bilancio 2020. Purtroppo, ora come ora, la scadenza del 16 dicembre è passata: entro quella data era necessario versare il saldo Imu senza sanzioni o interessi. Adesso l’unica strada da percorrere è quella di correre ai ripari e cercare di sanare la propria posizione, cercando di risparmiare il più possibile.

Il primo suggerimento che daremo a chi si fosse dimenticato di versare l’Imu è di non sperare di farla franca: se l’errore è stato fatto, conviene sanare la propria posizione al più presto. Prima lo si fa, minori sono i costi. Attraverso la Legge di Bilancio 2020 il legislatore ha, infatti, riformato completamente il sistema di riscossione delle tasse locali. Gli atti che vengono emessi, a questo punto, devono contenere le informazioni necessarie perché possano acquistare efficacia a titolo esecutivo.

Tra le novità più importanti introdotte dalla Manovra 2020 c’è stata l’estensione degli accertamenti esecutivi ai Comuni: questo significa che, subito dopo la notifica dell’atto, nel caso in cui il versamento della somma contestata non sia stato effettuato, l’amministrazione comunale ha la possibilità di avviare tutte le pratiche per recuperare coattivamente gli importi. Arrivando addirittura a pignorare il conto corrente del contribuente. Stiamo parlando di un rischio che è concreto a tutti gli effetti: gli enti locali, infatti, hanno la possibilità di accedere ai dati dell’anagrafe tributaria, al cui interno sono contenute le informazioni reddituali di tutti i contribuenti.

Ma attenzione. I contribuenti più sbadati hanno ampio margine per regolarizzare l’Imu che non è stata versata, procedendo con il versamento (lo stesso ragionamento vale anche per le altre tasse locali, come il bollo auto). Se il versamento dell’Imu, però, non viene effettuato, il Comune ha la possibilità di avviare le procedure cautelari che la normativa prevede: il pignoramento, il fermo amministrativo o l’ipoteca.

Imu non pagata, quali sono le conseguenze

Dimenticarsi di pagare l’Imu ha delle conseguenze, spesso non piacevoli per i contribuenti. Ad indicare i rischi a cui vanno incontro i soggetti rei di questa dimenticanza è l’Agenzia delle Entrate. Una volta che sia trascorso completamente il tempo utile per fare ricorso – ossia 60 giorni dal momento in cui è stato notificato l’atto finalizzato alla riscossione dell’imposta – i documenti che l’amministrazione comunale ha emesso hanno titolo esecutivo, senza che sia necessario notificare una cartella di pagamento o un’eventuale ingiunzione fiscale.

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Una volta che siano trascorsi 30 giorni dal termine per effettuare il pagamento dell’ingiunzione fiscale, l’amministrazione comunale ha la possibilità di avviare la procedura di riscossione forzata: il contribuente, ad ogni modo, deve essere informato in via preventiva, anche se non è necessario emettere una nuova cartella. Sarà sufficiente, a questo punto, l’atto che il Comune ha già notificato per far partire la procedura di pignoramento.

Per un periodo compreso tra i 120 ed i 180 giorni l’esecuzione può essere sospesa (la tempistica è condizionata dalle procedure previste da ogni ente). Prima che venga avviata la procedura esecutiva e cautelare al debitore, dovrà essere inviato un sollecito di pagamento, purché la somma che è stata evasa non superi i 10.000 euro. Questo, in estrema sintesi, è l’ultimo avviso per potersi mettere in regola. Il passo successivo è costituito da delle azioni leggermente più invasive per procedere con il recupero forzoso dell’Imu che non è stata pagata.

Come regolarizzare l’Imu non versata

Benché l’Imu non sia stata versata lo scorso 16 dicembre, i contribuenti hanno ancora tempo per regolarizzare la loro posizione. Senza per questo far lievitare troppo la somma da corrispondere al Comune.

È possibile, anche per regolarizzare gli altri tributi locali, accedere allo strumento del ravvedimento operoso, che permette di pagare le sanzioni in misura ridotta. Ma attenzione: è necessario muoversi velocemente. Man mano che i giorni di ritardo aumentano si riduce lo sconto applicato alle sanzioni.

Con il ravvedimento operoso è comunque necessario versare una sanzione amministrativa per il ritardo, ma l’importo viene ridotto come segue:

  • se il versamento viene effettuato entro 14 giorni dalla data di scadenza si accede al cosiddetto ravvedimento sprint. La sanzione è pari allo 0,1% giornaliero dell’importo da pagare più gli interessi per ogni giorno di ritardo;
  • se il versamento viene effettuato tra il 15° ed il 30° giorno si accede al ravvedimento breve, per il quale è prevista una sanzione fissa del’1,5% dell’importo da pagare più interessi giornalieri;
  • tra il 30° ed il 90° giorno dalla scadenza si accede al ravvedimento medio, la sanzione è pari all’1,67% dell’importo da pagare più gli interessi giornalieri;
  • dopo il 90° giorno si accede al ravvedimento lungo (se effettuato entro l’anno) :la sanzione fissa è pari al 3,75 dell’importo da pagare più gli interessi giornalieri.

In sintesi

Essersi dimenticati di pagare l’Imu lo scorso 16 dicembre può avere delle pesanti conseguenze. Nel caso in cui non si sanasse la propria posizione, l’amministrazione comunale può arrivare al pignoramento del conto corrente.

È possibile, però, sanare la propria posizione beneficiando di sanzioni in forma ridotta. Sono molto basse se si regolarizza la propria posizione entro la fine del 2024.

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