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Quello che sta per concludersi è stato un anno sportivo caratterizzato da una forte impronta femminile. Le atlete azzurre sono riuscite a conquistare l’attenzione mediatica grazie a successi storici, medaglie emozionanti alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi, ma anche messaggi significativi che hanno dato vita a una piccola, ma grande rivoluzione. Alcune di loro erano già delle stelle, altre sono entrate nell’Olimpo in questi mesi ricchi di appuntamenti che hanno visto l’Italia protagonista.
A una, Alice Bellandi, abbiamo dedicato la nostra cover digitale al termine delle Olimpiadi. Un’altra, Sofia Goggia, è tornata sugli sci, vincendo, dopo un infortunio che poteva davvero costale la carriera. Ecco chi sono le altre 10 atlete italiane (o qualcuna in più) del 2024.
Italvolley
Dalle macerie alla gloria. Il 2024 è stato un anno indimenticabile per la storia della pallavolo italiana. Dopo mesi di forti tensioni interne viene scelto Julio Velasco alla guida della nazionale femminile e a giugno le azzurre festeggiano già il primo posto nella Nations League. A Parigi 2024 il capolavoro: sei vittorie su sei partite, 18 set vinti su 19, un torneo dominato che si conclude con l’oro olimpico. L’Italvolley femminile non aveva mai vinto una medaglia olimpica, la maschile non è mai arrivata sul gradino più alto del podio. Che dire se non impresa? Le immagini della corsa delle ragazze in campo, degli abbracci tra le lacrime e dello scambio delle medaglie durante la premiazione tra Anna Danesi, capitano, e Miriam Sylla, ex capitano, ci commuovono e ci svelano il segreto del successo: essere squadra.
Alice D’Amato
In un’intervista di quando era piccola alla domanda «Qual è l’esercizio che ti piace di meno?» rispondeva senza esitazione: «La trave!». La ventunenne genovese non poteva immaginare che a Parigi 2024 sarebbe entrata nella storia proprio grazie a una prova impeccabile su questo attrezzo diventando la prima ginnasta italiana a vincere un oro olimpico in una gara individuale femminile e sbaragliando la concorrenza delle favorite Simone Biles e Rebeca Andrade. Come se non bastasse, insieme a Manila Esposito, Angela Andreoli, Elisa Iorio e Giorgia Villa ha conquistato l’argento nella gara a squadre che mancava alle azzurre da Amsterdam 1928. Un anno semplicemente stellare, arricchito anche da due ori e un argento agli Europei.
Nadia Battocletti
La rivelazione dell’anno. L’espressione di chi sta facendo la cosa più bella del mondo mentre corre, il sorriso da ragazza semplice e la determinazione da campionessa. Agli Europei di Roma a giugno si prende la scena vincendo due ori nei 5000 e 10000 metri. A Parigi nella gara più corta è quarta, ma per qualche ora le assegnano il bronzo per una presunta irregolarità di un’altra atleta. Lei resta coi piedi per terra e dice: «Io mi considero quarta, anche se sarei molto felice della medaglia per il movimento che si sta creando in Italia». Il suo primo pensiero è l’importanza che un podio olimpico avrebbe a livello mediatico per avvicinare i più piccoli all’atletica. Basterebbe questo per descrivere Nadia Battocletti, ma oltre al cuore ci sono le gambe. Quattro giorni dopo ci regala la magia nei 10000 metri, dove resta sempre nel gruppo di testa e poi nel giro finale libera la sua potenza fino al secondo posto. Questa volta la medaglia non gliela toglie nessuno.
La squadra di spada femminile
Rossella Fiamingo, Mara Navarria, Giulia Rizzi, Alberta Santuccio. Sono quattro, è vero, ma sarebbe ingiusto citarne soltanto una per celebrare la splendida annata di questo team. Immaginate di vincere a giugno gli Europei e di presentarvi a Parigi 2024 con la voglia di migliorare il bronzo di Tokyo 2020. Immaginate di dominare i quarti e la semifinale e di ritrovarvi a scendere in pedana per l’oro contro la Francia padrona di casa. Immaginate di essere sotto 29-28 a 21 secondi dalla fine in un Grand Palais che trema per le urla dei tifosi che incitano le loro atlete. Potrebbe sembrare la fine, ma Alberta Santuccio, sostenuta dalla voce delle tre compagne a bordo pedana, riesce a toccare l’avversaria e ad andare alla priorità. Una prova di nervi in cui ad avere la meglio è l’Italia e il suo quartetto che unisce il Paese con due siciliane e due friulane che per la prima volta diventano campionesse olimpiche.
Martina Caironi
La campionessa azzurra ha chiuso la sua carriera ai Giochi Paralimpici come meglio non poteva. Alla soglia dei 35 anni si è presa la soddisfazione di tornare d’oro nei 100 metri T63 come aveva già fatto a Londra 2012 e a Rio 2016, mentre era stata seconda a Tokyo 2020. Con l’argento nel salto in lungo ha portato a sette le sue medaglie paralimpiche, ma soprattutto è stata un punto di riferimento e un esempio per tanti, a cominciare da Ambra Sabatini e Monica Contrafatto, le sue compagne di squadra che guardandola in televisione mentre batteva record e vinceva gare hanno pensato che la possibilità di correre esisteva anche per loro. Ed è grazie a questa speranza accesa che abbiamo potuto festeggiare quel podio indimenticabile a Tokyo 2020: oro Sabatini, argento Caironi, bronzo Contrafatto. Le Charlie’s Angels dell’atletica italiana.
Jasmine Paolini e Sara Errani
Il tennis italiano non esiste solo al maschile e queste due ragazze lo hanno dimostrato quest’anno come non mai. Paolini ha raggiunto la finale del Roland Garros e di Wimbledon e ha conquistato il WTA 1000 di Dubai, classificandosi al quarto posto del ranking mondiale, mentre Errani a 37 anni ha scoperto una nuova giovinezza vincendo gli Us Open nel doppio misto con Andrea Vavassori. Ma è insieme che sono state inarrestabili: per la prima volta nella storia hanno portato il tennis azzurro sul gradino più alto del podio olimpico col successo nel doppio e, a novembre, insieme a Lucia Bronzetti, Elisabetta Cocciaretto e Martina Trevisan, si sono laureate campionesse del mondo trionfando nella Billie Jean King Cup. Una stagione da incorniciare.
Lisa Vittozzi
La biatleta azzurra ha vissuto la stagione della consacrazione: ai Mondiali ha conquistato un oro e tre argenti, poi ha vinto la Coppa del Mondo individuale, quella di inseguimento, ma soprattutto quella generale, la più importante, per la prima volta. Traguardi di enorme valore, resi ancora più significativi dal fatto che sono arrivati dopo anni molto difficili. La ventinovenne friulana ha raccontato di avere sofferto di attacchi di panico che compromettevano le sue prestazioni, tanto che, dopo un inizio di carriera promettente, i risultati non riuscivano più ad arrivare. Ma, più di ogni altra cosa, «non mi divertivo più». Vittozzi ha avuto il coraggio di chiedere aiuto, di farsi affiancare da uno psicologo per tornare a gareggiare con gioia e senza ansie nella testa. Con un nuovo tecnico e un lavoro di squadra è iniziato un altro capitolo e abbiamo visto la sua versione più bella, quella di donna serena che ha ricominciato a vincere e ad amare il suo sport.
Larissa Iapichino
Larissa Iapichino si è scrollata di dosso l’etichetta di “figlia di” e ha spiccato il volo. Ai Campionati Europei di Roma ha conquistato una bellissima medaglia d’argento e ha vissuto un simbolico passaggio di testimone perché a premiarla è stata mamma Fiona May, che aveva vinto come lei l’argento europeo nel 1998 ed era stata l’ultima a portare l’Italia sul podio continentale nel salto in lungo. Iapichino ha poi completato la stagione vincendo per la prima volta la Diamond League e, in mezzo, ha affrontato anche la sua prima partecipazione olimpica a Parigi 2024 con un quarto posto notevole che lascia grandi prospettive per il futuro.
Sofia Raffaeli
È la donna dei record, che ha scritto una pagina nuova nel libro della ginnastica ritmica nel nostro Paese. A dieci mesi da Parigi 2024 è stata lasciata dalla sua allenatrice e ha iniziato a essere seguita dalla vice Claudia Mancinelli, diventata popolarissima ai Giochi Olimpici dopo un’elegante quanto severa richiesta di reclamo sul punteggio. Quello a cinque cerchi è stato un viaggio che hanno fatto mano nella mano e che ha portato a un bronzo che fa storia perché è la prima medaglia nella ritmica individuale dell’Italia. Le sue dichiarazioni relative alle difficoltà strutturali della sua palestra a Fabriano («Ogni tanto piove dentro») ci ricordano che per raggiungere determinati obiettivi ci sono anni di lavoro e non sempre nelle migliori condizioni possibili. A 20 anni vanta già cinque titoli mondiali e altrettanti europei: la sensazione è che di Sofia Raffaeli sentiremo parlare ancora a lungo.
Benedetta Pilato
Questa stagione è stata una delle più tormentate della sua carriera, ma questa lista non può prescindere dal suo nome. La nuotatrice azzurra a Parigi 2024 è arrivata quarta a un solo centesimo dal podio nei 100 rana, ma si è resa protagonista di una rivoluzione semplicemente sfoderando il più bello dei sorrisi e dichiarando: «Questo è stato il giorno più bello della mia vita». Parole che hanno spiazzato, ma che hanno permesso di vedere le cose da un punto di vista nuovo. Ogni atleta sogna di vincere, ma la vittoria non è solo il primo posto. Pilato ci ha ricordato che lo sport esiste per il piacere della competizione e che si può essere felici se si sa di avere fatto il massimo. Una lezione che vale per tutti, tanto che il Presidente Mattarella ha voluto celebrare i quarti posti dei Giochi Olimpici nella consueta premiazione al Quirinale. Non era mai successo.
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